5 - The First Generation

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I polmoni privi d'aria. La gola infiammata. Gli occhi arrossati e secchi. Il volto appiccicoso per via delle lacrime. E peggio ancora, il cuore addolorato per il culmine di emozioni che aveva provato fino a poche ore fa. 

Non poteva capacitarsi del dolore che provava.

La brughiera non le era mai sembrata così lontana. Tornava a casa barcollando in preda alla confusione.

Temeva ancor di più la reazione della nonna. Era uscita di casa, e appena fuori l'aveva sentita scacciare un urlo di disperazione. Un pensiero folle le passò in testa: e se l'anziana donna avesse tentato il suicidio?

Al solo pensiero Aurora rabbrividì. Accelerò il passo. Si sforzò di fingere che non fosse successo nulla. Nonostante i suoi occhi vedessero solo un bosco avvolto nelle tenebre.

Le luci della piccola casa erano ancora accese. Un buon segno. 

Aprì la porta con la massima delicatezza. Ora, ciò che più temeva era di vederla ancora sveglia ad attenderla sulla soglia della porta. Quando entrò la ritrovò seduta intorno al piccolo fuoco accesso.

Aurora provò a focalizzare sugli occhi della donna. Le sue irridi erano diventate di un grigio profondo. I suoi occhi erano spenti, privi di vita. I lineamenti del viso erano calcati e arrossati a causa delle lacrime amare che aveva pianto in sua assenza. I capelli color platino erano raccolti in una, ora mai, treccia disfatta. Gli indumenti erano al contempo sporchi e puliti. La loro situazione economica era al limite di povertà anche se non si dava a vedere.

- Sei ancora sveglia? - domandò Aurora con voce tremante.

La donna non la degnò di uno sguardo. - Perchè sei fuggita... - più che una domanda sembrava un'affermazione.

Aurora non seppe come risponderle. Quando aveva visto la follia comparire sul volto di lei si lasciò guidare dall'istinto, che le suggeriva di andar via. Il più lontano possibile.

- Sono tornata.

L'anziana incrinò la testa. - Non basta.

- Cosa intendi?

- Sei un'erede. Una dei tanti. Non so come spiegartelo. -

- Non mi hai spiegato niente, in vita tua! - Le uscì più forte di come se lo aspettasse. 

Aurora osservò la propria nonna piangere davanti a lei. Mai aveva creduto di poter vedere una visione talmente dolorosa e al con tempo folle. 

- Perchè? Perchè mi sembra che tu sia così lontana da me? Non hai mai voluto parlarmi. Non hai mai voluto aprirti con me. Non so niente di te, eppure ho la sensazione di conoscerti. -

Quelle parole le fecero ribollire il sangue. Proprio lei parlava di aprirsi. Dopo la morte della madre non le aveva più rivolto alcun tipo di attenzione. Era come se si fosse creato un muro tra di loro. Odiava ammetterlo ma da quel momento entrambe avevano smesso di provare sentimenti. 

- Non sai niente di me. - ringhiò.

- Questo non è vero. - La donna si alzò e s'incamminò verso la nipote, ma lei la fermò con lo sguardo.

- Sì che lo è. Perchè neanche io so niente di me. Il mio corpo , non riesco a riconoscerlo. I graffi, i tagli, i lividi... non ricordo nulla di tutto questo. Perchè? -

- Aurora tu sei una degli eredi e... - 

- FINISCILA CON QUESTI EREDI. - Tuonò. - Lo vuoi capire che non so di cosa parli.

- La Prima Generazione siete voi. I figli degli ultimi Cacciatori dal Manto Rosso. -

- Non ho alcuna intenzione di partecipare alle tue stupide attività rivoluzionarie.

Aurora si fece strada tra i gradini ma la nonna l'afferrò per un braccio e la tirò a se. Se non avesse incrociato il suo sguardo avrebbe provato a divincolarsi. Sugli occhi dell'anziana donna c'era un'aria di disperazione e dolore.

- Non te lo lascerò fare. Non senza che tu abbia conosciuto tutta la storia. - 

La lasciò andare. Si incamminò verso la piccola libreria e fece cenno con lo sguardo ad Aurora di seguirla.

Le bastò tirar fuori un libro: Le 1000 favole di Bijo. Un romanzo che le leggeva sua madre ogni sera da piccola. Quando lo tirò la libreria si spostò delicatamente verso destra. L'ingresso oscuro di un piccolo tunnel appariva sulla parete. La nonna afferrò una candela e l'accese facendosi prestare una fiamma dal fuoco acceso lì vicino.

Aurora osservò sbigottita e poi la seguì a passi lenti.

Man mano che si allontanavano il tunnel si faceva sempre più grande. Dopo vari metri una piccola porta di legno sigillata le divideva dal percorso completo. 

- Come facciamo a.. - 

Ma prima che potesse finire la donna anziana tirò dal manico della tunica una chiave. Quando aprì la porta l'immagine di una piccola sala sotterranea sbalordì Aurora.

La struttura era circolare. Le pareti di terra erano rivestite con mattoni di terra cotta. Un tavolo di legno assieme a delle sedie ospitava il centro della piccola sala. Un tappeto rosso ricopriva il suolo. Mobili di legno erano chiusi con lucchetti. Sopra di essi c'era una lunga fila di quadri coperti da un velo di stoffa. 

Davanti a lei Aurora vide esposto con orgoglio un tridente da combattimento a tre punte. Il manico rivestito d'oro. Al centro incastonato un piccolo rubino.  

- E' bella vero? - domandò la nonna sottraendo Aurora dai propri pensieri. 

- Cosa?

- Apparteneva a tuo padre. Era destinata a infilzarsi tra le carni della bestia. Ma non fu così. - 

Nel suo tono c'era frustrazione , quasi fosse irritata. 

- Che posto è questo?

L'anziana le rivolse uno sguardo maligno. - Questo è un tempio. Il tempio della Prima Generazione. Ogni ricordo appartenente ad un Cacciatore è custodito qui dentro. Questo posto ha lo scopo di mantenere alta la loro memoria. Ma presto diventerà il nostro quartier generale. -

- Per cosa? 

- Gli eredi avranno bisogno di un posto dove riunirsi. -

- Non voglio essere coinvolta. 

- Nessuno voleva , eppure eccoci qui. -

- Perchè fai questo? Che cos'è che odi nella Seconda Generazione? -

A quella domanda la donna inorridì. - Lo sapevo... Ti sei lasciata incantare da quel... - Dalla sua espressione sembrava sul punto di vomitare. - Cacciatore, se lo si può definire. -

- Non lo conosci - sibilò Aurora.

- Perchè, tu sì? - 

- No, ma...

- Ma cosa? Non riesci ancora a capire niente di quello che sto cercando di spiegarti.

- Invece credo di aver capito. Hai sempre addestrato mio padre affinchè fosse il migliore in ogni cosa. Eri così convinta che avrebbe ucciso lui la bestia che ormai per te era una vittoria già vinta. Ma alla sua morte ti sei ritrovata ad affrontare la realtà. Ovvero che non tutto ciò che crei è perfet.. - 

Lo schiaffo che le arrivò in faccia le impedì di continuare.

- Non provare a parlare così di mio figlio. - ringhiò lei.


***

Scusate il ritardo.

Sperò di non avervi ancora deluso con la storia.

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Seguitemi per avere tutti gli aggiornamenti.

Baci

BeZeus.


Cappuccetto Rosso & Il Lupo | The Legends Series [1]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora