Non erano gli anelli di ferro che le avevano appena bloccato la libertà. O la mancanza della luce, che in certi istanti le aveva sempre dato un briciolo di speranza. Ma il fatto di essere stata paragonata ad un animale. Un cucciolo che fin dalla sua tenera età aveva obbedito e rispettato il proprio padrone senza la benchè minima resistenza. Al quale però avevano mentito, imposto falsi insegnamenti, false emozioni e false riconoscenze. Si sentiva così. Un animale non più desiderato.
Le ore passavano. L'aria era pesante, ricca di polvere, che si incollava ai polmoni di Aurora provocandole dei dolorosi attacchi di tosse. Le gocce di sudore brillavano sulla sua pelle. Si sentiva unta, sporca...
I piedi graffiati sulla suola a causa dei sassi taglienti del terreno. Intorno ai polsi , le catene iniziavano a segnare la sua pelle, lasciandole dei cerchi arrossati sul punto di sanguinare.
Si dimenava interrottamente. Ma niente. Non si spezzavano. Le energie cominciavano a diminuire. La gola in fiamme che supplicava acqua. Le caviglie doloranti per via del suolo. I muscoli delle braccia gridavano dal dolore a causa della posizione in cui erano legati.
Anche le lacrime pungevano sul suo viso. Le squarciavano la pelle ogni volta che scendevano sul suo mento.
Il respiro delle correnti d'aria era l'unica forma di suono in quelle sotterranee.
Non c'era alcuna speranza per lei di uscire da lì, viva.
E il rumore di quei passi le diede la conferma.
Erano passi pesanti, a ritmo di marcia. Probabilmente era uno degli uomini alleati con sua nonna, che per suo ordine, forse stava vendendo da lei per svolgere la sua esecuzione.
Ancora una volta si sbagliava.
Non poteva crederci. Come riusciva a trovarla ovunque fosse, come riusciva ad apparire sempre nel momento in cui lei non se lo aspettava. Come riusciva ad entrare nella sua testa con quei suoi occhi incolore e raggirare i suoi pensieri. Giocando con le sue emozioni, con le sue ferite. Bastava solo che lui si trovasse accanto a lei e il suo corpo reagiva al dolore.
Quel uomo aveva il controllo della sua mente e del suo corpo. Le disse che non aveva ancora preso tutto di lei. La sua anima ancora le apparteneva.
Aurora geme dalla paura e strisciò velocemente appoggiandosi al muro.
- C-cosa vuoi? Chi sei? - singhiozzò. Tirava le catene con più forza con l'insana speranza che si spezzassero.
Lui era immobile. In piedi davanti a lei. Fece un piccolo passo in avanti, e d'istinto Aurora tirò le gambe a se per farsi da scudo. Ma l'uomo non l'aveva colpita. Non ancora, almeno.
- Detesto quando qualcun'altro si impadronisce delle mie prede. - sibilò lui.
Eh?
Era seccato. Frustrato. Irritato. Ma non per quello che le avevano fatto. No, no. A lui dava alla testa il fatto che l'avesse fatto qualcun'altro che non sia lui.
L'uomo si portò un braccio davanti al petto muscoloso. Sigillò la mano in un pugno stretto.
Aurora strinse le palpebre più forte. Continuava a ripetersi che sarebbe durato un minuto, e non avrebbe più sofferto.
Qualche secondo e questa storia finirà.
Improvvisamente sulla sua schiena non sentì più il muro di terra, ma una pietra liscia e gelida.
Ancora.
Aurora s'imponeva di ignorare quella sensazione. Pi però la curiosità prevalse e aprì in soffiata l'occhio.
Un grido le uscì dalle labbra. La pelle dell'uomo, all'altezza delle nocche si stava colorando di nero. Poco a poco, poi, gli spuntavano dei piccoli pelli lungo le dita. La cosa però ancora più inquietante furono i suoi artigli. Così perfettamente taglienti, curati con attenzione da uno che durante il giorno non altro da fare. Luccicanti anche nel loro colore simile alla pece.
Ad Aurora toccò sperare in una morte non troppo lenta, era a già sai dolorosa.
Lui fece altri passi in avanti. Come per arrendersi, Aurora stese le sue gambe e allargò le braccia in modo che potesse colpirla dritto al cuore.
I secondi passavano. I passi aumentavano. L'ansia cresceva. La paura diminuiva. E la vita poco a poco si spegneva.
Il suono dei movimenti degli artigli si sentì vivo nell'aria. Aurora era pronta a sentire una fitta al petto, ma non era così. Con tutti i suoi pensieri non aveva sentito gli anelli di ferro spezzarsi.
La stava liberando.
Con un'altro colpo liberò anche l'altra mano.
Quando finì si rimise doverà davanti al corpo di Aurora ancora steso a terra.
- Ma cosa... - mormorò. Alzò gli occhi verso di lui e lo vide di nuovo con le braccia umane. Immobile, come se si aspettasse un ringraziamento. Ma non era questo che voleva.
Con tutta la forza che aveva si lanciò addosso ad Aurora e le tappò la bocca con la mano.
Lei gridò forte.
- No! -
L'uomo era sopra di lei e con il corpo pesante cercava di bloccarle i movimenti.
- Ti prego no... - piagnucolava lei appena riusciva a scrollarsi le sue mani dalle labbra.
Il corpo pesante di lui, le sue labbra bloccate, i suoi respiri corti e la mancanza di aria pulita la costrinsero ad cedersi al dolce abbraccio del sonno.
Svenì a terra implorando ancora nella sua mente l'aiuto di qualcuno che non sarebbe mai arrivato in suo soccorso.
Arthur.
***
Anche questo capitolo è fatto.
Spero che la storia vi stia piacendo. Volevo solo ringraziare quelle poche persone che mi seguono e che senza, ora questa storia, per quanto folle ma vero sia, è al momento la numero 47 in classifica.
NON CI POSSO CREDERE NEANCHE IO. Ma è così.
Grazie a tutti.
A breve anche il nono capitolo.
Votatelo se vi è piaciuto. Mi piacerebbe sapere la vostra opinione della storia, quindi commentate se volete. Seguitemi per avere tutti gli aggiornamenti.
Baci
BeZeus.
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Cappuccetto Rosso & Il Lupo | The Legends Series [1]
Mystery / Thriller[ IN REVISIONE - SE TROVATE ERRORI GRAMMATICALI O DI BATTITURA MI SCUSO IN ANTICIPO. Farò una revisione completa alla fine del libro ] MOMENTANEAMENTE SOSPESA Aurora apparentemente è una fanciulla comune. In realtà porta sulla sua pelle i segni di...