J. Franzen Parte 18

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da "Zona disagio" di Jonathan Franzen

<<Quella sera a St Louis c'era stato un temporale. L'acqua ristagnava in nere pozzanghere fumanti sul marciapiede davanti all'aeroporto, e dal sedile del taxi vedevo i rami delle querce muoversi sullo sfondo di basse nuvole cittadine. Le strade del sabato sera erano pervase da una sensazione di ritardo, di posteriorità - non stava piovendo, aveva già piovuto.

La casa di mia madre a Webster Groves era buia, tranne che per una lampada temporizzata in soggiorno. Aprii la porta, andai subito verso lo scaffale dei liquori e mi versai una robusta dose di alcol, come mi ripromettevo di fare da quando ero salito sul primo dei due aerei che mi avevano condotto fin lì. Mi sentivo una specie di vichingo, in diritto di saccheggiare tutte le provviste a portata di mano. Stavo per compiere quarant'anni, e i miei fratelli maggiori mi avevano affidato il compito di andare in Missouri a scegliere un agente immobiliare per la vendita della casa. Finché fossi rimasto a Webster Groves ad agire per conto degli eredi, lo scaffale dei liquori sarebbe stato mio. Mio! Idem per l'impianto di aria condizionata, che regolai su una temperatura glaciale. Idem per il freezer in cucina, che sentii la necessità di aprire immediatamente e rovistare da cima a fondo, sperando di trovare qualche salsiccia, un po' di stufato di manzo fatto in casa, qualcosa di grasso e appetitoso che potessi riscaldare e mangiare prima di andare a letto. Mia madre non dimenticava mai di etichettare il cibo con la data in cui l'aveva congelato. Sotto innumerevoli sacchetti di mirtilli trovai un persico pescato da un vicino tre anni prima. E sotto il persico c'era una punta di petto di manzo vecchia di nove anni.>>

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 20, 2016 ⏰

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