.2. My youth is yours, a truth so loud you can't ignore.

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In auto, Alex ed io rimaniamo in silenzio per quasi tutto il viaggio tra scuola e casa sua.

Nel silenzio, la mia mente viaggia agli ultimi giorni passati, soprattutto, a pensare. Certo, il calcio e la scuola mi hanno portato via un sacco di tempo, ma non tanto quanto invece avrei voluto. I pensieri mi riempiono la testa soprattutto la sera, quando l'unica cosa che dovrei fare è pensare ad addormentarmi.

Invece resto sveglio ore, a riempirmi la testa di strane immagini e seghe mentali che non hanno né capo né coda. Penso a quei tanti episodi accaduti in questi giorni che mi hanno rimandato alla fonte dei miei pensieri.

Come quando, pochi giorni fa, in classe è saltato fuori il discorso di capire chi siamo e cosa vogliamo. Ed io un'altra volta, la miliardesima quella settimana, ho sentito qualcosa nel petto. Una sera ero talmente fuso che mi sono messo a cercare su internet sintomi di un presunto inizio di crisi nervosa.

Non ho trovato nulla che presupponesse questo. Ma poi mi sono messo a cercare, quasi senza volerlo del tutto, come si fa a capire quando un'amicizia è tanto forte da poter sembrare qualcosa di più. E in alcune di quelle cose io mi ci sono rivisto, anche se continuo a negarmelo.

Il motivo non lo so, ma so per certo che non sono ciò che la mia testa pensa che io sia. Ossia un ragazzo che inizia a vedere il suo miglior amico sotto una luce diversa. E tutto ciò mi incuriosisce e mi spaventa al tempo stesso.

Mi volto e guardo Alex intento a guidare. Lo sguardo serio gli incornicia il viso, il respiro calmo e regolare nel petto, la mano che si muove con estrema calma e sicurezza sul cambio. Il modo in cui guida mi ha sempre affascinato, come se non avesse mai paura o timore di sbagliare. E' così calmo quando fa qualcosa di cui è sicuro, non come quando è costretto a parlare e non gli va, o come quando, in classe, viene chiamato dalla prof e non sa mai come rispondere. In quei momenti, a volte un velo di rossore gli colora le guance e inizia a sorridere colto da un leggero imbarazzo.

In quel preciso istante Alex si accorge che lo sto fissando e quello in imbarazzo per una volta sono io. Mi volto di scatto facendo finta di nulla, ma sento il suo sguardo serio su di me.

<< Allora, questa sera viene anche Valentina alla festa? >> mi domanda con un tono di voce strano.

Scuoto la testa.

<< No, non penso. L'altro giorno ha litigato con i suoi e quasi sicuramente non la faranno uscire per un po' >>

Lui scrolla le spalle e sospira, direi quasi sollevato e ammicca un sorrisetto che però svanisce subito dopo.

<< Beh, ti divertirai di più senza la fidanzatina tra i piedi >>

<< Mi diverto anche con lei >> mento.

Luisoffoca una risata.

<< Si Fede, ci credo come credo che Jessica è una santa. A proposito,penso che questa sera potrei concluderci qualcosa. >> dice lui portando la mano sul cambio e mettendo in quarta e poi in terza per svoltare nella via di casa sua.

<< Stai scherzando? >> domando un po' incredulo.

<< Perchè dovrei? E' chiaro che le piaccio e lei non è niente male...>>

<< Ma è Jessica! Insomma, lei non è... >>

<< Lei è figa. >> sentenzia Alex, parcheggiando la macchina nel cortile di casa sua.

Spegne la macchina e scende. Lo seguo sospirando seccato.

<< E' anche molto troia, Alex. E onestamente non mi va molto a genio che tu e lei possiate fare qualcosa. >> affermo senza nemmeno saperne il motivo.

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