Mi svegliai fresca quella mattina, non mi sentivo frastornata ma avevo una certa curiosità di ciò che avrei fatto quel giorno, ciò che mi circondeva. Guardai il soffitto, c'erano delle specie di ombre. Christin mi aveva dato la stanza più luminosa. Lei era una vera pigrona non gli piaceva sentire il sole di mattina.
Che meraviglia il sole era già cresciuto fuori dalla finestra. Illuminava la stanza, i pochi oggetti che avevo nella stanza, avevano un effetto più intenso. La polvere che cadeva, si vedevano dei piccoli fiocchi trasparenti, sembravano fiocchi di neve in estate. Guardai l'ora. Era tardissimo, mi alzai di botto. Andai in bagno a gustarmi il vestito che mi aveva regalato, non avrei mai pensato che mi sarebbe potuto piacere tanto. Non mi ero resa conto che la scollatura del vestito faceva vedere il mio petto. Mi imbarazzava, un pò. Ma dall'altro lato mi sentivo donna. Era arrivato il giorno tanto atteso. Presi tutto, la mia borsa con le borchie. Controllai se c'era tutto. Non sò il perché ma in sieme mi portai la macchina fotografica digitale.Per fortuna mancavano solo quindici minuti, l'autobus si stava per fermare. Osservai il grattacielo che si avvicinava, sembrava sempre più gigantesco.
(Wow...) dissi tra me e me. Era davvero gigantesco. Sorprendente.
L'autobus si fermó accanto al grattacielo, scesi con la macchina fotografica digitale tra le mani per fotografare il palazzo. Era davvero bello. Mentre scattavo la foto mi accorsi del insegna gicantesca. "GREEN HOUSE"
Le porte dell'entrata erano molto grandi fatte in vetro. Vome tutto il grattacielo. Entrai, una donna si avvicinò, con un tablet fra le mani.
(Salve cosa desidera) era davvero sfacciata mentre parlava scriveva qualcosa.
(Salve. O l'intervista con Mr Green) dissi cercando di guardarla negli occhi. Ma era troppo impegnata per quello che stava facendo. E lasciai perdere
(Ah. Prenda l'ascensore, ci sarà una collega ad aspettarla. Vada al ventesimo piano) finalmente alzò lo sguardo mentre mi parlava, era davvero carina bionda con i capelli legati. Indossava un vestito nero con i tacchi a spillo. Pelle scura e occhi chiari.
(La ringrazio) dissi con voce elegante. Per prenderla un pò in giro. Per la troppa arroganza che dimostrava.
Andai all'ascensore, quando avevo premuto il pulsante. Si aprirono con gente che usciva ed entrava.
Le porte si chiusero alle mie spalle. Stavo sudando, ma avevo le mani fredde. Sentivo sentivo il cuore palpitare. In quel momento avevo bisogno di mettere le mani nella terra, era un bisogno che era diventato indispensabile.
Nell'ascensore erano quasi tutti uomini. Mi sentivo schiacciare da tutta la gente che entava e usciva dall'ascensore una alla volta.Quando arrivai al penultimo piano non c'era nessuno eravamo solo in tre persone. Mi strinsi nelle spalle. Perché mi sentivo intimidita.
Uscirono anche le ultime tre persone. L'ascensore si chiuse ero sola, ero ancora nervosa, sapevo bene che sarebbe stato così per tutto il tempo, che avrei passato li. Quando l'ascensore si aprì per farmi uscire fece una musichetta per indicare che fossi arrivata. Non mi accorsi nulla della musichetta probabilmente ero cosi concentrata sul fatto di come mi sarei comportata in quel momento, che ciò che mi circondava era nulla. Quando uscii dall'ascensore mi guardai un pò attorno, per mettere a fuoco e a tacere i miei pensieri stupidi è insensati.
Andai alla reception. Una donna mi osservava, mi avvicinai con calma, facendo un luogo respiro per calmare la mia agitazione insensata.
(Salve. Sono Marie Helly Steels. Sostituisco Christin Flynn) avevo un tono tranquillo in quel momento.
(Ah. Salve aspetti un momento) prese il telefono e con indifferenza aspettava che rispondesse
(Mr Green. È arrivata la giornalista... no non e Flynn... ce una sostituta...e la signorina Marie Helly Steels Mr Green...come vuole Mr Green) non capivo granché di ciò che stesse chiedendo.
(Prego mi segua) chiuse la comunicazione scrisse qualcosa e mi indicò una porta scorrevole. Al di là della porta c'era un corridoio non molto lungo di color pelle, con quadri di artisti francesi e Italiani, per terra era rivestito di parkè ecologico. Davanti a noi c'era una porta fatta in legno dello stesso colore delle pareti. Aprì la porta, l'uomo ricco, stava guardando fuori dai verti il panorama. Era molto grande quell'ufficio, per una sola persona.
(Kelly mi porti un caffè) disse mentre si girò, di scatto. Rimase impalato a guardarmi, con gli occhi sbarrati dalla sorpresa
(Lei!) sembrava sorpreso, Kelly l'assistente, mi fissò per capire cosa ci fosse di strano. Per la reazione che aveva avuto in quel momento. Si ricompose e fece finta di nulla con entusiasmo si avvicinò. Guardai un pò il suo abbigliamento era molto elegante: l'abito era nero, con camicia bianca, un po trasparente, scarpe nere in pelle sull'opaco.
(Salve Signorina Flynn) disse con sicurezza.
(Ahm. Miss Flynn è in disposta la sostituisco io, spero non le dispiaccia) si avvicinò aprendo il palmo della mano per presentarsi.
(No affatto è un onore. Salve Micheal Green. Signorina?)
(Ahm... Marie Helly Steels. Mr Green) come se non lo sapeva già mi accorsi che aveva ancora la mano verso di me per essere costese la strinsi con piacere, diventando rossa dall'imbarazzo. (Kellie può andare. A il caffè a un altra volta) chiuse la porta. E Green inizio a fissarmi. Io guardai un pò in giro. C'erano delle forme d'arte davvero stravaganti. Mi fermai su un dipinto.
(Miss Steels finalmente sò il vostro nome) si sette affianco a me. Per osservarvarmi. Guardavo ancora in giro per vedere cosa mi incurisiva. La stanza era molto accogliente, era molto illuminata dal sole, c'era un divano in nero sembrava materiale ecologico. Pura pelle. Le pareti erano di un rosa carne. A nord la parete era fatta tutta in vetro. La scrivania era di un legno pregiato sull'opaco e la sedia era come il divano in pelle.
(Mi dispiace per l'incidente. Mi farò perdonare) disse con voce colpevole, si alzò è si sedette sulla sua sedia dall'altra parte della scrivania. Notai un dipinto un italiano che correva sotto la pioggia con un ombrello scuro nero triste che andava in cerca di qualcosa o di qualcuno.
(Mr Green. Quel dipinto cosa sta cercando? Quell'italiano di tanto significativo da correggere sotto la pioggia)
(Osservazione, acuta. Cosa glielo fa credere che cerca qualcosa)
(Be l'espressione, l'ombrello nero, scuro. I suoi vestiti sembra triste, spaventato da qualcosa, corre in cerca di un protezione. Il suo viso non a un espressione positiva.
(Come le sembra?) Sembrava interessato da quello che esponevo, da quello che il mio stato d'animo percepiva.
(Be combattuto. Nero con tante sfaccettature) replicai con un pò in sovrappensiero.
(Le mie congratulazioni. Osservazioni davvero profonde)
(La ringrazio) mi fissava ancora. Io non lo guardavo molto sapevo che mi sarei intontita. Tirai fuori il registratore digitale, due fogli per appuntarmi qualcosa per le domande. Guardai nella borsa se trovavo una matita o una penna, che stupida avevo dimenticato la cosa più insula, mi guardai un pò in giro mi sistemai sulla sedia. L'uomo ricco oppure Mr Green si alzò fece il giro e mi passò una matita sfiorandomi la mano.
(La ringrazio) quando la presi mi accorsi che sopra la matita c'era scritto Green e il colore della matita era verde. Era affilata alla perfezione, scrissi qualcosa per vedere l'intensità del vedersi ciò che scrivessi. Era perfetta, accesi il registratore digitale molto velocemente. Non l'ho avevo mai fatto prima.
(Pronto?) Annuii
(Quando e pronta lei) sorridendo, era ora di incominciare.