Capitolo 3

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Anche questa notte ho fatto un incubo, ma mi sono svegliata molto prima che suonasse la sveglia e non ho più ripreso sonno. Allora mi sono alzata e mi sono preparata per andare a scuola. Una volta finito, avevo un'ora buca prima di dover uscire di casa, quindi mi sono messa a suonare la tastiera.
Ho sempre amato il pianoforte, ma per mancanza di soldi non ne ho mai acquistato uno, quindi mi arrangio con questa. Le note escono da sé e formano una melodia bellissima, che solo dopo riconosco come "Song of Unhealing", la canzone di The Legend of Zelda: Majora's Mask al contrario. Me l'aveva insegnata un amico, ma non ho memoria né di chi sia e né di come l'abbia conosciuto.

Il tempo passa in fretta e mi rendo subito conto di dover andare. A malincuore spengo l'impianto e mi metto le scarpe, poi esco di casa.
Mentre percorro la strada a piedi, sono immersa nei miei pensieri e vado a sbattere contro un ragazzo dai capelli rossi.

«Scusami...» cerco di giustificarmi, ma dalla sua faccia deduco che non è una persona che accetta facilmente le scuse.

«Sta' più attenta a dove metti i piedi, mocciosa!»

La sua voce mi ricorda qualcuno, ma scaccio subito via questo pensiero perché è improbabile che io conosca un tipo così maleducato. È in gruppo e sono in quattro; se dovessero aggredirmi per qualche motivo...

Sta' zitta. Non c'è motivo per cui debbano aggredirti.

Uno di loro mi sembra familiare, mi pare di aver già visto il suo volto da qualche parte. A dir la verità mi sembra di conoscere tutti, per un particolare o per un altro, solo che non ne ho memoria.

«Dai Jason, poverina!» un ragazzo con i capelli castano scuro cerca di avvicinarsi, ma il rosso (identificato come Jason) lo blocca, impedendogli di fare un altro passo.

«Poverina un corno, Tim! Le persone dovrebbero imparare a guardare dove vanno!»

Tim, eh?

Un ragazzo biondo cerca di intervenire, ma è troppo preso dalla partita che sta giocando al telefono e quindi lascia stare poco dopo.

«Ben, non rompere. Lascia che se la vedano loro alla Creep... a casa» continua un ragazzo moro di cui non so il nome. È carino, ma non è proprio il mio tipo. Più quello di Amanda, forse, visto che ha i vestiti totalmente bianchi e neri e ha gli occhi cerchiati di trucco scuro.

Jack. Si chiama Jack.

Non so perché, ma nella mia mente riaffiora questo nome che mi pare di non usare da fin troppo tempo.

Una volta chiesto ancora scusa, mi dirigo verso la mia scuola. Arrivata lì, vado incontro ad Amanda che mi dice che più tardi avrei conosciuto i famigerati nuovi compagni.

«Hanno attirato l'attenzione di tutti qui a scuola! Le ragazze stanno tutte intorno a loro e non nego che sono veramente carini...» mi fa notare ancora una volta. È davvero presa da loro.

«Uh! Eccoli!» continua, indicandoli, «Hey, Ben! Jack!» urla facendogli segno di venire da noi con un cenno della mano.
Oh, no. Appena mi giro li vedo: il quartetto di prima. Sgrano gli occhi e loro vengono verso di noi.

«Ancora tu! Ti avevo scambiato per una di terza, invece sarai in classe con noi. Fantastico.»

Il "fantastico" pronunciato dalle labbra del biondo ha un non so che di sarcastico. Non capisco.

«Ben, non mi avevi detto di conoscere già America?» chiede Amanda con un tocco di confusione nel tono di voce.

«No, mi sbagliavo, ci siamo solo scontrati prima. Vero, America?» risponde calcando la sua domanda, come a volermi costringere a dire di sì.

Annuisco convinta fissandoli entrambi. Ci ritroviamo a parlare un po' prima del suono della campanella. L'unico a non aver parlato è Tim che mi pare l'unica persona seria del gruppo.

Quando arriva la ricreazione usciamo un po' tutti quanti per goderci l'aria fresca. Amanda, intanto, sta parlando con Ben riguardo l'uscita di domani sera mentre io e Tim ci ritroviamo a chiacchierare, scoprendo di avere tante cose in comune. Il suo profumo... Credo di averlo già sentito da qualche parte, ma non ne sono sicura.

 ******

La giornata seguente passa in fretta e mi ritrovo a pensare a cosa mettere per stasera mentre torno a casa.

Alla fine abbiamo deciso che Tim passerà a prendere me, e Ben Amanda. Alla fine la cena a quattro si è trasformata in un'uscita a sei. Meglio per me: stare con qualcuno che conosco a parte la mia amica mi aiuterà.

Quando finisco di vestirmi, mi trucco un po' e aspetto la chiamata del mio nuovo amico, che ho scoperto essere un amante del teatro, come me. Mentre parlavamo, ieri a scuola, mi ha detto che aveva un amico che faceva l'attore, ma che poi è morto in seguito ad un incidente durante le riprese di un film. Aveva il volto triste mentre me ne parlava, non doveva fargli bene raccontare quell'episodio, quindi non ho chiesto altro a riguardo.

Il mio telefono squilla e mi do un'ultima sistemata prima di scendere. Il vestito nero che indosso è un regalo di Amanda per il mio diciottesimo compleanno. È piuttosto attillato, ma è davvero stupendo.

«Hey Tim!» Lo saluto non appena entro in macchina, ricevendo come risposta solo un cenno del capo. Scontroso stasera, eh?
In auto non ci intratteniamo molto con le chiacchiere e in poco tempo arriviamo al locale. Non so perché, ma ho un brutto presentimento. Non sono mai stata in questo posto prima. Non è proprio in centro, per cui ho sempre preferito non venirci.

Io e Tim ci sediamo vicini, Jason e Jack si mettono a capo tavola e Amanda e Ben di fronte a noi. Il tavolo non è molto grande e riesco a vedere bene quando Ben infila una mano sotto al vestito scuro della mia amica. Lei si lecca le labbra e poi le morde.

«Devo andare un attimo in bagno. Ben, sai dove si trova? Mi hai detto di esserci venuto qui...» domanda Amanda, afferrando il biondo per un braccio e trascinandolo via.
Il locale non è molto affollato. Ci siamo praticamente quasi solo noi.

Ad un tratto il resto degli ospiti se ne va, compreso il trio accanto a me. Quando sento un urlo e vedo i tre ricomparire insanguinati, capisco che devo scappare, ma un forte colpo alla testa, mi fa perdere i sensi. 

Sono spacciata.

Memories || Jason The Toy maker [IN SOSPESO] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora