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Eravamo arrivati. Masen apri la portiera a entrambi. Lo ringraziai. Lui mi rispose gentile è disponibile. Mr Green mi prese la mano portandomi in un locale molto affollato. Si chiamava "Drinks e go".
Era carino il posto. Dentro era tutto fiorito e molto luminoso con della musica. Che alle mie sensazioni sembrava lenta. Sembrava che ci fosse qualcuno a suonare gli strumenti e a cantare allo stesso tempo. Mi piaceva e poi faceva sorridere. Quel posto era davvero meraviglioso.
Ti dava un filo di illusioni. Ci sedemmo a un tavolo. Era diverso dagli altri. Mi parve più confortevole. Mi sedetti a sinistra lui invece. Dall'altra parte del tavolo.
(La ringrazio e bellissimo qui) dissi osservando ancora il posto. Era davvero bello i colori sgargiavano era freschi e vivi.
(Sono molto soddisfatto anch'io. E un locale molto appartato privato ma pubblico...) sembrava a disagio forse per come la vedevo io era la prima volta che usciva con una ragazza che non era sua madre. Credetti. Lo pensai con troppa certezza.
Arrivò un cameriere per ordinare. Indossava una divisa del posto nera e bianca. Mi guardava molto affondo il cameriere mi irritava molto come quello che incontrai con Rayan in quel bar pieno di gente. Vidi Mr Green molto irritato dalle sguardi che mi lanciava.
(Cosa ordinate?) disse il cameriere tenendo il taquino in mano. Pronto a preparare.
(Prego ordini pure) disse Mr Green cortese.
(Oh la ringrazio... va bene un succo di frutta all'arancia) dissi con molta tranquillità. Cercando di non guardare il cameriere che mi irritava molto.
(Per me un caffè. Ah e porti dei maffin. Grazie) disse educato cercando di non far trapelare l'irritazione di quello che aveva fatto il cameriere.
(Arrivano subito) disse il cameriere allontanandosi con le nostre ordinazioni.
Io mi guardavo ancora attorno ero molto nervosa.
(Cosa la turba?) disse cercando di capire la mia emozione.
(In realtà sono molto agitata. Potrei farle delle domande) dissi cercando di capire il suo carattere. Ciò che lo faceva cambiare così rapidamente. Comportamento.
(Dipende da quelle che mi pone) disse misterioso. Respirai a fondo cercando di non fraintendere ciò che volessi chiedergli.
(Non so molto di lui Mr Green non parla molto di se) alla fine riuscii a dirlo con molta cura con molta facilità.
(Mi e sembrato che nemmeno lei parli molto di se) ribattè lui per non rispondere alla domanda. Credetti.
(Come le ho già detto non c'è molto da sapere su di me) dissi rispondendo a ciò che lui mi aveva domandato in modo diverso. Più che una domanda sembrava un pretesto per cambiare discorso. E alla fine arrivarono gli ordini sempre da quel cameriere irritante. Posò le nostre cose sul tavolo. Più il conto. Mr Green uscii dieci dollari e gli diede al cameriere.
(La ringrazio) disse il cameriere cercando un mio sguardo.
(Tenga il resto) disse Mr Green cercando di farlo andare via.
(Allora dove eravamo rimasti... ah ecco che ne dice se sia io a giudicare quello che pensa, cosa gliene pare) alla fine era diventato lui quello che faceva le domande. Era riuscito a persuadermi.
(Una proposta molto allettante) dissi cercando di non farmi più "fregare" Pensai per dirlo in termini semplici. Lui beveva il suo caffè gettando una bustina di zucchero. Incominciò a girarlo mangiando un maffin.
(Prego ne prenda uno) disse morendo il suo muffin al cioccolato sembravano invitantia non ne avevo molta voglia.
(No la ringrazio) risposi bevendo il mio succo all'arancia.
(Cosa le ha fatta appassionare per fare la giardiniera?) chiese cercando di cogliere ogni mio minimo movimento. E morendo ancora un po il maffin.
(La natura e un po' come una persona, a bisogno di acqua di cuore e d'amore. Anno una vita tutta loro. Profumi. Significati. Colori) dissi ricordando un po la mia infanzia. Pensavo a quando passavo il tempo con Peter con Christin. Io che ritornavo sporca di fango a casa. O quando mi stendevo sul prato guardando le stelle, la luna. O la mattina il celeste il sole che mi riscaldava. O quando mi arrampicavo sul mio albero per leggere in santa pace. Ma non tanto perché ma non di Christin si preoccupava e mi chiedeva di scendere.
Avevo appena finito di bere il mio succo all'arancia.
(Quelli sono sempre stati i suoi progetti?) chiese cercando di capire a cosa stavo pensando. Anche lui aveva finito quello che aveva ordinato. E restammo a parlare. Conversare.
(No, in realtà la cucina. E stata un po il mio punto di partenza. Però la natura e sempre stata dentro di me. Ma in realtà mi sarebbe sempre piaciuto lavorare in aziende. Ma non o mai fatto nulla per realizzarlo)
(A davvero) anuii.
(Sa noi offiamo un eccellente interscip) non sapevo se lo avesse detto per prendermi in giro o era la verità.
(Non credo che sarebbe il posto giusto per me. Non credo che sarei adatta) dissi sicura di quello che avevo appena detto.
(Non si sotto valuti mai) ribattè lui cercando di farmi sentire apprezzata.
(Mi guardi) dissi cercando di non imbarazzarmi.
(La fuardo) disse muovendo la testa.
(Be a chi mai potrebbe interessare una come me... io sono una semplice... giardiniera che ama la cucina, le cose semplici. Che si lega a ciò che le fa sembrare la vita una storia da raccontare) mentre io parlavo lui mi guarda con molta attenzione. La mia espressione, il mio tono di voce che cambiava a ogni movimento.
(Be e le sembra poco. Lo trovata molto interessante) disse cercando ancora di convincermi di quello che stesse dicendo.
(Lei crede. Sa mi ricordo che lei ha detto che ci sono persone che la conoscono bene. Ma io o la sensazione che non sia come lei mi a detto. Penso che non sia vero) dissi cercando di scoprire qualcosa. Dicendo la mia. Con molta tranquillità.
(Mi dica la sua teoria!) disse curioso.
(Non ce una teoria. E ciò che vedo) continuai parlando calma e disinvolta.
(E cosa vede?) domandò ancora curioso.
(Un uomo che vuol far vedere un lato che non è il suo. Nasconde quello che crede sia la parte più debole di se)
(Teoria molto stravagante) vidi un po di paura nel suo volto. Di terrore.
(Cosa c'è?) domandai guardandomi un po in giro.
(Venga l'accompagno fuori) mi prese la mano e mi accompagnò fuori. Mi aveva presa per mano. Stavo letteralmente scoppiando di gioia. Ma avevo un po di confusione in testa.
(Mr Green dove andiamo?)
(Sono molto soddisfatto di averla conosciuta) disse con molta agitazione e freddezza.
(Mr Green cosa le prende?) dissi con voce dolce.
(Non avrò più a che fare con lei, non le capiterà nulla) "ma di che parla" di ripetei in mente.
(Non la capisco, cosa intende?) ad un tratto mi masciò la mano con violenza. E si voltò prendendo il suo "ipone 6"
(Dove vai Micheal...Mr Green. Mi perdoni per qualunque cosa le abbia fatto, ho detto non era mia intenzione) dissi cercando di fermarlo. Lui si voltò, mi osservò per un istante. Per un tempo troppo breve.
(Non è un suo problema non è colpa sua non mi cerchi e io non cercherò lei) disse infine.
(No, la scongiuro mi spighi cosa le sta accadendo) non sapevo cosa dice, fare.
Cercavo solamente di pensare a cosa dirgli cosa fare. Scappare? Andargli in contro? Non c'era nulla da fare.
(Masen...non voglio più avere a che fare con lei) decisi di andargli in contro e fermarlo. (Non sono l'uomo giusto per te non sono giusto per nessuno. Dovresti starmi lontana devo lasciarti andare) le sue parole mi sembravano chiare. Ma anche mitide. Scure.
(No non andrà via finché non mi spiegherà cosa le e successo) dissi bloccandolo
(E molto ostinata. Lo vuole sapere davvero) disse infine
(Si. Voglio che si fidi di me) risposi con il fiato corto.
(Non voglio più vederti tu non devi premetterti di farmi domande personali non sei altro che un impicciona...) disse con tono convinto, ma freddo. Era girato di spalle, e fermo con la portiera aperta. Era pronto ad entrare.
A quel punto ero troppo sofferente per sentire ancora le stupidaggini che stava diventando, blaterando.
Scappai via con gli occhi gonfi di lacrime, correvo veloce, senza fermami. Sul mio viso cadevano lascrime che sapevano di sale e zucchero insieme. Cadecano gaccia dopo goccia, attraversando le mie guance fino ad arrivare sulle mie labbra.
Avevo promesso a me stessa che non avrei mai pianto per un uomo. La sofferenza era qualcosa che non volevo provare. Nell'amore, era troppa la sofferenza. Come se ti infilzasero.
Scappai più che potevo, volevo dimenticare tutto, l'odore della benzina mi infastidiva ancora di più. Ma addosso sentivo il suo profumo tutto intorno a me, il suo profumo era forte, fresco, dolce. Mi fermai per prendere fiato ero stanca, mi mancava il fiato. Per fortuna non ero molto lontana da casa sarei arrivata in un quarto d'ora.

Il cellulare mi vibrava nella tasca della borsa con le borchie. Lo cercai pensando che fosse Christin. Ma era Mr Green. Risposi per capire perché mi cercasse dopo quello che mi aveva detto. Non mi diede il tempo di parlare che rispose.
(Marie mi dispiace di aver reagito in quella maniera. Averti detto tali parole. Non parlo mai di me e una cosa che mi spaventa molto) cosa? Non aveva molto senso, per me. Ma doveva esserci qualcosa per forza.
(No, non si preoccupi e tutto passato e anche colpa mia non sono affari miei. Mr Green ma perché a paura di parlare di sé) mi diedi la colpa di tutto perché mi sentivo responsabile in un certo senso. Volevo a tutti costi sapere cosa lo tormentasse.
(Non a appena detto che non sono affari suoi?) disse freddo. Duro. Sapeva molto bene come colpirmi.
(Certo...come non detto) ma alla fine mi arresi ai suoi colpi bassi e scorretti.
(Non le deve importare. Dove si trova vorrei accompagnarla al suo appartamento, mi dispiace) disse ancora freddo, duro.
(No, no non si preoccupi, sono arrivata) non glielo dovevo permettere. Mi sarei sentita peggio dovevo riflettere e poi sarebbe servito anche a lui. Pensai in quell'istante.
(Miss Steels...) disse dopo addolcendosi un po. Aveva un tono un po preoccupato. Da come percepii.
(No, mi dia ascolto. Non voglio vederla in questo momento, mi dia tempo, la prego) risposi sofferente forse di sentiva il mio stato d'animo. Cercai in tutti i modi di essere più forte di quello che volevo far sentire. Ma non fu così.
(Come vuole, aspetterò. Ma non molto)
(Promesso) chiusi la conversazione. Mi cercavo ancora domande sempre più domande. Che mi confondevano sempre più del previsto. Perché mi aveva detto...? Cosa gli avevo detto ho fatto per scatenargli tanta rabbia. Freddezza. Odio. Ripensai per l'ennesima volta.
Le sue parole mi riencheggiavano nelle orecchie senza fermarsi come un disco rotto. "Non voglio più vederti tu non devi premetterti di farmi domande del genere non sei altro che un impicciona" Non voleva più vedermi.

Arrivai a casa con gli occhi gonfi. Sofferente per le parole che mi aveva detto. Non restisevo più corsi fuori. Dal mio albero della felicità. Infilai subito le mani nella terra fresca. Era un po secca. Pensai a quando la nonna di Christin, mi aveva raccontato che l'albero della felicità. La piantato un italiano che abitava li. Mi aveva raccontato che sotto quell'albero due innamorati non riuscivano a dirsi ciò che provavano. Il ragazzo Eric era timido ma coraggioso amava questa ragazza che si chiamava Evelyn. Lei era una ragazza che aveva vissuto senza mai affetti la sua famiglia viaggiava sempre. Ma un giorno dopo tanto tempo. Proprio sotto il mio albero si dissero tutto. E conclusero con un bacio.

Un Amore IncomprensibileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora