Capitolo 7

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"Che diamine voleva dire Marlene? Cazzo, mamma, parla!"

Laura aveva urlato per tutto il viaggio dagli studi legali a casa e continuava a farlo, sconvolta, fuori di sé, in preda ad un'ira incontrollabile. Linda non parlava, si rifiutava di rispondere alle domande della figlia, avrebbe voluto gridarle che non doveva rivolgersi così a sua madre, ma con quale diritto? Più di un anno prima aveva provato a decidere per la vita della figlia, quella stessa figlia che era all'oscuro di una verità che la riguardava in prima persona, una realtà che Linda non avrebbe mai voluto rivelarle. Sapeva che, prima o poi, sarebbe successo, ma non pensava che non sarebbe stata lei stessa a farglielo capire.

Fece per andarsene, ma Laura la prese per le spalle con forza, fino a farle male.

"Voglio sapere perché avresti fatto in modo che io ereditassi questo posto, ad ogni costo" ringhiò. "Voglio capire perché, di colpo, sembra che sia una tua idea e non di una stupida follia di quella stronza di tua sorella."

Pretendo di sapere chi sono e quante volte è stato deciso per me, pensò, ma non ebbe la forza per dirlo.

Linda scosse il capo. "Non posso... non ora..."

"Perché, mamma, perché?"

L'altra non rispose, scappò al piano di sopra e si chiuse nella piccola stanza.

Laura, rimasta sola al centro del corridoio, barcollò verso la stanza di Marlene, mentre passo dopo passo ogni briciolo della sua vita finiva in brandelli.

Crollò in ginocchio e batté i pugni sul pavimento. Poi di nuovo. E ancora. Sempre più forte. Sempre più insistente.

Ogni colpo, era una lacrima in più che cadeva.

La signorina Bedingfield non voleva che ci fossero più di tre persone a pulire la stessa stanza, ma quel giorno era strana, distante, e le attività erano finite in una sorta di anarchia che aveva portato quasi tutte le ragazze a fingere di spolverare qua e là, lasciando che il piccolo robot aspirapolvere della signorina Bedingfield facesse il lavoro grosso, mentre parlottavano allegramente.

Poppy non era tenuta ad aiutare nelle faccende, ma le piaceva rendersi utili per quelle nuove amiche, che erano state tanto carine con lei, accettandola come una di loro. Lei poteva entrare e uscire dall'accademia a piacimento e, ormai, a casa la vedevano pochissimo quando in accademia era momento di pausa. Si divertiva con loro!

"Con chi andrete al ballo?" chiese, passando la biancheria a Schuyler che la riponeva, in ordine, nell'armadio. Il ballo di metà anno era un evento a cui non aveva mai trovato il coraggio di partecipare per non presentarsi da sola, ma quell'anno avrebbe avuto con chi andarci ed avrebbe sorpreso tutti.

Schuyler sbuffò. "Con Nicholas."

Caitlin ridacchiò. "Seria?"
Schuyler ripensò al momento che l'aveva portata ad accettare l'invito del ragazzo.

Nicholas l'aveva raggiunta e si era messo in ginocchio, porgendole un fiore di carta di quaderno sbilenco, fatto tra una lezione e l'altra.

"Vuoi essere la mia dama?"

Lei l'aveva tirato in piedi per i capelli. "Mai."

Il ragazzo non si era perso d'animo. "Ricorda che mi devi un favore."

Non aveva potuto rifiutare.

"Diciamo che è una storia lunga! Tu con chi vai?"

Caitlin afferrò il suo peluche a forma di polipo e lo agitò in aria. "Io vado con Mr. Squiddy!"
"Perché non lo chiedi a Daniel?" propose Kristen, spolverando distrattamente. "Anche lui è solo!"
"Non mi abbasserò mai a tanto!" sbottò la compagna, insistendo contro il vetro per togliere una macchia microscopica: lei aveva le sue manie e sopportava di più un vetro oscurato dal fango, che uno pulito ma dove sapeva esserci ancora una piccola imperfezione. "Invece, perché non glielo chiedi tu?"
Paige rise. "Lei e Daniel?"

One - The strivingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora