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Ho dormito male stanotte, per meglio dire non ho proprio dormito. Vado da mio padre, è seduto in cucina che fa colazione, Lo vedo depresso, non lo biasimo, anche io sarei così ma ogni volta mi trattengo un pianto continuo perché in ogni singolo momento mi viene da piangere. Trattenersi è la cosa migliore, non devo far vedere a nessuno il mio stato emotivo, l'importante è non esplodere in un momento poco opportuno. Non voglio far soffrire mio padre. Non voglio far soffrire nessuno per causa mia. La mia vita ricomincia anche se quello che è successo la cambierà radicalmente. Esco di casa e vado a scuola, non voglio aspettare scott, non ce la faccio a rimanere qui fermo senza far nulla. Devo distrarmi, proprio così, devo distrarmi da tutto e da tutti. Entro in classe e comincio a disegnare sul quaderno, tanto per distrarmi.
-hei Stiles! Che fai? Perché sei venuto a scuola? Pensavo che saresti rimasto a casa per un paio di giorni?- mi dice scott, mentre si mette davanti a me bloccandomi la mano con la matita.
-non ce la facevo a rimanere a casa, devo distrarmi, non voglio lasciarmi andare ogni volta che ne ho bisogno.-
-ascoltami bene, vieni con me in bagno, non è brutto sfogarsi e tanto meno lasciarsi andare. Voglio solo che tu stia bene. Se continui cosi prima o poi scoppierai e quando arriverà quel momento non riuscirai a trattenerti anche se vorrai.-dice scott.
So quello che sta facendo, cerca di farmi stare meglio, di farmi piangere. Non voglio piangere. Entra in classe Lydia, mi guarda ma non dice nulla, forse ha capito la mia situazione e non vuole farmi pensare a mia madre. La guardo, non riesco a trattenermi ma è troppo bella, lei mi fa battere il cuore talmente forte che tra un momento all'altro mi esce dal petto.
Suona la campanella, esco dalla stanza e vado verso il mio armadietto, il numero 106. Lo apro e prendo il libro di matematica, lo richiudo e mi appoggio con la schiena. Guardo le persone camminare da una classe all'altra, Lydia passa in questo preciso istante davanti a me, non si gira nemmeno per guardarmi. Vedo Scott avvicinarsi, il suo armadietto è vicino al mio.
-allora sei pronto per matematica?-mi chiede.
-no.- rispondo.
Entriamo nella classe di matematica e io mi siedo dietro Lydia. Scoot si siede vicino a me. Mi dice che se c'è qualcosa che non mi riesce posso chiederla a lui, il professore entra in classe e distribuisce le verifiche.
-ehi, Lydia. Mi puoi dare una penna?- le chiedo.
-certo. E dimmi, tua madre come sta?-mi risponde.
Guardo scoot e lui mi guarda. Mi viene da piangere, non so che rispondere, mi alzo prendo il mio zaino ed esco in corridoio, sto piangendo ma per fortuna non c'è nessuno, vado in bagno e mi rinchiudo in uno stanzino. Sento dei passi e qualcuno bussa alla porta.
-occupato.-dico.
Continua a bussare.
-stiles aprì la porta sono io.- dice scott.
-scoot, non riesco a trattenermi, aiutami.-
Entra dentro e si mette in un angolo, mi dice che andrà tutto bene ma io sono sicuro che non può andare bene. Non posso continuare così.
-scoot, non voglio piangere ogni volta che dite la parola mamma.- dico balbettando.
-tranquillo, quello che devi fare è prendere un bel respiro, uscire da questo bagno, asciugarti quelle lacrime e venire con me in classe.-
Mi alzo e senza tante storie esco dal bagno. Vado in classe e guardo Lydia con odio. Lei mi guarda e vedo un paio di lacrime che le escono dagli occhi. Non mi interessa. Mi siedo e continuo la verifica, matematica mi riesce bene.
Appena finita l'ora vado da scoot e insieme a lui vado agli armadietti, poso i libri e vado a casa insieme a scott. Prima di entrare dico a scoot di andare a casa.
-perché?-
-voglio stare un po da solo, grazie.-
-ok, se hai bisogno fammi uno squillo.-
-ok ciao.-
Entro e mi sdraio sul letto in camera mia. Ripenso a Lydia. Non so perché si sia comportata così, sembra quasi che si sia resa conto di aver detto una sciocchezza, il campanello suona e visto che sono solo in casa vado ad aprire.
-chi è? - dico.
-ehi, stiles sono.... sono lyidia, vedi volevo parlarti di oggi.-
-vattene non voglio parlarti.- Mentre parlo salgo le scale per ritornare in camera mia.
-ti prego, mi sono comportata malissimo oggi.-
-il fatto che adesso provi compassione per me non vuol dire che stai facendo la cosa giusta. Non capisci.-
-fammi entrare.-
Mi avvicino alla porta e afferro la maniglia, non so che fare, se apro finirò per piangere e se lascio chiuso andrò in camera mia a piangere lo stesso. Apro la porta e vedo Lydia che piange, entra in casa e mi prende la mano.
-andiamo in camera mia.-
Sale le scale e si siede sul letto, io mi siedo vicino a lei e lei mi guarda. Mi fissa, mi esamina la faccia e poi mi accarezza la guancia. La guardo e lei mi guarda ancora, si avvicina e mi bacia. Ho desiderato tutta la vita questo momento ma la respingo e retrocedo.
-vattene.-
-stiles...-
-ascoltami bene il fatto che tutto ad un tratto ti senti in colpa non vuol dire che sei diventata una brava ragazza. Io.... .... ti amo, ti ho sempre amata e tu mi hai sempre respinto, perché ora?-
-io credo di amarti stiles ma....-
-ma cosa? Ti vergogni? Vattene.-
Lei si alza in silenzio e esce dalla porta, scende le scale e se ne va.

~ Stydia~ Amo Lydia Ma Sono Un MostroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora