Capitolo 8 - Timori

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《Annie, Ana sospetta qualcosa.》

《cosa?!》mi alzo in piedi, Hachiko alza la testa verso di me e mi guarda con aria stanca poi ritorna ad addormentarsi un'altra volta.

《tranquilla piccola, non ti toccherà nemmeno con un dito》

《ci spero che se no' mi incazzo come una belva che sia chiaro. Non voglio soffrire un'altra volta... come quella volta.》

《lo so neanche io volevo soffrire》questa frase mi lascia senza parole, sento la rabbia salire, e stacco la chiamata senza pensarci due volte -però quando mi disse che ero una troia ed ero solo brava a letto non stava soffrendo- metto il cellulare in modalitá silenzioso, lo appoggio sul tavolinetto da caffè e poi vado in cucina a prepararmi dei toast.

per il resto della giornata mi sono messa a lavorare in una stanza che ne io ne mio padre usavamo da quando ci eravamo trasferiti in quella villetta, così l'ho trasformata in studio, così da poter continuare i miei lavori, anche quando, non sono all'atelier.

ho lo stereo acceso, la porta aperta dello studio, dallo stereo esce una bellissima melodia rilassante, sopra la voce angelica della donna che usciva dalle casse, sento il campanello suonare, mi alzo, e vado al piano di sotto, Hachi è davanti al portone pronto a mordere qualche estraneo inopportuno...mi avvicino e apro notando Christian

《posso?》ha il tono abbastanza irritato, e questo mi fa capire che è per avergli attaccato il telefono in faccia, ma in fin dei conti ha sbagliato, ma questo è il punto, lui non ha capito che ha sbagliato...o forse si riferiva al dopo, quando noi non ci siamo più contattati, allora in quel caso ho io torto e tra di noi c'è stato un piccolo disguido

《si entra pure Christian》 affermo con tono tranquillo e docile, facendomi da parte al leone incazzato che ho davanti, però so come sarebbe finita, noi due a rigirarci tra le lenzuola.

Mi faccio da parte facendolo entrare poi chiudo il portone, lo faccio accomodare in salotto, solo ora noto come è vestito, in maniera semplice, e rispecchia il suo vero essere da ventisettenne, converse nere, camicia di lino bianca arrotolata fino ai gomiti e un paio di jeans nuovi.

《ecco chi é il Christian che conosco》

《in che senso?》 ancora è incazzato, lo capisco anche dall' espressione glaciale e soprattutto infuriata che ha stampato in faccia.

《il modo in cui ti sei vestito, ecco il vero te, semplice, un ragazzo come tutti gli altri, un ragazzo che in questo momento non ha un azienda con più di 20 000 dipendenti》

《sono più di 40 000 per tua informazione, e comunque io sono diverso dagli altri miei coetanei》

《Christian pensavi, anche questo quando eravamo piccoli, cazzo per una buona volta dammi retta e scendi dal piedistallo dell'uomo più egoista egocentrico, presuntuoso, e milliardaio del mondo!》alzo gli occhi al cielo, e appoggio le mani sui miei fianchi, poi continuo 《e saluta Hachiko, maleducato!》lui mi guarda e gli faccio sfuggire un sorriso, poi si china, e accarezza la testa del mio cane, che si era avvicinato a lui scondinzolando, almeno dopo tutti questi anni lo riconosceva!

《comunque, ritornando a parlare seriamente, sospetto che tu sia qui per come mi sono comportata via telefono...》

《esatto.》

《hai gridato e buttato in aria tutto?》

《ero nel mio studio, si.》-allora fa seriamente!- penso

《emh...senti, forse c'è stato un disguido tra di noi...chiariamola e buonanotte》si avvicina gli occhi a fessura, espressione glaciale.

《non sai che ti farei in questo momento.》

Fifty Shades of a Rose 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora