Capitolo 5

408 37 1
                                    

Mi sento avvampare sotto lo "sguardo" indagatorio dello Slender. Se avesse potuto, non avrebbe smesso di fissarmi.

«Sei cresciuta, Sylvia. Sono molto contento che tu sia di nuovo qui con tutti noi.»

Annuisco goffamente, piena di confusione nella mia testa. Vorrei davvero cercare di ricordare, ma non ci riesco. L'unica cosa che posso effettivamente fare, è cercare di scoprire cose del mio passato che avrei dovuto conoscere meglio di chiunque altro.
L'uomo sembra leggermi nella mente e abbozza qualcosa sul provare a parlare con gli altri inquilini del palazzo. Appena fa il nome di Jason il mio sguardo si incupisce: «Non credo di stargli molto simpatica.» commento.

«Parlagli. Potresti scoprire che avevate molte più cose in comune di quanto pensi.»

Detto questo, l'Operatore mi invita cortesemente ad uscire dal suo studio per "faccende personali" e mi chiedo che tipo di lavoro debba sbrigare così urgentemente da non potermi trattenere ancora cinque minuti e spiegarmi che succede.
Vado in quella che dovrebbe essere una specie di sala comune, ma che in realtà sembra un rifugio per persone che non hanno nulla da fare. Stanno tutti in disparte eccetto Masky e Hoodie, troppo indaffarati tra loro per vedermi. Toby mi fa cenno di sedermi accanto a lui su un vecchio divanetto rattoppato e accetto volentieri di fare due chiacchiere, anche se brevi. Mi guardo intorno: tutto questo silenzio è davvero deprimente (non che mi aspettassi chissà quanta baldoria).

«Quando c'eri ancora tu, era tutta un'altra cosa, sai?» La voce di Tim spezza il forte contatto che si era creato tra il mio sguardo e il vuoto, distogliendomi dai miei pensieri.

«In che senso "Quando c'ero io"?» La mia domanda è un po' vaga, ma del resto rispecchia quello che ho nella mente: la confusione più totale.

«Dovresti sforzarti un po' di più di ricordare. Non ci provi nemmeno...» Stavolta è Toby a parlare. La sua voce è un po' malinconica, come se si aspettasse che, una volta tornata, io mi ricordassi di un mucchio di cose, senza sapere che in realtà mi è tutto così estraneo. Guardo in giro con gli occhi: la sala non mi fa venire in mente nulla, vedo solo quattro pareti bianche e spoglie. Osservandole meglio, però, ho un flashback: rido al solo pensiero di quando, da piccola, io e Brian abbiamo lanciato a un tipo con un sorriso enorme la sua torta di compleanno, mentre Jack e Jason ridevano a crepapelle. Tim se n'era tirato fuori, ma sotto la maschera rideva anche lui insieme a tutti gli altri. Il dolce era finito prima sulla parete che ora sto fissando e poi per terra, nel punto esatto in cui si trova Ben in questo momento.

L'Operatore si materializza accanto a me col suo solito rumore di statico: «Sì, quella è stata una scena davvero comica.»

Lo guardo, senza sapere cosa dire. Vorrei ricordare di più, ma è tutto così... oscuro. Ho un blackout pazzesco che va da quando ero piccola fino a qualche anno fa. È come se avessi rimosso tutto.
Mentre penso, la voce dello Slender risuona nelle nostre teste: «Ho un avviso molto importante da comunicarvi, quindi prestate attenzione, Creepypasta. Come sapete, a breve si svolgeranno i Giochi, le nostre solite gare per decretare quale delle Creepypasta sia la migliore quest'anno. Quando ho ordinato la cattura di America, - continua indicandomi - avete subito pensato che fosse lei il premio di quest'anno. Come potete ben notare, America è... Sylvia. Quindi non credo di dovervi dire che la vittima sarà un'altra.» La sua voce si incupisce un poco, come se gli costasse fare il mio nome. Si sistema la cravatta e la giacca e finisce di spiegare, nonostante l'indifferenza degli altri, che saremo io e lui a giudicarli.

Non so bene come si giudicano le capacità di una persona. Immagino che dovrò valutare le sue prestazioni in corsa o cose così. Ma qui non parliamo di umani, qui si parla di Creepypasta, e la cosa potrebbe diventare un problema. Spero solo che l'Operatore decida di aiutarmi.

 ******

Prima di pranzo vado in quella che ormai è la mia camera. È fin troppo spoglia per i miei gusti, così prendo dei fogli e una penna e inizio a vedere come decorare le pareti. Mi piace avere sempre qualcosa da fare, di conseguenza sarà un piacere passare del tempo così. Poi penso che dovrò restare qui per un bel po' di tempo e non mi va di restare con le mani in mano.
Ogni pezzo di carta rappresenta una parete. Tra citazioni e note varie, la stanza non si riempie di colore, ma resta sui toni del bianco e del nero. La cosa non mi dispiace: la mia vita è sempre stata così, per quanto io possa ricordare.

Perdo la cognizione del tempo e solo quando sento bussare, torno alla realtà. Masky e Hoodie entrano con alcune buste e alcune valigie, spiegandomi che mi hanno procurato alcuni vestiti, accessori e oggetti essenziali. Lo sguardo di Brian si posa sui miei progetti e ci rimane per un bel po'. Quando lo distoglie, Tim gli sta dando un bacio tra i capelli, per poi uscire dalla mia stanza.

«Carini, quelli.» Dice per poi andare via anche lui.

Inizio a tirare fuori i vestiti dalla busta e noto subito un costume da bagno nero. Guardo l'indumento, che ora ho tra le mani, con fare indeciso. Successivamente prendo un asciugamano e mi dirigo in piscina. Non so nemmeno come faccio a sapere dov'è. Semplicemente mi sento a casa e mi è sempre più facile ricordare l'ordine delle stanze. Appena apro la porta un forte odore di cloro mi fa bruciare le narici. Poggio le mie cose e mi siedo sul bordo, immergendo di poco le gambe, che di colpo sono diventate così interessanti. Maledico me stessa per non essermi depilata e spero che non entri nessuno. L'acqua è particolarmente calda e mi rilassa parecchio. Scendo ancora di poco e mi appoggio con la schiena al muretto, reggendomi con le braccia. Chiudo gli occhi lentamente e non mi accorgo del tentativo di Jason di risalire sul bordo. Fallisce miseramente cadendo di nuovo in acqua e io comincio a ridere di gusto, mentre il ragazzo riesce ad uscire e a sedersi accanto a me, leggermente irritato.

«Che ci fai qui?» Il suo tono brusco mi fa capire che sono l'ultima persona che avrebbe voluto vedere. Non so perché, ma ho l'impressione che nuotare sia l'unico modo che ha per sfogarsi, esattamente come il mio è scrivere.

«La tua presenza mi altera. Va' via.»

Non ne posso più del suo modo di fare antipatico. È insopportabile e non riesco a fare a meno di cambiare umore quando fa così. Qualcosa però mi dice che c'è di più dietro, che non devo limitarmi a vedere questa parte di lui. Fino a prova contraria una volta abitavo qui, quindi come ci comportavamo quando eravamo ancora inquilini? Mi fido del mio istinto e resto vicina a lui, decisa a non andarmene. Lo guardo a fondo, seguendo con lo sguardo le linee sottili che i suoi muscoli disegnano sul suo petto. Mi sento arrossire osservando il suo magro corpo, e cerco di distogliere gli occhi senza riuscirci. Avvampo ancora di più quando si avvicina a me più di quanto dovrebbe e sussurra a pochi centimetri dalla mia faccia una semplice frase: «Non ti sopporto.»
Lo guardo allibita e col cuore a mille mentre se ne va sbattendo la porta. Nonostante tutto, questa è stata la frase più sexy che io abbia mai sentito. E non per ciò che ha detto, ma per il modo in cui l'ha fatto. Le labbra poco distanti dalle mie, il suo corpo così addosso. Allo stesso tempo, tuttavia, sono incazzata. Mi ha fatto passare la voglia di nuotare e me ne torno in camera.

Quando mi accorgo di non aver chiuso la porta a chiave, è già troppo tardi. Mi ritrovo davanti un essere che conosco fin troppo bene e da cui mi hanno detto di stare alla larga più che posso: Offenderman.

«Hey dolcezza, rosa rossa o blu?»

Spaventata comincio a urlare, ma nessuno sembra sentirmi. Strillo disperata mentre i suoi tentacoli mi bloccano al muro con violenza e la sua lingua passa sul mio corpo.

«Ora ci divertiamo un po', piccola...»

 ******

Sono nel mio letto, senza vestiti. Non riesco a muovermi bene e mi fa male tutto. Le lacrime sgorgano dai miei occhi senza sosta e bagnano le mie guance. Cerco qualcosa per coprirmi, ma le mani mi tremano e qualsiasi cosa io prenda non fa che finire per terra.
Ad un tratto sento una voce metallica urlare e la riconosco subito: è l'Operatore.

«Sei uno stupido! Farle questo... Di nuovo! Offender, stavolta hai superato il limite!»


Memories || Jason The Toy maker [IN SOSPESO] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora