Capitolo 13

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Lei era razionale.

Una persona razionale non aveva paura del buio.

E men che meno dei fantasmi, dell'uomo nero e del mostro nell'armadio.

Per questo si sarebbe alzata, avrebbe ignorato il battere incessante contro alla finestra del piano di sotto, il rombo dei tuoni, le assi che scricchiolavano e avrebbe raggiunto il bagno.

Schuyler si tolse le coperte, ma si ricoprì subito, fin sopra alla testa.

No, non aveva il coraggio.

Però le scappava la pipì.

Tranquilla, non essere stupida. Non ci sono fantasmi, i fantasmi non esistono e, anche lo facessero, non verranno ad uccidere proprio te... ma per sicurezza, visto che puoi resistere, in bagno vacci domani mattina, con la luce del sole.

Cominciò a contare le pecore per dimenticarsi del suo bisogno impellente e riaddormentarsi, distrarsi, pensare a tutto tranne al fatto che pareva non andare al gabinetto da una settimana.

Quando proprio non ce la fece più, allungò una mano verso il cellulare per controllare l'orario, in fondo avrebbe dovuto aspettare solo cinque ore.

Se la sarebbe fatta sotto.

Ok, lentamente. Ora ti metti in piedi, che è una cosa semplice, poi piano piano inizi a camminare.

Di nuovo si tolse le coperte, e in un unico movimento si mise in piedi. Aveva il cuore che palpitava così rumorosamente e velocemente che temeva di svegliare Caitlin. Avrebbe potuto, effettivamente, così l'avrebbe accompagnata. Ma l'avrebbe uccisa se si fosse azzardata a svegliarla solo perché doveva andare in bagno.

Prese un bel respiro e gradualmente attraversò la stanza, mentre il rumore dell'acqua sul tetto si faceva più forte, segno che il temporale stava peggiorando. Un rumore metallico giunse da fuori e lei sussultò, quasi cadendo all'indietro.

Calma, Sky.

Aprì la porta e si trovò a fissare il riflesso dei suoi occhi azzurri nello specchio, sicura che da un momento all'altro sarebbe apparsa una bambina assassina con un'accetta, accanto a lei. Non riusciva a distogliere lo sguardo, c'era, stava per arrivare, un fulmine illuminò la stanza seguito da un tuono che fece vibrare i vetri e lei prese a urlare in preda al terrore.

La luce alle sue spalle si accese. "Sky, di nuovo!" si lamentò Caitlin, la testa ancora sul cuscino.

Dalla stanza di Paige giunsero dei rumori e lo specchio si aprì e Schuyler si trovò a fissare l'amica infuriata.

"È la terza volta questa settimana, che ti prende?"

"Io... mi sono lasciata suggestionare. Tutto qui!"

"Suggestionare da cosa?" insistette Paige.

"Dal rumore di sotto, il pavimento che scricchiolava..."

"È solo il vento" biascicò Caitlin, tirandosi il cuscino sulla testa. "E quale pavimento, non è di legno. Non può scricchiolare!"

Schuyler abbassò gli occhi, ma ormai conosceva il pavimento abbastanza da sapere che era in gres porcellanato.

"Torniamo a dormire, va..." brontolò Paige.

"Sì, io vado in bagno e..."

Caitlin si voltò verso il fondo buio della stanza. "Spegnete la luce!"

Paige eseguì e si rivolse a Schuyler. "Non vai?"

Schuyler picchiettò le punte degli indici tra loro. "Ehm... non è che mi aspetteresti?" alzò gli occhi sull'amica. "Ti prego!"

One - The strivingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora