"NON SONO STATA SEMPRE COSì " (p.1)

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Già so che può sembrare ovvio ma è così; mio padre si può dire che ci abbandonò quasi sette anni fa, io ero sempre stata molto introversa, non amavo stare in compagnia degli altri, ma allo stesso tempo quando venivo obbligata , era un piacere scoprire tutte le volte quanto in realtà fosse sollevante avere qualcuno che ti volesse bene.

Quando ero piccola avevo un legame forte con mio padre, che non so quanto potesse essere stato ricambiato, ma io lo vedevo come il mio eroe, senza avere una ragione precisa lo credevo la persona più sincera al mondo, colui che nella vita mi avrebbe accompagnata fino alla fine; lui sarebbe stato la mano che mi avrebbe sorretta ad ogni sbaglio, e io sarei stata il suoi bastone della vecchiaia, ci saremmo sorretti a vicenda fino alla fine dei nostri giorni. Provavo serenità ogni volta che ci pensavo, lui non mi avrebbe mai abbandonata, non avrebbe mai avuto il coraggio di stare lontano da me come io non avrei mai avuto il coraggio di stare lontana da lui.

Mia madre, era ovvio che lei sapesse già quello che sarebbe successo, e io l' ho sempre incolpata del fatto che volesse che io passassi meno tempo con lui, che non provassi tutto quell'affetto, che un giorno avrei odiato quell'eroe, con l'ingenuità che si può provare a quell'età pensavo fosse gelosia, ma in realtà voleva proteggermi dalla rovina. Mia sorella è sempre stata attaccata a mia madre, di mio padre non ne voleva sapere, forse perché mia madre le riempiva la testa di "stupidaggini" oppure perché sapeva che avrebbe sofferto inutilmente, diversamente da me, è sempre stata insensibile nei miei confronti, io invece avrei voluto la sua presenza, delle dimostrazioni d'affetto da parte sua , ma l'unica cosa che ricevevo, quando provavo ad avvicinarmi, era uno spintone.

Ero la sorella minore , dovevo stare al mio posto, ma lei era la sorella maggiore- anche se di un anno- doveva prendersi cura di me, anziché allontanarmi da sé .

Mio padre; forse era lui la fonte di tutti i miei sentimenti; sia buoni che cattivi: amavo quando giocava con me, odiavo quando passava tutto il giorno a litigare con la mamma. Quando succedeva, mi ritiravo nella mia stanza, mi buttavo sul letto e con le lacrime agli occhi e la testa che mi esplodeva, sia per le urla dei miei genitori, sia per tutti quei "basta!" che avrei voluto gridare io , reprimevo il tutto sotto il cuscino...oppure stringendo più forte che potevo il mio Abby .

Abby era il mio orso gigante , uno di quelli che quando abbracci ti sembrano una persona, e lui era la persona testimone di tutti i miei sfoghi. Quell'orso era importantissimo per me, era stato Simon a regalarmelo, lui era la mia ancora , passare il tempo con lui, soprattutto durante le sfuriate dei mie, un suo abbraccio, era l'unica cosa che potesse ristabilirmi, sentire la sua presenza era rassicurante tanto quanto il suo sorriso contagioso. Simon passava tantissimo tempo a casa nostra, infatti erano stati i miei genitori a presentarlo a me e ad Helen. Per una strana o voluta coincidenza aveva la stessa età di mia sorella abitava a due villette dalla nostra e mi ricordo che aveva solo la madre, una barista che mio padre conosceva bene, dato che era stata un'hostess prima di rimanere incinta, non aveva mai voluto parlarmi di suo padre, ma era chiaro che ne sentisse la mancanza ; per questo quando un giorno lo sentii per caso rivolgersi con "PAPA'" , a mio padre, pensai ,in un primo momento, che finalmente avesse trovato in qualcuno ( in mio padre!!!) quella tanto desiderata figura paterna e mi feci sfuggire un sorrisetto pieno di orgoglio, quel sorrisetto si spense all'istante; non perché fossi gelosa, ma perché non ebbe il tempo di finire la parola che si ritrovò con una manata stampata sulla faccia. A quel punto ritornai dal mio Abby piena di rabbia e disillusione per mio padre, da quel giorno non l'ho più visto allo stesso modo.

Aveva fatto a pezzettini il desiderio del mio unico "amico "senza un'evidente ragione ,dai suoi occhi erano traboccate lacrime cariche di disprezzo e io non ero stata una vera amica; non avevo avuto il coraggio di mettermi tra loro due e imporgli di piangere per una persona che avevo appena scoperto essere un' insensibile, ero stata capace solo di piangere per conto mio e abbandonare lui al suo pianto. Mi aveva invasa un senso di colpa estenuante ma per quanto i fatti dimostrassero la vera identità di mio padre io non riuscivo ad ammettere a me stessa la verità. Ero divisa a metà, tra la mia ancora e il mio eroe. A quel punto mi alzai dal letto aprii la porta e vinta dal cuore mi avventai nella cucina al piano di sotto, dove la discussione aveva avuto luogo; ma non c'era nessuno oltre a mia madre, che con faccia di assoluta disapprovazione scuoteva la testa. Quando percepì la mia presenza si alzò di scatto e dai suoi occhi verdi capii, che erano sfuggite delle lacrime. Per la seconda volta vidi mia madre con emozioni in forte contrasto tra loro: disapprovazione e quell'amore e quell'empatia che può provare solo una madre; la prima volta la vidi il giorno in cui ci presentarono a Simon. Sam, così chiamo ormai mio padre, era nervoso quel sabato, per non parlare di mia madre, che era già angosciata dal giorno prima, anche se io non ci avevo dato molta importanza, il suo nervosismo arrivò alle stelle quando dalla porta entrò un ragazzo poco più alto di me accompagnato da una bella donna bionda che cercava in tutti i modi di spronare il figlio a rispondere al saluto freddo e distaccato di Helen. Ero talmente impaurita all'idea di farmi un amico che quando lui mi salutò quasi non riuscii ad aprire la bocca per ricambiare, quello che riuscii ad emettere sembrò quasi un lamento che fece spuntare sul suo viso un timido sorriso. Quando questo avvenne mia madre cedette dalla pressione e perse i sensi per pochi minuti, non l'avevo mai vista ridotta in quello stato ma in quel momento non potevo concentrarmi su di lei; i miei occhi erano puntati su quella misteriosa persona che era la causa di tutta l'agitazione in casa Stoon, escludendo mia sorella.

Non ho mai avuto il coraggio di chiedere spiegazioni per lo schiaffo e del perché erano entrambi così agitati quel sabato , ma c'era qualcosa che mi tenevano nascosto ed io ne ero sicura.

Dopo l'ombra...la tua luceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora