A cena finita aspettai accanto ad un albero, visto che Beatrice era rimasta seduta al tavolo; sapevo quello che voleva fare: aspettare Adrian e andare a dormire.
Non l'avrei permesso, non di nuovo. A tutti i costi... anche a costo di fare patti con Ade e quella ragazza è il diavolo in persona... quanto la odio! Non volevo passassero troppo tempo insieme, Adrian era già mezzo cotto, lei era già partita per la tangenziale, e non mi importava se lui non mi amava e non mi avrebbe mai amato, egoisticamente, non volevo che amasse lei.
La vidi alzarsi, scuotendo i suoi capelli scuri e aprendosi in un sorriso radioso quando Adrian si alzò con i compagni dal suo tavolo. Il solo fatto che non provasse vergogna ad andare da lui e con tutti gli altri suoi fratelli mi fece capire che era ben integrata del gruppo... e si fidava di loro... e questo era male. I figli di Atena sono intelligenti, inventori, strateghi e quindi... calcolatori. Si erano sicuramente già accorti della stragrande maggioranza che vi era fra le nostre squadre e avrebbero sicuramente cercato di estorcerle informazioni... Una parola gentile, una piccola allusione, una domandina incuriosita e innocente dal piccolo Adrian ed ecco che tutto il mio piano va a puttane!
Non l'avrei permesso.
Aspettai che si avvicinasse a me, mimeticamente nascosto nell'ombra perché io sono dio, ovvio!
La presi per le spalle mentre cercava, il più velocemente possibile di entrar nella casa 6. - Dove credi di andare!? - le urlai minaccioso.
Lei sgranò gli occhi, un po' spaventata. - A dormire? - mi rispose un po' balbettante.
- No! - le urlai prendendola per i fianchi e trascinandola verso la casa cinque, che si ergeva davanti alla sei con filo spinato e cose malvagiose. Le chiusi la bocca, altrimenti avrebbe urlato. Era meglio lasciare i civettuoli a chiedersi tutta la notte dove fosse finita. - Non oggi cara. Conosci il piano e le posizioni, la nostra situazione, inoltre, è abbastanza sospetta... è più che logico che cercheranno di estorcerti qualcosa! -
La buttai nella casa cinque, al centro del pavimento, mentre tutti si guardavano intorno come se fosse scoppiato un incendio. Chiusi la porta dietro di me.
- Lasciami andare! - urlò lei fiondandosi verso la porta. Cazzo è veloce... e pure forte. Senza accorgersene mi aveva lanciato via... capivo... le sue abilità si manifestavano solo se era spontanea e istintiva. Uno dei tratti caratteristici della casa di Ares, in fondo: la guerra intesa come mischia di corpi e lame e sangue e morte, senza uno schema prestabilito, con l'unica guida dell'istinto di sopravvivenza e il morboso desiderio di omicidio, di violenza, di vittoria.
E tanto per dare vita alle mie parole si mise a prendere a calci, pugni e spallate la porta, come se potesse spostarla, sussurrando: "No, ti prego..."
Roteai gli occhi al cielo.
Andai verso di lei, salendole a cavalcioni, visto che stava seduta a terra. La bloccai con le spalle al muro mettendole una mano al lato della testa e l'altra sulla sua mandibola stringendo, non troppo, solo per fargli capire che facevo sul serio. - Senti - cominciai, prima di accorgermi che era così piccola che la mano sulla mandibole le arrivava fino agli zigomi praticamente... - Per oggi niente orge né coltelli. Non ti torceremo un capello, basta che la smetti di starnazzare come una papera e smetti di piagnucolare. Devi solo addormentarti qui, oggi, poi potrai tranquillamente andare a moltiplicarti con Adrian - sentii la bile che mi arrivava sulla lingua al pronunciare quelle parole in modo tanto indifferente quando dentro bollivo di gelosia e rabbia. - Solo oggi, ti ordino, solo stanotte. -
Stetti un attimo zitto per permetterle di afferrare bene il tutto, aveva una faccia concentrata... o forse morta di paura, non lo so! Le femmine sembrano tutte uguali.
Alzai un sopracciglio. - Se non ci riesci ti metto a dormire io... - le assicurai alzando un pugno per farglielo vedere bene, chiuso, pronto a colpire. - Dor-mi. Tu resterai qui, fossi costretto a legarti al letto! - Lei chiuse gli occhi e, ancora con la faccia nella mia mano, annui, poco convinta. - Vedi che ci si riesce a ragionare! -
Aspettai che si addormentasse, per vedere se aveva intenzione di scappare mentre tutti russavamo.
Vidi il suo lenzuolo alzarsi e abbassarsi lentamente, in modo molto calmo. In mezzo al concerto di russate sentivo il respiro pesante di una ragazza stanca addormentata. Mi alzai in piedi, dirigendomi a piedi nudi verso il suo letto. La vidi: il suo viso disteso e rilassato non l'avevo mai visto... era ancora più candida. I capelli scuri sparsi sul cuscino, la guancia posata sul cuscino e una mano poco davanti al suo mento. Sussultò e il suo piedino nudo finì fuori dal lenzuolo. Sospirai, passandomi una mano fra i capelli... era odiosa, ma era comunque una brava ragazza... purtroppo. Le avevo promesso una tregua, allora una tregua anche per me. Basta essere stronzi.
Mi abbassai piano, presi il piede con le mie mani callose e lo deposi delicatamente di nuovo sotto i lenzuoli. Mi alzai, la guardai ancora, in quella sua espressione così serena... e... sorrisi.
Cosa sto facendo?
Scossi il capo, tornando alla mia normale espressione severa. Feci retromarcia e mi infilai nelle lenzuola; mi addormentai pochi secondi dopo.
***
Mi svegliai presto, come al solito, verso le 6:30. La vita nel campo iniziava alle 8, con la colazione. Avevo un'ora e mezza per prepararmi: i miei capelli hanno bisogno di tempo per essere perfetti.
Per prima cosa andai a farmi una doccia, le docce erano vuote ed era una cosa che adoravo. Avrei lasciato asciugare i capelli al vento, come al solito. Non avevo voglia di mettermi con il phon a fare cose con la spazzola, e poi... era il giorno della caccia alla bandiera.
Tornai in camera, erano ormai le 7 e stavano ancora tutti russando placidamente... - IN PIEDI! SOTTOSPECIE DI PISCIO DI CICLOPE! - La mia delicatezza era grande.
Scattarono tutti in piedi come molle, urlando, come sempre. Tutti tranne... Beatrice. Stavo dirigendomi verso di lei per buttarla giù dal letto, ma ci ripensai, era meglio lasciarla dormire un altro po'. Non sarebbe diventata il dio Ares ma più riposo le avrebbe fatto bene... E avrebbe fatto bene a noi che lei fosse più riposata possibile.
Non troppo però... infatti quindici minuti dopo la rovesciammo letteralmente giù dal letto urlandole: "Sveglia!"
Lei ci mandò a quel paese. I risvegli interessanti erano i migliori.
- Allora ciao. Noi ce ne andiamo - dissi io, uscendo davvero dalla porta. Non sentii quello che stava dicendo, l'avremmo aspettata a colazione. In fondo, era un materasso, anche una capra sarebbe stata in grado di uscirne. No?
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Figlio di Ares
FanfictionE' la storia "The Last Ares' Daughter" dal punto di vista di Ian. "Odio. Odio profondo. Sono circondato da imbecilli..."