Capitolo 11

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Alby si fermò esattamente al centro della radura sopra la grata che il giorno prima Gally aveva aperto per entrare nella Scatola.
Violet rabbrividii alla folata di aria gelida che arrivò dal lungo tunnel sotto di lei e da cui non si vedeva la fine. -Quando siamo arrivati qua eravamo molti di più- disse Alby mentre si girava lentamente intorno soffermandosi su ogni raduraio che gli faceva un cenno di saluto -Cosa intendi dire?- chiese Violet con un groppo in gola aveva paura di aver indovinato la risposta -Molti di noi sono morti dalla paura, dall'ansia, e dalle creature del caspio che abitano il labirinto- l'espressione di Alby si tramutò dal dolore alla sorpresa -Non mi sembri molto sorpresa- il cuore della ragazza sprofondò nell'oblio mentre lei si arrampicava sugli specchi per trovare una risposta che la potesse salvare -Ehm diciamo che ho avuto l'intuizione che ci fosse qualcosa là fuori- Alby portò la sua attenzione su un dei grandi muri che gettavano la loro ombra sugli alberi -Vedi quel bosco?- chiese poi il ragazzo indicando la macchia verde acceso che inondava la parte nord della Radura -Noi le chiamiamo Facce Morte, abbiamo iniziato a lasciate là i corpi di chi non c'è la fa più. Qualunque cosa vogliano da noi i Creatori, le persone che ci hanno messo qua dentro, non siamo riusciti ancora a capirlo- Alby si interruppe per un attimo strofinandosi le mani -Oltre che ai lavori che ti ho mostrato oggi ne esiste un altro, scegliamo i più veloci e resistenti di noi per correre nel labirinto in cerca di una via di fuga, per noi sono i velocisti- il discordo di Alby sembrava finito ormai e Violet tentò di chiarire una cosa che il ragazzo le aveva detto -Avevi detto che ci sono creature là fuori- fu allora che lo sguardo di Alby cadde in un tetro e buio abisso -I dolenti. Sono delle orribili creature con un pungiglione e parti meccaniche. Fidati di me quando ti dico che non vorrei mai essere un velocista! Se i dolenti ti pungono inizia la Mutazione, i pivelli che vengono colpiti iniziano ad impazzire, urlano o sono terrorizzati persino da se stessi, dicono di ricordare parti della loro vita e poi...- -E poi cosa?- chiese lei per incitarlo a continuare il discorso -E poi muoiono e tu ti senti impotente e non capisci cosa avrai mai fatto di male per veder morire i tuoi amici e non poter fare niente per aiutarli. Abbiamo perso cinque ragazzi per colpa dei dolenti, ma il senso di impotenza che senti è sempre lo stesso- una lacrima solitaria scivolò sulla guancia di Alby -Mi dispiace Alby- disse la ragazza appoggiando una mano sul suo braccio per confortarlo.
Il guscio che Alby poco prima aveva fatto cadere rendendolo vulnerabile si ricompose non appena le dita di Violet toccarono la sua pelle scura, con un lungo respiro Alby finì la loro conversazione salutandola e allontanandosi lasciando la biondina sola e con tante domande.

Mentre camminava in uno dei tanti sentieri delle Facce Morte, Violet, si perse nei suoi pensieri. Aveva così tante domande e così poche risposte che sentiva la testa quasi esplodere con tutto quell'arrovellarsi per capire il motivo della loro permanenza nella Radura. Le macchie di diverse sfumature di verde la circondavano e nel sottobosco crescevano dei piccoli fiori blu vicino a dei cespugli. La natura intorno a lei la rapì portandola in un mondo d'immaginazione. I suoi passi erano attutiti dalle foglie secche in terra e un odore dolciastro le arrivava dalla sua destra. Si voltò e vide una grande quercia, all'ombra delle sue foglie crescevano diversi funghi colorati.
Incamminandosi verso l'albero andò a sbattere contro qualcuno che non aveva visto arrivare e che la fece cadere a terra. Si ritrovò sommersa da una pioggia di vestiti da ragazzo sporchi e puzzolenti, lanciando un grido si rimise in piedi pronta a difendersi contro chi l'aveva fatta ritrovare a terra. -Ti prego scusa non volevo farlo a posta!- la voce acuta di un ragazzino la fece girare completamente in direzione del sentiero dov'era prima.
Un ragazzino basso e biondo con dei grandi occhi azzurri la stava fissando preoccupato mentre alzava le mani in segna di resa -Scusa non volevo farti cadere- aggiunse vedendo che lei non abbassava la guardia -Oh, non ti preoccupare, è colpa mia non ti ho visto arrivare- Violet gli porse dei vestiti ai suoi piedi. Quando finirono di raccogliere tutti i vestiti il ragazzino la guardò stupito -Nessuno è mai stato così gentile con me- il suo viso dai tratti delicati arrossì leggermente -Comunque io mi chiamo Chris- esclamò poi allungando una mano verso di lei -Violet- rispose la ragazza - Se vuoi posso aiutarti a portare questi vestiti ovunque tu li stessi portando- il volto di Chris si illuminò -Certo Fagiolina!- urlò quasi dalla gioia mettendole fra le mani dei vestiti sporchi.
-Di sicuro Alby non ti ha detto che rischi di diventare uno spalatore!- mentre i due avevano iniziato di nuovo ad incamminarsi sul sentiero intrapresero una lunga chiacchierata, anche se aveva la vaga idea che a Violet le avrebbero assegnato un lavoro, Chris le tolse ogni singola incertezza avvertendola di mettercela tutta durante le prove per ogni lavoro se non voleva finire come lui che ogni giorno faceva le faccende per gli altri ragazzi. Chris descrisse ogni singolo ragazzo, scoppiando a ridere e diventando rosso come i pomodori dell'orto di Zart ogni volta che faceva una battuta.
I due si salutarono quando arrivarono in una radura in cui erano appesa a degli spaghi delle magliette e una grande catinella piena d'acqua era stata appoggiata al sole. Violet avrebbe voluto far ancora compagnia a Chris, visto che oltre Minho sembrava l'unico che la sopportasse veramente, ma cambiò subito idea quando nella Radura riecheggiò un grido che diceva "Minho e Newt sono tornati".

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