1 - In Principio.

756 46 1
                                    

Ammirava con nostalgia quel ultimo raggio di luce. Le chiome erranti degli enormi alberi le ostacolavano la bellezza di quel immenso tramonto, che,più passava il tempo più sprofondava nel caldo abbraccio delle tenebre, e con lui, anche quel briciolo di speranza che le infondeva coraggio.

La luna, timida com'era, non aveva nessuna intenzione di concedere la sua nobile presenza a quel cielo oscuro. Le stelle spuntavano una ad una. E come nel nulla, sparivano. L'aria, da umida e soffocante, divenne gelida e pungente. Quasi più dei rami secchi che le graffiavano il volto ad ogni suo passo. La fitta vegetazione le ostacolava i movimenti irruenti e disperati. Il terrore iniziava a far breccia nella sua mente. Ormai, ovunque, vedeva solo figure mostruose. Gli alberi, con i loro rami che si diffondevano nell'aria, la costringevano ad arretrare ogni volta che li guardava, con timore che fosse il mostro.

Non ne sapeva nulla a riguardo. Dopotutto era solo una piccola e innocente bambina. Le sue piccole orecchie però non avevano esitato ad origliare qualche conversazione.

Nessuno sapevo com'era. O almeno, nessuno che sapeva com'era era rimasto in vita per raccontarlo a qualcuno. Lo descrivevano come il figlio del diavolo. I suoi canini, quando non erano iniettati di sangue, erano talmente affilati lucenti da poter brillare in quel atomo di oscurità.

Aurora non desiderava poterli individuare. Ma nonostante ciò, non smetteva di guardarsi intorno con il timore di vederli apparire. Una parte di lei lo desiderava. La curiosità forse? Oppure il timore che quell'attesa la uccidesse prima che lui lo trovasse.

Il suo mantello rosso era ormai squarciato ai bordi del tessuto. Sembrava l'unica cosa di colore in mezzo alle tenebre. Non poteva saperlo, ma sentiva il tocco salmastro e viscido del fango che aveva sporcato il mantello all'altezza dei talloni.

Le cicale non smettevano di suonare. I versi dei gufi rendevano quell'atmosfera ancora più spaventosa. Il vento violento, quando sfiorava la chioma degli alberi, lasciava dietro di se un rumore che le faceva trasalire il suo corpo minuto, avvolto in un mantello color del sangue.

Un rumore la costrinse a voltarsi.

Gli occhi verdi spalancati al limite scrutavano il paesaggio intorno in cerca di un movimento sospetto. Ma nulla. Questo non fece che spaventarla di più.

La paura aumentava. E con lei anche quel malato desiderio di veder apparire la bestia per dar pace al suo povero cuoricino ormai messo alle strette con tutti quei rumori sinistri.

Sul suo viso paffuto e pallido facevano strada le lacrime che scivolavano dai suoi occhi.

- Aiuto! - La sua voce stridula divenne il nucleo di vita in quella foresta. Ripete quella parola un'altra volta. E una volta ancora. E ancora un'altra. Dalle sue labbra sottili sembrava non voler uscire altro che quella parola.

Una radice esposta in superficie la fece inciampare e scivolare a terra.

Finì per scontrarsi sul suolo polveroso. Sentì un taglio aprirsi sulla sua guancia. Il sangue le scaldo le guance gelide. Il suo viso inizio ad avvampare. Calore, dolore, bruciore, fastidio... si potrebbe continuare all'infinito. In quel momento gli provava tutti. Uno dopo l'altro, e per certi istanti anche insieme. Le lacrime peggiorarono ancora. Nonostante ciò, non poteva farne a meno.

I rumori si fecero di nuovo vivi. Questa volta non era un falso allarme. Lui era lì.

Aurora, in preda alla pazzia, inizio a urlare, fino a sentirsi la gola bruciare e farsi mancare l'aria.

I suoi passi erano irregolari. Dondolava le gambe in aria. Saltava. Correva. Agitava le braccia come se l'aiutassero a correre più veloce.

In un primo momento si illuse di averlo seminato. Ma non era così. Non sarebbe mai successo. A lui non è mai scampata una preda. Se decideva la sua sorte per lei era finita. Aurora iniziò a supplicare il cielo in un aiuto, ma niente. Dall'alto nessuno aveva intenzione di aiutarla.

Che tristezza. Una povera bambina, che faceva solo il suo dovere, è morta tra le fauci della bestia.

Sarà esattamente ciò che si dirà in giro di lei. E neanche in una settimana diventerà una dei tanti. Solo un nome. Solo una preda.

Ma non aveva alcuna intenzione di essere la sua di preda.

Dopo un tempo indefinito le sue gambe iniziarono a cedere. Si obbligava a rialzarsi, ma non poteva. Era arrivata al limite delle sue forze. Se non che non le abbia oltrepassate.

Il paesaggio intorno a lei sembrava non cambiare mai. Era troppo concentrata ad allontanarsi sempre di più da quei rumori. Quando si fermò definitivamente scrutò con attenzione la foresta. Il buio le impediva di focalizzare bene i luoghi ma nonostante tutto intravide una piccola fessura tra le rocce.

Era un tentativo disperato, ma non aveva scelta. E poi era abbastanza piccola da poterci entrare.

Si strofinò sulla pietra per cercare di incastrarsi nella fessura. Era più ampia di quanto credesse. Si sistemò rannicchiata su se stessa. Con le gambe tirate al petto e con il corpo avvolto nel mantello rosso.

Le lacrime sembravo essere cessate ma senza alcun preavviso iniziarono di nuovo a scivolare sul suo viso. Per ore e ore anche i rumori sembravano spariti nel nulla.

Gli occhi urlavano sonno. Le palpebre si fecero pesanti. Più di una volta ebbe il rischio di addormentarsi. Doveva solo attendere l'alba e si sarebbe salvata.

Ma non era così. La paura le metteva a freno il sonno, ma questo non significava nulla.

I rumori si fecero di nuovo vivi. Vicini. Troppo vicini. I passi pesanti della bestia facevano tremare il terreno alzando nell'aria un filo di polvere. Il suo respiro affannoso prudeva alle orecchie di Aurora. I suoi silenziosi gemiti. Era lì. Lo sentì avvicinarsi di più. Abbastanza da poter notare la sua immensa ombra.

Era una bestia. In tutti i punti. I suoi artigli erano affilati. Il suo respiro pesante si notava dai movimenti del suo petto.

Le lacrime i gemiti non riusciva più a controllarli.

La bestia era a pochi metri da lei. Era questioni di secondi e sarebbe diventata una delle sue tante prede.

***

Ok questo è il primo capitolo del romanzo. Volevo solo puntualizzare che l'ho scritto sotto l'effetto del raffreddore e se noterete qualche cosa di sbagliato vi chiedo subito scusa. Non ho la mente esattamente lucida in questo momento.

A parte questo. Spero vi piaccia e spero che dopo questo capitolo vogliate ancora leggere la storia.

Volevo solo ringraziare quei pochi lettori che mi seguono da sempre anche se forse non se ne accorgono. Spero di poter affascinare altri con le mie storie.

A parte questo... Se vi è piaciuto votatelo e se avete qualcosa da dire commentate qui sotto.

Seguitemi per avere tutti gli aggiornamenti.

Baci

BeZeus

Cappuccetto Rosso & Il Lupo | The Legends Series [1]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora