42.
I due camminavano mano nella mano per le strade ancora fredde, benché fossero i primi giorni di primavera. Il ragazzo non voleva farla stancare troppo, perciò avevano deciso di tornare a casa. Una volta arrivati davanti la porta, la madre la aprì prontamente, avendoli visti arrivare dalla finestra del salotto, e li accolse con un mezzo sorriso. Si sentiva che qualcosa non andava e infatti aveva ragione. Il padre era seduto su una delle sedie, poste di fronte al tavolo della cucina. Il suo sguardo era penetrante, ma indecifrabile.
"Che qualcosa che devi dirci, tesoro?" Disse dolcemente Teresa, ma la figlia scosse la testa.
"Sei sicura?" Tuonò Tahamin. Abigail annuì di nuovo, intimorita dal suo tono brusco. "E che diavolo sono questi?" Afferrò una busta e la riversò sul piano in legno massello, facendone uscire il contenuto. "Dei schifosi test di gravidanza!" Gridò.
"P-papà, lasciami s-spiegare." La sua voce era tremante e Niall la strinse a sé confortandola, per poi lasciarle un dolce bacio sulla fronte.
"Sei incinta e non ce lo dici?" Il suo volto divenne livido di rabbia.
Aveva ragione, ma cosa avrebbe dovuto fare? La notizia aveva sconvolto anche lei, e il biondo, ma sapeva che lui sarebbe rimasto al suo fianco e la cosa la rassicurò.
"Hai diciotto anni, devi finire la scuola e non hai un lavoro. Come pensi di mantenerlo, eh?"
"I-io..." Tentò di nuovo, ma la interruppe.
L'irlandese rimase in silenzio, anche se in forte disaccordo con l'uomo, ma non poteva intromettersi nella loro discussione.
"Ho deciso che tu abortirai, che la cosa ti piaccia o no. Onestamente, quello che pensi tu è irrilevante." La mora iniziò a piangere in silenzio.
Suo padre non era mai stato così rude e crudele. Quindi, perché questo cambiamento drastico? Non lo capiva.
"Non lo farò. È la nostra bambina e non puoi impormi ciò che devo o non devo fare." Rispose a tono. "Sono stufa delle tue stupide leggi morali del cazzo, dei tuoi divieti e delle tue odiose tradizioni. Sappiamo benissimo entrambi che nemmeno tu le segui. Perciò, perché dovrei farlo io?" Gridò.
Finalmente si era liberata di quel fardello che da anni si trascinava dietro, senza mai poterlo rivelare. Si avvicinò a lei e diede uno schiaffo sulla guancia, tanto da lasciarle un segno rosso.
"Sei una puttana." Pronunciò a denti stretti.
Niall strinse i pugni lungo i fianchi. Non aveva parlato da quando avevano messo piede in casa, ma adesso era troppo e ne aveva abbastanza. Si assicurò che Ab stesse bene e le accarezzò la guancia arrossata, per poi baciarla sulle labbra.
"Ritiri subito ciò che ha detto." Disse. "Lei è un uomo spregevole e privo di cuore. Non le permetto di rivolgersi così alla mia ragazza e futura madre di mia figlia."
"Mon intrometterti in cose che non ti toccano."
"Invece, mi riguarda eccome. Sta parlando con la ragazza che amo, ma soprattutto con sua figlia. Nonché l'unica".
"Non lo è più. Ormai, è diventata un disonore per questa famiglia e voglio che se ne vada. Anzi, che ve ne andiate." Lanciò un'occhiataccia ai due. "Fuori."
Abigail si diresse verso le scale e si chiuse in camera sua, scoppiando in lacrime e singhiozzi incesanti. Niall la raggiunse e la abbracciò da dietro, baciandole il collo.
"Shh, non piangere." La fece voltare e si rifugiò tra le sue braccia muscolose.
"Sapevo s-sarebbe successo." Singhiozzò.
"Va tutto bene, tu avrai sempre me e tua madre. Ho visto che ti sorrideva mentre difendevi te stessa. Lei ti adora."
"Lo so, e le voglio tanto bene." Represse un altro singhiozzo. "Ti prego, portami via con te."
"Certo, piccola." La baciò. "Anche i ragazzi stavedono per te." Aggiunse.
"Grazie, amore." Gli baciò il naso e le sorrise. La afferrò dai fianchi e la avvicinò alle sue labbra.
This time I'm ready to run,
Escape from the city and follow the sun.
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Darren » niall horan.
Fanfiction[COMPLETED] Niall Horan, componente della boyband più popolare del momento, si ritrova ad accettare un contratto alquanto bizzarro. - "E se ti fingessi uno studente, facendoti chiamare Darren?" (Revisionata). »»» © darkaess. all rights are reserved...