Si era rinchiusa nei ricordi, nel dolore, ma anche adesso che aveva così tanto bisogno della luce del sole. Non rinunciava al cercare il buio, la maggior parte delle altre ragazze di solito quando avevano paura, paura di una qualsiasi cosa cercavano la luce, ma lei era diversa. Lei cercava il buio, il buio più supremo. Aveva passato il tempo davanti alla finestra, passava lì tutto il suo tempo. Era come un rifugio, si sentiva al suo agio, nel posto giusto, dopotutto c'era cresciuta. Non era lei, non era Dafne che sognando ad occhi aperti rimpiangeva i gioiosi momenti? Passarono gli anni, e le cose si fecero più gravi, sapeva bene che un esercito si avvicinava, l'esercito dei tedeschi.
<<Non abbandonerò mai il mio paese, la mia casa, il mio passato. Non verranno qua, sopravviverò, i bei tempi arriveranno. Giocherò ancora con mamma e papà, faremo la conta, giocheremo a campana, ci abbracceremo ancora come una vera famiglia.>> diceva. Ma terrorizzata dalla folla scappante ripeteva via via sempre più forte, come una cantilena.
<<Non verranno qua, i bei tempi arriveranno! Arriveranno!>>
<<Non verranno qua, sopravviverò. Rivedrò la mamma e il papà, e giocheremo!>>
<<Saremo una famiglia normale!>>
Strinse i polsi e una lacrima scivolò sul pavimento, iniziò d'un tratto a piangere, senza mai smettere di ripetere.
La sua voce era debole, singhiozzava, si sentiva soffocare nel suo stesso pianto. Ma lei pensava ancora ai giochi, pensava alla sua infanzia. A quanto le mancava la normalità. L'essere normale. Le vite normali, che dalla finestra spiava.
Povera, povera ragazza. Le lacrime continuavano a scendere lungo la giovane pelle.
<<Sono ancora viva.>>pensava.
Era ricca di doti, non molte evidentemente, ma ne aveva.
Ed erano doti preziose.
Ogni giorno si svegliava con la stessa paura, la paura di morire.
Sapeva benissimo che era di origine ebraiche, sua madre le aveva accennato abbastanza dei suoi nonni. Avevano combattuto a lungo maestosi nel loro regno di gloria, ma a quanto pare la ricchezza non era mai stata ereditaria.
Devono essere stati dei grandi personaggi i suoi nonni,
ma Dafne non gli aveva mai conosciuti. Erano morti poco prima che nascesse.
Ma la guerra non era ancora venuta, sapeva che era nascosta e sapeva che anche i nemici lo sapevano, e molto probabilmente la stavano cercando.
Ma lei non voleva, non voleva in nessun modo.
<<Avete avuto i miei genitori ma non avrete mai me!>>
Le finestre erano oscure, non si doveva vedere in nessun modo l'interno della casetta e in particolar modo chi c'era dentro.
Un altro giorno si era iniziato e concluso nel Caos.
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The Killer
FantasyDafne è un'orfana, una prigioniera, un'evasa dai campi di concentramento. Ci troviamo in un passato remoto, le ferite di qualcosa che continua a bruciare sulla pelle. Gli anni dal 1940 in poi, sono tornati in terra nuovamente. Le urla disperate, se...