Erano ormai tre giorni che Thomas rimaneva chiuso in camera. Non mangiava, non dormiva, non parlava con nessuno. Lea aveva provato a bussare, a forzare la serratura, ad arrabbiarsi e a pregare, nulla aveva funzionato. Ore di silenzio si alternavano a frenetiche melodie distorte suonate con il violino a qualsiasi ora. La svegliavano a notte fonda, le facevano compagnia il giorno; quello era l'unico sintomo della presenza del ragazzo in casa. All'alba del quarto giorno Thomas uscì dalla stanza per andare a prepararsi delle puntarelle. Ne aveva voglia.
Lea fu svegliata dallo sfrigolare del fornello e lo trovò che mangiava tranquillamente, come se tutto fosse normale.
"Tommy, sono le cinque del mattino." gli fece notare lei mentre storceva la bocca verso il suo pasto.
"Avevo voglia di puntarelle, poi ho finito." il ragazzo scrollò le spalle.
"Quindi mi dirai cosa hai fatto questi tre giorni?"
"Tre giorni? Devo aver perso il senso del tempo..." si passò una mano tra i capelli, arruffandoli ancora di più. Erano cresciuti nell'ultimo mese e ora qualche riccio ribelle gli ricadeva davanti agli occhi creando un effetto particolarmente affascinante: sembrava una statua greca con quell'espressione corrucciata e quel ciuffo che quasi gli sfiorava il naso. Lui sembrava non accorgersene, prese un elastico e si raccolse i capelli in un buffo codino. Lea trattenne una risata.
"Ho sviluppato un virus." spiegò Thomas andando a lavare il piatto. "E' abbastanza potente da riuscire a bucare il firewall."
"Quanto tempo avremo?" chiese la ragazza sbadigliando. Era preoccupata, anche se cercava di non darlo a vedere. Le difese dell'Agenzia erano praticamente impossibili da far saltare. Lui però sorrise, di quel sorriso che ha chi ha preparato il miglior scherzo dell'epoca.
"Manderà in tilt qualsiasi cosa. " iniziò a spiegare pragmatico, ma si vedeva che era fiero di quello che aveva creato. "ogni minimo impianto tecnologico, compresi quelli di emergenza. Questo virus sa muoversi attraverso il continuum e attaccherà ogni fonte informatica, elettrica e meccanica. Vede il continuum come una rete informatica di scambi di informazioni. Naturalmente ho delimitato il raggio di azione per evitare di contagiare tutti i sistemi informatici della Storia.
"E noi come faremo a scappare una volta che non funzionerà più nulla all'interno dell'Agenzia, quindi nemmeno i trasferimenti illegali?" Lea si prese un pacco di biscotti e si buttò su una sedia.
"Qui viene il difficile."
"Fortuna." commentò sarcastica lei.
"Ci serve qualcuno che si muova al di sopra del continuum perché non sarà attaccato dal virus. Dobbiamo ricontattare la Storia."
"Io non ci torno in quella buca di potenziale." esclamò lei puntando i piedi per terra come una ragazzina. Lo era, una ragazzina, in teoria aveva appena diciassette anni. Quasi diciotto in realtà, ma non era importante l'età. Tutti gli eroi erano sempre stati troppo giovani, in tutti i libri di ogni epoca che lei aveva letto. Sembrava quasi uno scherzo del destino che lei, che eroina non si era mai sentita, si era ritrovata a recitare quel ruolo che non sentiva, che non le apparteneva fino in fondo. Thomas sarebbe potuto essere un eroe una volta, ora nemmeno lui riusciva più a rimanere dentro quel vestito stretto che gli avevano cucito addosso.
"Torniamo indietro alle cascate di Reichenbach allora. " propose lui accendendosi una sigaretta. Non aveva voglia di discutere, era appena emerso da tre giorni di studio informatico e quel virus era qualcosa di distruttivamente unico. Nessun altro Agente avrebbe mai potuto sviluppare un programma del genere.
Lea annuì pensierosa.
"Secondo te, entrare nella stanza 42 sarà un momento così distruttivo da permetteci di trovare il segreto dell'immortalità?"
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Il fabbricante di dèi
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