Ancora vivo

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Stella

La sua mano scivolò via.

Riaprii gli occhi in cercai del suo sguardo , ma non riuscii più a trovarlo.

"Gabriel" lo chiamai allarmata con il cuore in gola.

Aveva gli occhi chiusi.

"Gabriel rispondimi " gli ordinai osservando il suo volto pallidissimo. Scossi il suo corpo, ma non reagiva. 

Era svenuto.

Una mano mi afferrò un braccio con violenza.

"Ahi!" protestai a gran voce

" Dobbiamo andare" ordinò quel ragazzaccio in compagnia della rossa

" Dove?" ringhiai rivolta verso di lui

"La polizia sta arrivando. Non so come sia riuscita a trovarci e noi dobbiamo andar via. Tu e Kevin venite con noi!" spiegò rapidamente ed in tono duro.

Sgranai gli occhi, poi scossi la testa con forza: " No, no...lasciatemi. " ordinai , mentre cercavo di liberarmi in fretta dalla solida stretta di quel deficiente, che aveva intenzione di allontanarmi in tutti i modi da Gabriel .

" Sta morendo " mi urlò in faccia la rossa, all'improvviso, dopo essersi chinata per un attimo sul ragazzo.

A stento frenai un lamento.

"NO. NO. " gridai fuori controllo

Lei sorrise : "oh , poverina. Hai sentito il tuo cuoricino spezzarsi , eh?"

Basta! Basta!

" Ti eri innamorati di lui, non è così? In effetti non era male..." aggiunse lei in tono quasi dispiaciuto

Iniziai a dare calci , pugni, affondare le unghie nella carne di quel bisonte : "GABRIEL" chiamai a gran voce

Lui non si mosse, non mi rispose.

Rimase lì, disteso sul pavimento, fermo e immobile in un lago di sangue mentre il rumore delle auto della polizia si faceva sempre più intenso.

In quel caos , nel mio dolore, sentii Victoria dire ai suoi uomini: "Andiamo via! Portiamo solo loro due con noi. Tutti gli altri non ci servono, liberateli "

Poi il bestione mi prese di peso.

No. Gabriel tu non morirai. Trovami...

*****

Il treno andava ad una velocità impressionante.

Un display digitale montato su ogni porta , che consentiva l'accesso al vagone successivo , segnava i 300 Km/h.

Case, strade , campagne sfrecciavano via appena posavo lo sguardo su di loro, assieme ai miei confusi pensieri che continuavano a tartassarmi l'anima stanca ancora presente nelle membra grazie ad un piccolo ricordo:

Le sue labbra sulle mie.

Ero seduta vicino un enorme finestrino, sul lato apposto alla direzione in cui si stava muovendo il mezzo carico di gente allegra, lavoratori, vacanzieri.

La guancia sinistra premuta contro il vetro freddo .

Stavo lasciando indietro lui...e chissà se l'avrei mai rincontrato.

Più ci pensavo e più non ritenevo possibile la sua morte.

No, era vivo...lo sentivo fin dentro le ossa.

Ho attraversato l'oceano per trovartiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora