chapter 8

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Sono stata tutta la notte sveglia. Ho paura. Paura di cosa succederà nella nuova scuola, di cosa sarà tra me e mia madre. Ho paura di ritornare alle notti insonne, ai polsi coperti per le cicatrici ,al silenzio, all'oblio. Ma con gli anni ho imparato che le paura si affrontano, quindi devo alzarmi e affrontare questa giornata. Certo starai tutto il tempo sulle scale a fumare. Coscienza di merda, non metterti anche tu.
Adesso parlo anche da sola, non potrebbe andare meglio. Mi alzo dal letto e lo sistemo velocemente, per non sentire mia madre lamentarsi quando tornerò. Apro le tende della camera per far entrare questa poca luce che si intravede fra le nuvole. Entro in bagno e cerco di sistemarmi, ovviamente senza risultati. Metto un po' di mascara giusto per non sembrare una ragazza che non si cura, un rossetto color carne e i capelli lisci che cadano sulle spalle. Mi guardo allo specchio. -Pensavo peggio-.

-Parli da sola?-  sento una voce, che non vorrei mai sentire, figuriamoci di prima mattina.

-Cosa vuoi Harold?- dico uscendo dal bagno sorpassandolo.

-Devo accompagnarti a scuola- dice seguendomi.

-Ci vado da sola, non mi serve il babysitter- gli dico cercando di evitarlo. 

-A me non sembra- mi guarda da capo a piede. Mi guardo anch'io.
-Merda!! Harry esci subito da qui- dico vedendomi senza i pantaloni. 

-vedi che ti serve un babysitter-dice per fortuna uscendo dalla stanza.

-La mia demenza non ha limiti- urlo contro me stessa. 

- lo sappiamo- dice Harry urlando fuori la porta. Ed io assumo un espressione disperata. Indosso velocemente dei jeans neri strappati sulle ginocchia e una maglia a maniche lunghe nera con disegni stilizzati stampati a caso.
Esco dalla stanza prendendo la cartella e trovo Harry steso sul pavimento a lanciare una pallina, immagino antistress, in aria. 

-mi dispiace disturbarti, ma dovremmo andare- dico dandogli un leggero calcetto nel fianco per attirare la sua attenzione. 

-Ai suoi ordini- dice scherzando mentre si alza, con un'agilità incredibile. Usciamo di casa, non ho nemmeno salutato mia madre ma stiamo già in ritardo e poi non credo sia il caso dopo quello ch'è successo.
Salgo sulla sua moto parcheggiata fuori al cortile di casa. Harry accelera e io senza fare storie mi aggrappo a lui, voglio arrivare tutta intera a scuola. Vedo da lontano il cartello con scritto "High School Forks". É un po' distante da casa, dovrò noleggiare un auto o altro. Non ho intenzione di venire sempre con questo tizio. Arriviamo all'ingresso della scuola e scendo dalla moto, ringraziando solo per educazione Harry che mi fa un cenno con la testa, che non ho idea di cosa significhi.
-Meglio che stai vicino a me , o ti perderai- dice tirandomi per la manica e facendomi avvicinare più a lui. 

-Ho sedici anni non quattro, so dove andare- dico spostandomi. 

-Disse la ragazza che stava uscendo senza pantaloni- dice ridendo.

Alzo lo sguardo al cielo e cammino a qualche metro di distanza da lui. Sento delle ragazze passarci accanto parlare

 - La nuova arrivata ha già conosciuto Harold, chi sa se già sono andati a letto insieme- dice una ragazza con i capelli perfettamente lisciati biondi e l'eyeliner perfetto. Le guardo con uno sguardo truce, e loro assumono una smorfia di disprezzo.

-Se farai così con tutti non credo che farai amicizia- dice Harry guardando la scena. 

-Meglio non avere a che fare con loro- dico avvicinandomi da Harry. - Ehm...meglio che vada adesso, ci si vede- dice allontanandosi prima di entrare nell'edificio. Resto un po' spiazzata dal suo atteggiamento, e quando entro nella scuola capisco tutto. Trovo Harry parlare e scherzare con dei suoi amici. Sono così pessima per lui che ha vergogna di farsi vedere con me. Non ho parole. Ma non voglio pensarci, lui per me non é nessuno. Entro nella segreteria e una signora sui 40'anni credo, mi pone il numero del mio armadietto e l'orario delle lezioni che dovrò seguire questo semestre. La scuola é molto grande: i corridoi sembrano infiniti, e gli armadietti sono tutti rossi. Il mio si trovo al primo piano. Le scale sono davvero tante, e già sto imprecando per quando dovrò farle ogni singolo giorno. Al primo piano ci sono molte più aule rispetto al piano terra.

91..92..93.. -94!eccolo-.Stavo girando all'infinito senza trovarlo. Apro l'armadietto e trovo una scatola di biscotti di sicuro andati a male. 

-Blaah..-disgustata con la punta delle dita butto lo scatolo nel cestino affianco all'armadietto e appoggio i libri nell'armadietto. Prendo l'orario delle lezioni dalla tasca dei jeans, per vedere che libri prendere. Letteratura, perfetto. Prendo il libro con un quaderno e chiudo l'armadietto con il lucchetto.

Prendo il cellulare per mettere il muto e trovo un messaggio.
"Girati un po".dice il messaggio, non so chi sia ma spontaneamente mi giro e trovo Nick con il cellulare tra le mani e un mezzo sorriso. Per un attimo resto di stucco, ma subito dopo corro verso di lui appoggiando i libri per terra  e abbracciandolo forte. Lui ricambia l'abbraccio stringendomi ancora più forte.

 -Mi strangoli così- dico ridendo e con voce soffocante.

-Scusami..- dice lui sciogliendo l'abbraccio e ridendo. 

-Mica ho detto di non abbracciarmi più- ed entrambi ridiamo.
Sono troppo contenta di averlo incontrato. Speravo davvero tanto di vederlo. -Che lezione hai adesso?- mi interrompe Nick.
-Ehm ...Letteratura- dico mentre riprendo i libri che ho lasciato per terra. - Perfetto anch'io, seguimi- dice mentre mi prende per il polso facendomi irrigidire per il dolore mentre lui se ne accorge guardandomi un po disorientato. -Niente, andiamo avanti- gli dico tranquillizzandolo.

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