CAPITOLO 17

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POV TRAFALGAR

Sono passati un po' di giorni, la scuola è finita e oggi è il giorno di Natale e siamo tutti nell'appartamento mio e di Eustass. Ci stiamo scambiando i regali di Natale comodamente seduti in salotto quando suona il campanello.

E: Vado io

Eustass si alza e va ad aprire, mentre noi continuiamo a parlare quando improvvisamente

E: NO NO NO NON È VERO. VATTENE!

Ci giriamo e vediamo Eustass seduto a terra con gli occhi spalancati e un'espressione terrorizzata. Sull'uscio della porta c'è un uomo di mezza età alto e robusto con capelli neri e occhi viola. L'uomo si avvicina a Eustass, ma lui indietreggia fino a scontrarsi con la parete e mentre quell'uomo si avvicina lui si stringe le ginocchia al petto tremando. Non ho mai visto Eustass in queste condizioni così mi metto tra lui e l'uomo mentre Eustass continua a ripetere "va via" come un disco rotto

T: Lei chi è?

R: Io sono il padre di Eustass

E: NO LUI È MORTO! LUI DEVE ESSERE MORTO! TU NON SEI MIO PADRE. IO NON TI CONSIDERO MIO PADRE PER ME NON SEI NESSUNO. È SOLO COLPA TUA! SOLO COLPA TUA.TU CI HAI ABBANDONATO. VATTENE. IO HO SEMPRE SPERATO CHE TU FOSSI MORTO E ORA NON TI PUOI RIPRESENTARE QUI COME SE NON FOSSE SUCCESSO NIENTE.VA VIA! Va via! Va via va via...

Lo vedo stringere più forte le gambe mentre trema in modo esagerato e il suo sguardo è pieno di odio e di paura. Sembra un animale in gabbia che ha perso la speranza di scappare. Mi volto verso il padre di Eustass che abbassa lo sguardo e se ne va chiudendo la porta.

Mi avvicino ad Eustass che se ne sta ancora a terra e gli poggio una mano sulla schiena per cercare di calmarlo, ma lui scatta in piedi e corre verso la camera da letto chiudendosi dentro a chiave. Allora busso, ma lui non risponde, riprovo ma ho lo stesso risultato così decido di chiamare Gin per spiegargli la situazione

T: ciao Gin

G: Ciao fratellino, come va ?

T: Non lo so, è successo un casino

G: Cosa è successo?

T: il padre di Eustass si è presentato a casa nostra e lui ha iniziato a tremare. Io non ho mai visto Eustass così

G: Adesso dov'è Eustass?

T: Si è chiuso in camera e non risponde. Ho paura che possa fare qualche cazzata. Ti prego vieni qui

G: Ok ma ora non posso muovermi verrò domani mattina , tu cerca di farlo uscire da quella stanza

T: OK a domani

Chiudo la chiamata e vado verso la camera seguito dagli altri terrorizzati quanto me. Busso e non ottengo nessuna risposta, così continuo a bussare per più di 20 minuti ma lui non risponde

T: Ti prego apri o dici qualcosa. Fammi sapere come stai e che non tenterai di ucciderti, dimmi che mi ami, che mi odi, che hai fame, che hai sete, che sei felice o triste. Dimmi qualsiasi cosa, ma ti prego dimmi qualcosa

E: N-non ti pr-preoccupare va t-tutto bene

La voce è incerta, le parole sono interrotte da singhiozzi e questo mi fa dubitare delle sue parole, ma almeno mi ha risposto

T: Possiamo entrare?

E: Solo tu! Non voglio che gli altri mi vedano così

Sento scattare la serratura e entro chiudendo a chiave la porta alle mie spalle. Eustass è rannicchiato sul letto con la testa nascosta tra le gambe strette al petto dalle braccia e poi sta tremando. Io mi avvicino a lui mettendogli una mano sulla spalla e lui alza la testa; i suoi occhi sono gonfi e lucidi, le guance sono arrossate dal pianto e la sua espressione è triste e vuota, ma anche molto tenera. Sembra un cucciolo indifeso e senza pensarci su lo abbraccio forte e lui poggia la testa sul mio petto stringendo il tessuto della mia maglia aggrappandosi a me come se fossi l'unico che può portarlo via da tutto questo e forse è proprio così.

Un amore senza fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora