Dafne, piccola di statura, era fuori nell'attesa che i genitori uscissero di casa.
Dal collo in poi scendevano i suoi bei capelli lunghi, il suo vanto, gli occhi neri come una pozza, impaziente come ogni ragazzina della sua età. Era inverno, e aspettava con ansia i grandi giochi.
Incantata dal paesaggio di ghiaccio, c'erano case ricoperte di neve proprio come la loro. I grandi pini bianchi, bianchi come a lei piacevano, era strano come appariva emozionante guardare il proprio paese decorato da quel ghiaccio.
Provò a toccarlo, era duro, trasparente. Riusciva a riflettere la sua stessa immagine, a guardare se stessa negli occhi e allo stesso tempo guardarsi la mano.
Era freddo, ma la piccola non ci faceva caso, era troppo presa dall'entusiasmo per preoccuparsi dei dettagli.
Poi, purtroppo il ghiaccio si sciolse riscaldato dal proprio calore e le tornò alla mente: i suoi genitori.
<<Mamma, papà!>>
Ma purtroppo niente, soltanto un rifiuto a quelle parole, parole affettuose che risaltavano come soltanto per far rumore. Questo è soltanto quello che fu, e quello che fu è quello che è. Quel giorno non ci furono giochi, ci furono soltanto voci. Voci acute, che nella speranza erano condotte ancora al richiamo. Il richiamo che mai ci sarà. C'è una bambina davanti a noi, piange probabilmente, e quella bambina è Dafne. Accadde tutto così rapidamente i genitori furono rapiti, ancora non erano morti. O almeno ancora. Si trovavano nelle mani dei grandi tedeschi, il grande popolo dal cuore di ghiaccio, di ghiaccio come lo stesso ghiaccio che si sciolse nelle povere mani della bambina innocente. Ormai colei che era bambina è ragazza, sta davanti la grande finestra pensando ancora al passato. E l'ombra di tutto ciò giace permanente nella sua mente. Sa, sa tutto, è andata a conoscenza della morte dei suoi genitori. Erano stati uccisi nei campi di concentramento, e prima ancora separati e maltrattati. Ora, Dafne, così come la vediamo ora era nella piccola casa, così piccola ma così grande: era tutto ciò che le restava dei genitori, i suoi genitori che la lasciarono al freddo.
<<Sono stati loro! Sono stati loro! Me gli hanno uccisi! Me gli hanno uccisi>>pensa ancora una volta, e dando pugni sul pavimento piange, piange e piange per una lunga durata di tempo. Fred, suo padre e Jesmie, sua madre, sono morti nel 22settembre del 1940.
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The Killer
FantasyDafne è un'orfana, una prigioniera, un'evasa dai campi di concentramento. Ci troviamo in un passato remoto, le ferite di qualcosa che continua a bruciare sulla pelle. Gli anni dal 1940 in poi, sono tornati in terra nuovamente. Le urla disperate, se...