9 - Natura selvaggia.

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Il tempo andava in degenerando. Le nuvole cupe si accumulavano sul cielo limpido, oscurando la calorosa luce del sole che brillava un momento prima. L'acqua , così gelida anche in estate, cadeva dal cielo, fino a ricoprire i suoni di vita della selva vegetazione della foresta.

Le mura erranti abbracciavano il Regno, lasciando però i tre portoni come unica via d'accesso. 

Così sciocchi per quanto intelligenti. Quante volte era entrato in quel Regno... Accolto con dolci e innocenti sguardi di gente talmente ingenua da credere alla sua natura. 

La bestia è oltre le mura, non può toccarci. 

Così tante menzogne in una semplice frase. Lui doveva solo attendere. E uno di loro, divorato dalla curiosità e dal suo egoismo, sarebbe finito tra le sue fauci. E ne avrebbe assaporato la carne tenera, gustandosi del suo sangue caldo da bruciarli la gola. Ascoltando le loro dolci grida, così melodiche nelle loro voci spezzate dal dolore. Osservando la luce della vita spegnersi nei loro occhi. Privarli della cosa più preziosa che avevano: la vita.

Quanto godeva nel torturare le sue vittime.

E quella che aveva adesso non era una vittima qualsiasi. Era abituato ad ucciderli sul momento, farli soffrire in una volta sola. Ma con lei aveva trovato il piacere sotto un'altra prospettiva. Sottrarre poco a poco qualcosa. Manipolare le loro menti. E godere nel vederli soffrire lentamente.

Lei era la prima. 

Trascinava il corpo di Aurora, privo di conoscenza, sul suolo infangato della foresta. La teneva per un piede, mentre la sua schiena accarezzava il terreno fradicio. I capelli corvini della fanciulla si univano al fango appiccicoso che si aggrappava tra le sue ciocche.

La sentiva gemere. Presto si sarebbe svegliata, e presto avrebbe terminato ciò che aveva iniziato anni prima. 

Ricordava ancora quando le inflisse il primo taglio. I suoi artigli giocavano con la sua pelle carnosa. Che spettacolo era vederla aprirsi, facendo colare sulla sua folta peluria le gocce del suo sangue maturo.  O quando assaporò il terrore nei suoi grandi occhi azzurri, che lo supplicavano bagnati dalle loro lacrime. Da quella notte non aveva mai smesso di desiderarla ancora di più. Tra le grida della ragazza, ancora inebriato dal suo piacere, prese la difficile decisione di lasciarla andare. In modo che avrebbe , di nuovo, giocato con lei come una volta. Sempre, sempre di più. Senza mai saziarsi. 

Eccolo. Il punto per lui più sacro dell'intera foresta. Sui due limpidi massi di pietra ancora giaceva il sangue secco della ragazza. Erano il suo ricordo. Ogni volta che desiderava tuffarsi nel piacere puro, si avvicinava ad annusare quell'odore metallico. Tal volta fu tentato di leccarlo via. Ma facendo ciò avrebbe sottratto a se stesso quel briciolo di auto-controllo. Avrebbe potuto intrufolarsi nel Regno e rapirla, eppure aveva scelto di attendere. 

- Arthur... - gemeva Aurora ancora a terra. 

Si girò a guardare la sua preda. I suoi occhi incolore si accesero in un rosso fuoco, coperto però dalle gocce limpide di acqua che pioveva dal cielo. 

- Arthur. - Subito dopo aprì gli occhi. Una goccia fredda sfiorò le sue irridi, costringendola a richiudere le palpebre. 

- Arthur! - Si alzò a sedere, e trovando quel uomo al posto del Cacciatore si lasciò sfuggire un grido disperato.  - O Dio... dove sono... che posto è... cosa mi hai fatto! - 

- Niente. Ancora. - sibilò lui ridacchiando.

Aurora strisciò all'indietro. - Ti prego dimmi cosa vuoi e lasciami in pace. Ti supplico... - piagnucolò lei.

- Dillo ancora. - ordinò lui ansimando.

Aurora alzò poco il capo coperto dalle sue mani. - Cosa?  

- Supplicami ancora. Fallo! - tuonò. La sua vena, sul collo, stava pulsando. I suoi occhi sprizzavano follia. - Ora!

La fanciulla in preda alle lacrime si coprì il viso con le mani sporche di fango. - Ti prego, non farmi del male.

Una vocina passò nella mente di lei. 

Ti prego, non farmi del male.

Era una bambina.

Lui si scagliò addosso ad Aurora e le strinse i polsi intono al viso. Tenendola ferma. Poi affondò la sua testa nell'incavo del collo della ragazza. Stava urlando dalla rabbia, mentre Aurora dalla paura.

Le loro grida si univano perfettamente. Come fossero una cosa sola.

- Fallo ancora, ho detto. - le cinse il collo con forza. Bloccandole la respirazione. Aurora sputò sangue dalle sue labbra.

Alla vista del liquido rosso non si trattene più. Con forza posò le sue labbra su quelle della fanciulla, baciandole con tenacia. Poi infilò la sua lunga lingua, che a movimenti veloci, leccava tutto l'interno sanguinante della bocca della ragazza.

Labbra contro labbra, ridacchiava compiaciuto. 

Le graffiò il petto, e lei urlò dal dolore. Le strappò la veste liberando l'immagine dei suoi due seni. Iniziò a passare la sua lingua sulla pelle insanguinata della ragazza. Aurora incrinò la schiena. La saliva pungeva sulle sue ferite, ma alleviava il dolore. Le sue grida diminuirono, ma non completamente. L'uomo le afferrò un capezzolo tra i denti e lo morse fino a farlo sanguinare. Anche lì iniziò a succhiarle il seno più forte, fino a diventare violaceo. 

- No, ti prego... basta. -

- Ancora un po'... - le sussurrò lui all'orecchio. Per poi morderlo tra i suoi canini.

- E' inutile che fingi che ti faccia male. Sei una preda, e tu come altri mi date piacere. Ma lo so che ti piace quando ti graffio. - e le squarcio l'avambraccio destro. - quando ti lecco. - lo prese e se lo portò alle labbra. - e quando allevio le stesse ferite che ti ho procurato. - ridacchiò infine. 

Non poteva crederci. Era proprio come diceva lui. Adorava quando la graffiava. Lui era la sua malattia e la sua cura. Un incrocio improbabile, ma non impossibile. Improvvisamente tutta la paura che provava si era trasformata in desiderio.

Era attratta dalla bestia.


***

Grazie a tutti.

A breve anche il decimo capitolo.

Votatelo se vi è piaciuto. Mi piacerebbe sapere la vostra opinione della storia, quindi commentate se volete. Seguitemi per avere tutti gli aggiornamenti.

Baci

BeZeus.



Cappuccetto Rosso & Il Lupo | The Legends Series [1]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora