La punizione

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Le ardenti catene sul collo della ragazza, restava immobile, aveva consegnato il proprio corpo di sua volontà.
I raggi solari filtranti oltre le retine degli occhi, pulsava il dolore lacerante sul collo.
Legata verso una ringhiera all'aperto, come di solito si fa con i cani. Ancora il fruscio dei rami, il suolo fresco ed umido.
Le lacrime sul viso, fuoriuscenti dalla pelle, la percussione di ancora l'orribile sete di sangue.
Restava giacente, come l'albero con le proprie radice, il mantello a lei come rifugio.
L'acqua del torrente, l'avambraccio allungato verso il piccolo fiume.
Ne tocco una goccia, gelida, ricordò l'inverno passato assieme alla sua breve infanzia.
Raccolse dell'acqua in un pugno portandola alla bocca, bevve, era potabile.
Dafne guardò con metà del pallido volto scoperto, i maestosi alberi.
Mille uccelli dal delicato suono, emise gioia all'interno del cuore,
ma poi tornò identica come prima, con la stessa espressione temuta.
Tutta quella bontà intrappolata fra le gelide vene sanguigne.
Ancora il canto, interrotto dal breve fastidioso rumore del corvo.
Scese vicino alla terra, accanto alla giovane, le piume nere, folte. Dafne gli accarezzò il capo, una carezza inesperta.
Ma l'animale pareva godersela, si avvicinò, strusciando lungo le sue gambe.
<<Vattene, sciocco uccello! Via! Via!>>
Cercò di scacciarlo, ma il corvo si avvicinò sempre più guardandola con occhi perplessi.
Dafne, venne disturbata, portò la mano destra al pugnale. Lo prese e lo trafisse nella testa.
Presto gli occhi perplessi divennero bianchi, bianchi e la guardavano...ancora quello sguardo perso, ad accusarla.
Dafne prese il cadavere, gettandolo nel torrente senza averne alcuna cura.
Vide le piume sprofondare nell'acqua, non stette a guardarlo di più, gli sarebbe stato di troppo e lei lo sapeva.
Si voltò, ancora il perso nel fitto sottobosco.
I passi di un soldato, veniva verso di lei, si chinò...gli occhi verdastri...
<<Sei un'assassina, ma sei notevole.>>
<<Nessuno è in grado di sottovalutarmi.>>
<<Scopri il tuo volto, voglio vedere il volto di chi ha sparso il sangue.>>
<<Stanne certo che non lo farò.>>
L'uomo sorrise interdetto:<<Non ho intenzione di disturbare te ed i tuoi strani riti.>>
<<Cosa sei venuto a fare?>>
<<Per darti questa, non dovrei stare qui, ma te la meriti.>>
Dafne l'afferrò...un foglio di carta...
<<Cosa vuoi che ci faccia?>>
<<Leggila.>> Il soldato si voltò, andandosene lontano.
Dafne si ribellò dalla catena, non l'aveva fatto prima per il semplice motivo che non ne aveva voglia. Avrebbe trascorso un giorno di tranquillità stando certa che nessuno l'avesse disturbata. La catena emise uno strano rumore, oscillò cadendo al suolo.
Il suo collo fu libero, lei stessa fu libera, il dolore lacerante svanito del tutto.
Il rumore della foresta, il vento lieve ancora presenti, levò il cappuccio del mantello, ciò che impediva di essere vista. Agitò i capelli, cresciuti dopo la rasatura.
Il pugnale appeso alla cintura, gli stivali di cuoio alti.
Le zolle di terra a bagnarli la veste, si accostò verso il fiume, dove aveva bevuto.
Il rumore delle piccole onde, pensando che quella del soldato fu soltanto stata una banale sciocchezza da quattro soldi.
Ma allo stesso tempo, la propria impazienza andava in crescendo, aprì il foglio di carta, leggendolo...una lettera...

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