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La giornata era andata ha buon fine a lavoro. A parte che, Leo quel giorno era strano. Non ha parlato con nessuno. Invece Holly e Danah, non si facevano mai gli affaracci loro. Mi avevano fatto l'interrogatorio, domande su domande sul perché Leo stesse in quel modo. La signora Nina, mi guardava con aria strana, come se avessi tolto la caramella a un bambino. Sembrava che c'è avesse con me. Non sò il perché fosse offesa. Oggi non era venuto l'uomo ricco, mi ha detto Holly,  che ha sentito la Signora Nina,  parlare con un assistente di Green. Non vedevo l'ora di andare via da li. Per la prima volta, detestai stare in quella città dove ero nata, lasciando ricordi che mi davano vita. Stare senza mia madre mi faceva sentire sola a volte. Ma in quella città chiamata Seattle, che da quando tornai, mi regalava ogni istante il sole. Be era anche grazie alla stagione. Ci trovavamo a maggio, sugli inizi di un estate che avrebbe raccontato qualcosa. Di inaspettato che mi avrebbe legato ancora di più a Siattle.

Quando arrivai a casa mi pietrificai davanti alla porta,  bloccata nei miei pensieri. Suonai stranita, avevo dimenticato le chiavi, aprì Christin appoggiando il braccio sinistro alla porta.
(Mari come al tuo solito ai dimenticato dinuovo le chiavi.  Ma dove ai la testa! Su entra) sembrava un pò arrabbiata è annoiata. 
(Christin hai letto i biglietto?) mentre gli parlavo del biglietto mi venne un fremito improvviso. (Si lo letto. Non pensarci nemmeno a uscire con Peter, sopratutto oggi) era sicuramente offesa. Ma per cosa poi, era meglio non fargli domande. Diventava suscettibile in momenti come quelli.
(Christin io non ti ho chiesto il permesso, ma ti ho chiesto se puoi chiamarlo se non ti dispiace) ricordo che quando ero piccola, Christin si immischiava negli affari miei, all'ora non mi dava fastidio, anzi mi piaceva quel suo lato, protettivo.
(Mari mi servi qui perfavore non andare. E si mi dspiace) a, ora capisco tutto. Si era davvero fissata, con questa intervista.
(Christin non starò molto. Dopo potrai farmi tutto quello che vuoi. Cosa ne pensi?) anche se era un compromesso, mi sarebbe servito molto il suo aiuto.
(Adesso ragioniamo. Mari una cosa. Posso fare tutto, ma tutto però) uffa certo, come gli lo posso far capire. È davvero fastidiosa.
(Si vabene. Chiamalo adesso) dissi impacciata. Andò in cucina ancora annoiata e stufa. Prese il telefono. Modello "Samsung S5"
(Peter sono Christin. Mari vuole parlare con te. E tutta tua) sentivo Rayan dire "no no Christin"
(Ciao Peter mi dispiace per ieri sera. Ho ripensato alla tua proposta, passa alle quattro ti va bene) dissi con piacere.
(Se va bene. Certo sarò da te puntuale. Ah...se ti va andiamo a scattare delle foto) mentre Peter parlava e programmava, mi accorsi che Christin non c'era. Probabilmente era in cucina a preparare qualcosa.
(Ok. Ci vediamo) finalmente mi sentivo meglio libera non più in colpa per averlo rifiuto.
(Mari e pronto corri) gridò a squarciagola.
(Si. adesso arrivo) posai il telefono do Christin su tavolo. Mia madre a sempre fatto di tutto per farmi comprare un cellulare, ma io ho sempre rifiutato. La tecnologia non era fatta per me, anche se, con la tecnologia ero piuttosto brava. Corsi da lei mi sedetti al bancone. Non avevo molta voglia di mangiare, ma se non mangiavo sapevo bene che Christin mi avrebbe costretto.

Erano arrivate le tre e quaranta, Christin era uscita per andare a fare un intervista. Mentre aspettavo Peter, preparai alcune cose per domani mattina.
Stranamente mi precupai, perché cosa averi indossato il giorno dopo. Non era da me. Di solito mi piaceva indossare cose semplici, non mi preocupavano i vestiti. Ma come sarei potuta passare. Non era mai stato da me indossare vestiti sfarzosi. "La gente ama le cose semplici." Quella volta volevo essere davvero carina.
Sentii suonare il campanello era fastidioso a volte, era un suono troppo forte. Mi piaceva di più il suono del campanello appeso alla porta dove lavoravo.
Dopo essermi trasferita, mi mancava Christin, be anche Rayan. Decisi dedicarmi alla musica. Imparai a suonare la chitarra, ricordo che imparai a suonare una canzone anni 80 "Hey baby" allora mi piacevano, del film di dirty dancing. Lo sentii di nuovo, andai ad aprire ha passo lento.
Lo vidi un pò agitato aveva dei fiori in mano. Delle rose rosse, volevo dirgli che le rose rosse sono per una storia d'amore che ancora vive.
Osservai il suo aspetto, aveva dei pantaloni neri, una camicia e una felpa grigia. Io in confronto a lui,  mi sentivo vestita da quattordicenne. Indossavo dei pantaloni molto stretti, mi piaceva far vedere quelle curve che fortunatamente avevo. Grazie a anni di ginnastica artistica. Misi una maglietta nera trasparente con una canotta nera da sotto. Mi presi una giacca bianca se per caso incominciasse a fare freddo, e per finire abbinai converse bianche.
(Ciao Rayan, entra) 
(Ahm, tieni sono per te) sembrava imbarazzato.
(Rayan non so se te lo mai detto...le rose rosse...be hanno un significato particolare...sono per un amore davvero grande. Passionale. Ma ti ringrazio che carino) non sapevo cosa dirgli e alla fine gli commentai i fiori.
(Mi dispiace non sò nulla di fiori) disse ridacchiando.
(Non preoccuparti andrà meglio la prossima volta. Ricordati che una ragazza e molto esigente) lezioni di corteggiamento. Era negato nel corteggiare una donna ma era dolce, quella sua goffagine nel corteggiare.
(Lezione imparata. Ah. Tieni ti ho portato la macchina fotografica) la passò frettolosamente. Non era di quelle che piaceva a me, erano di quella digitale. 
(Ti ringrazio. Andiamo) dissi sottraendoli i fuori e mettendoli in un vaso velocemente. Per fortuna quella volta non dimenticai le chiavi. Le prendo e chiusi la porta alle mie spalle.

Un Amore IncomprensibileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora