Percorse ancora una piccola strada.
D'un tratto, tutto a un tratto.
Si sentì essere presa, sbattuta su una parete. Chiuse gli occhi, aveva paura.
E nel riaprirgli trovò James, l'aveva appena...baciata...
<<Cosa?>>disse Dafne.
<<Ovunque andrai, ricordi?>>
Gli tirò uno schiaffo, cadde a terra...
<<Che ti prende?>>
<<Non chiedermelo.>>
<<Sei più chiusa del solito.>>
<<Questo non è vero, non è vero! Te non sai chi sono! Te non mi conosci!>>
<<Che vorresti dire?>>
<<Lasciami! Non sono affar tuoi!>> disse, iniziando a correre.
<<Ma io...io ti amo. Dafne, io ti amo!>>
<<E io ti odio!>>
Erano strani, possedevano una relazione fuori dal comune. Si amavano, ma questo si sapeva, lo dovevano sapere entrambi ormai.
Ma l'odio, l'odio della ragazza. L'odio per quel popolo guerriero che le aveva portato via una volta, ma per sempre, i genitori la rendeva un uragano in tempesta.
Corse, si rincorsero.
Lui dietro, lei davanti.
Quando, tutto accadde... Una massa di fuoco incandescente si presentava un pericolo per Dafne.
Si ritrovarono circondati da soldati armati, con il sottofondo di urla di gente.
Un soldato sparò il primo colpo: era per la ragazza.
Ma James, le coprì le spalle, e morì là, fra la guerra, fra le fiamme.
Ucciso da quegli uomini duri.
<<Fatemi morire! Fate anche di me una vittima!>>disse lei.
Ma per Dafne non ci fu nessun colpo, nessuna morte.
Fu presa e trascinata a forza da due guerrieri, le tapparono la bocca, impedendo di urlare.
La lotta era riservata agli ebrei, e James era stato ucciso senza alcun rispetto.
Era nordico! Nordico! Non ebreo!
Ma sapeva benissimo che i suoi pensieri non gli sarebbero serviti per portarlo in vita.
Dopotutto si trovavano in una provincia ebrea.
Ma le continuava a sembrare ingiusto.
Morse la mano al soldato, che gliela teneva tappata.
<<Voi non capite! Voi non capirete mai! Siete soltanto delle persone sciocche! Stupide! E meritate di morire! Ve lo auguro!>>
<<Ehi tu, cerca di stare un po' zitta. Aspetta, non avevi maltrattato lo stesso ragazzo che abbiamo ucciso? Da come la vedo io ti abbiamo fatto un favore, ora lì dov'è non ti darà più nessun fastidio.>>
Dafne abbassò lo sguardo e l'uomo scoppiò in una grande e forte risata.
Fu trascinata in un vagone, e assisté all'esplosione del suo piccolo paese, che venne portata a termine con l'uso di una bomba.
E ne era bastata una, una soltanto per distruggere il passato della ragazza.
Ora tutto ciò in cui credeva era morto, distrutto dall'odio dei nemici.
Come i suoi genitori, come il suo lui, anche lei era destinata a morire uccisa da essi.
Soltanto dopo, nel vagone si accorse che c'erano centinaia di persone.
Persone che come lei avevano subito ingiustizie. E fra quelle centinaia di persone, c'erano anche gente della sua cittadella.
Era troppo, troppo pieno e molto, molto piccolo.
Anche là, in un luogo oscuro e triste come quello non c'era spazio per una come lei.
Ma prima, prima che tutto finisse, prima di morire con qualche odiosa tortura, voleva dedicare le sue ultime parole, a colui che l'aveva salvata.
<<James, perdonami per il mio carattere. Ero chiusa avevi ragione, hai sempre avuto ragione. Ma io ti amavo! Io ti amavo! Ci saremmo sposati, magari un giorno, avremo avuto una piccola. E l'unico motivo per cui avremo discusso, sarebbe stato il nome, il nome che avremo dovuto dare alla nostra bambina!>>Si buttò a terra, pianse, pianse.
Aveva ancora addosso la collana di fiori che James le aveva regalato.
La prese, era un gesto così povero, ma così preziosa.
Perché, perché?
Le avevano strappato dalle sue povere mani congelate ogni motivo, ragione di vita.
<<Maledetti! Maledetti!>> urlò con foga.
<<Morirete! Morirete!>> Ogni sua frase di bontà si era trasformata in un'arma per uccidere.
Una volta nella sua vita aveva avuto sete di sangue, e stava avvenendo.
La paura del perdere qualcun altro, ciò che si era realmente verificato, l'aveva portata all'odio...l'odio ardente che bruciava all'interno del suo fragile petto, nel cuore, scavalcando le porte.
Le porte chiuse, che avrebbe chiuso al resto del mondo d'ora in poi.
Una come lei meritava di più, molto di più, ma il suo destino era ben altro. Così nettamente diverso da quello che aveva sempre sognato.
Passò il giorno nel vagone, piangendo.
Scrutando il tramonto da una piccola finestrella, fino ad osservare la luna, le bella e grande luna piena.
E guardando l'orizzonte, privo di speranza non poté evitare un pianto, un grande pianto addolorato.
Le lacrime le pesavano, le bruciavano lungo le guance.
La finestra, da cui si affacciava, era oscura, appannata, dal vetro infranto.
Infranto come la sua speranza, infranto come i suoi sogni.
Iniziò a torturarsi le mani, era nervosa.
Si prese i capelli gli agitò al nulla.
E ora che era circondata in un mondo senza più nessuno, in progetto per lei non aveva altro che la morte.
Quella che sarebbe stata la sua morte,
ma non avrebbe mai più lasciato che qualcuno la salvasse, d'ora in poi.
La uccideranno o gli ucciderà.
Il vagone, nella notte silenziosa, continuava il viaggio verso i campi di concentramento,
i famosi campi dove 10 anni prima erano morti i suoi genitori.
La sua mamma e il suo papà, di cui ora non restava altro che il ricordo conservato nella sua mente.
In lontananza l'unica cosa visibile era il fumo grigio lasciato dal carro.
Quel giorno, quando ogni piccola speranza terminò fu il 27 maggio 1950.
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The Killer
خيال (فانتازيا)Dafne è un'orfana, una prigioniera, un'evasa dai campi di concentramento. Ci troviamo in un passato remoto, le ferite di qualcosa che continua a bruciare sulla pelle. Gli anni dal 1940 in poi, sono tornati in terra nuovamente. Le urla disperate, se...