.4. It was always you, now I know why my heart wasn't satisfied.

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I giorni passano veloci, uno dopo l'altro, senza parole o chiarimenti tra lui e me. Il tempo vola, ma nella mia testa i pensieri sembrano congelati, rinchiusi in una bolla dove un secondo dura due ore e dove tutto ruota intorno ad Alex.

Dopo il nostro i piccolissimo scambio di opinioni di pochi giorni fa, mi sono ripromesso di non pensare. Non pensare né ad Alex né al bacio che mi ha dato quella sera nel cortile di casa sua. Mi sono guardatolo stesso e mi sono detto: "Ok, non vuole parlare con me? Fa nulla.La mia vita va avanti, non ho bisogno di lui".

Quanto mi sono sbagliato...

La verità è che, in qualche modo, Alex è diventato una presenza fissa nella mia vita. Non so quando lo sia diventato. E' successo improvvisamente senza preavviso. Non so come spiegare la sua costante presenza nella mia vita.

E' come quel particolare che rimane fisso nella strada che percorri ogni mattina.

Ora, immaginate che una bella mattina, mentre state andando a lavoro,percorrendo la solita strada che fate da anni, la casa fa da angolo non ci fosse più. Semplicemente svanita nel nulla. Vi sentireste persi, spaesati, in un certo senso vuoti.

Ecco, è esattamente questa la sensazione che provo in queste settimane senza la costante presenza di Alex.

E' come se si formasse un enorme buco nello stomaco ogni volta che non lo vedo in classe al mattino. Lo cerco continuamente, in ogni cosa, in ogni momento.

Mi ritrovo a camminare per strada e a vedere i suoi in occhi che non sono mai i suoi, sento la sua voce così chiaramente nella mia testa che spesso, molto spesso mi sembra che lui sia lì, accanto a me, a parlarmi, a sussurrarmi parole che voglio sentirmi dire ma che non ho il coraggio di ammettere di voler ascoltare.

Me lo ritrovo nei testi delle canzoni, nei libri che leggo, nei film alla tivù, nei sogni ad occhi chiusi e in quelli ad occhi aperti. La notte mi ritrovo a pensare a lui, a me, a noi, o meglio, se mai esiste o se mai esisterà un noi.

Suona stupido, lo so, lo capisco. E suona anche sbagliato perchè tutto ciò non dovrebbe esserci in un rapporto di amicizia come il nostro. Ma più passa il tempo, più mi allontano da lui e lui da me.

Mi sento strano tutto il tempo, tutte le volte che lo vedo, che mi guarda o che mi parla.

Mi sembra di impazzire.





Dopo una decina di giorni dalla nostra ultima, vera e propria chiacchierata, capisco di essere nella merda più totale.

Alla quinta ora, mentre sono seduto accanto ad Anna a fare matematica mentre la professoressa di filosofia interroga, nei due banchi dietro di me, una conversazione attira la mia attenzione.

<< Secondo te gli piaccio? >> domanda Michela, detta Micky.

Michela è una delle poche amiche non puttane di Jess, nonché sua compagna di banco.

E' strano come loro, due persone apparentemente diverse tra loro siano amiche.

Apparentemente si, perchè sono entrambe superficiali. E se devo proprio essere onesto, penso che Michela abbia qualche deficit mentale.

Insomma, è mezza scema la maggior parte del tempo.

Non so se sia sempre così o se si prenda degli acidi a colazione.

<< Certo, Micky. Se no perchè ti starebbe sempre così addosso? >> risponde Jess.

<< Non lo so. Ma lo vedremo presto. Venerdì sera sarà decisivo >>

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