Capitolo 12

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Laura aprì prima un occhio e poi l'altro, la luce filtrava dalla finestra, doveva esserci il sole.

Si girò su un fianco, Marc era ancora immerso nei suoi sogni e Dirac gli si era seduto sopra, il sedere a pochi centimetri dalla sua faccia. Secondo Laura, era il suo modo per affermare il proprio territorio, in fondo per lui era Marc l'ultimo arrivato e non faceva che ricordarglielo con dispetti di ogni sorta, dalla pipì sui pantaloni a infilarsi nella sua borsa e fargli sparire quello che c'era dentro.

Era ancora strano pensare a loro come ad una coppia, di quelle serie, o quasi.

"Dirac, togli il tuo culo dalla mia faccia."

Meow. Con la sua solita flemma, Dirac si tirò in piedi e, dopo un attimo seduto a osservare la stanza, si catapultò giù dal letto.

Laura si avvicinò a Marc "Ben svegliato" disse con un filo d'ironia.

"Perché quella bestia deve dormire con noi?"

Lei gli diede uno schiaffetto sul viso. "Sei tu l'ospite, non lui! E non chiamarlo bestia!"

Marc le rivolse un'occhiataccia, la prese per la vita e stava quasi per baciarla, ma lei lo bloccò udendo uno stridio e un battere dentro la ciotola.

"Devo dare da mangiare a Dirac!" dichiarò, facendo per alzarsi dal letto. Marc la trattenne, attirandola nuovamente a sé.

"Lascialo aspettare..."

"Ma che sei scemo? Non si fanno mai aspettare i bambini!"

Un attimo dopo era in piedi, il pacco di croccantini in mano.

"Non è un bambino, è uno stupido gatto!" sbottò lui, tirandosi su controvoglia. Quel mostro a quattro zampe aveva distrutto la loro intimità!

"Sarà che la stupidità mi attrae! Vieni qui, morbidone della mamma!"

Dirac si strofinò sulle gambe di Laura mentre lei gli riempiva la ciotola, Marc era certo che quel coso gli avesse appena fatto la linguaccia.

Capendo l'andazzo, si rassegnò ad iniziare la sua giornata.

Poco dopo colazione, Laura era quasi pronta mentre lui era appena uscito dalla doccia e cercava i vestiti di ricambio che aveva lasciato lì. "Andiamo alla biblioteca oggi?"

"No, ci vado con Hilary!"

Marc si sporse sulla stanza di Laura. "Perché? Di queste questioni, te ne occupi con me!"

Laura terminò di allacciarsi la camicia. "Gliel'ho promesso. In fondo è lei che ha recuperato l'informazione!"

"Dove stanno i miei vestiti?"

"Nell'ultimo cassetto dell'anta di destra."

Marc aprì l'armadio e il cassetto e gli scappò un sorriso. Era un cassetto totalmente vuoto, eccetto che per le sue cose. Si avvicinò a lei e la strinse da dietro, baciandole l'incavo del collo.

"Mi hai liberato un cassetto? È un passo importante."

Laura si vide presa in contropiede, non aveva considerato che potesse sembrare quello che non era. Non del tutto, almeno. "Beh, non è che l'ho liberato... era vuoto e basta." Veramente c'erano due maglioni a fiori che sembravano due tende e che aveva compresso nel cassetto di sopra perché nessuno doveva vederli, men che meno lui.

"È stato carino lo stesso..." però sembrava un po' deluso. "Senti, lo so che ne abbiamo già parlato, ma ormai è quasi due mesi che andiamo avanti così, clandestinamente."

Lei ammiccò, rovistando nel portagioie alla ricerca di una collana che stesse con la sua camicia. "E non ti eccita più?"

"Mi ecciterebbe se almeno uno dei due fosse sposato..."

One - The strivingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora