8. E' meglio regnare all'inferno, che servire in paradiso

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Jace Herondale.

Jace Herondale.

JACE HERONDALE.

Per quale motivo si trovava lì! Sebastian era furioso per quella novità, e il fatto che lui lo salutasse amichevolmente non migliorava di certo la situazione.

Lui era il figlio adottivo di Valentine, il ragazzo che era stato estratto dal corpo morto di una donna con istinti suicidi. Era il disgusto fatto a persona.

L'unica cosa che impedì a Sebastian di correre verso di lui e ucciderlo, fu il fatto che Jace ignorava di essere nella stessa stanza di Jonathan Christopher Morgenstern. Credeva anche lui che fosse Sebastian Verlac, e così doveva rimanere almeno fino a tempo debito.

"Ciao Seba! Da quanto tempo è che non ci si vede? Saranno 8 anni ormai?"

"Sì, all'incirca. Come va a New York?" farfugliò Sebastian, cercando di reprimere l'istinto omicida.

"Normale. Valentine ci da la caccia e combattiamo demoni, nulla di speciale" disse Jace con una nota di sarcasmo.

"Interessante, davvero. Comunque credo che andrò a riposare, sono stati giorni difficili e ho bisogno di stare da solo"

"Certamente" rispose Jia "Noi per pranzo andiamo al ristorante qui all'angolo. Se ti va puoi venire con noi"

"Vi farò sapere più tardi." E con questo salì le scale per andare in camera sua.


Sbattè la porta dietro di se violentemente, e si gettò sul letto a lato della stanza urlando contro il cuscino. Si sentiva ridicolo. Chiuso nella stessa casa di Shadowhunter che lo credevano morto e che se si fossero resi conto della falsità dell'informazione, lo avrebbero ucciso. Ridicolo era troppo poco per definire una situazione del genere.

Riposò per circa dieci minuti, quando nella sua testa risuonò la voce di suo padre, Valentine.

"Non ti pare di aver perso abbastanza tempo da quando sei ad Idris? Non ti puoi permettere più di riposarti"

"Non mi dare ordini. Non ne hai il diritto."

"Devi venire immediatamente nella nostra base nella montagna, dobbiamo parlare"

"Io con te non ci parlo. Le uniche volte che parliamo è per discutere dei tuoi piani per eliminare i Nephilim o di quanto siano impuri i Nascosti. Quindi io rimarrò qui a riposare quanto voglio"

"Peccato, pensavo che a Beatrice servisse della compagnia mentre stava legata alla stalattite al buio"

"Non puoi... tu l'hai rapita! Perché?!"

"Ti avevo avvertito, dovevi smetterla di frequentarla. E poi, qualcuno dovrà pur pagare per la morte dei miei uomini della scorsa notte, non credi?"

Con quella frase Valentine concluse la connessione tra le menti, e Sebastian si ritrovò a frugare nel suo borsone da viaggio ala ricerca dell'anello tele-trasportatore.

Lo trovò, e affianco ad esso c'era anche il suo bracciale preferito. Era una semplice catenina con una targhetta sul quale lui stesso aveva inciso con lo stilo una citazione di Virgilio.

"Flectere si nequeo superios, acheronta movebo" " Se non potrò muovere gli angelici, muoverò gli inferi"

Era il suo porta-fortuna, ma anche un promemoria che gli ricordava sempre che era meglio regnare all'inferno, piuttosto che servire il paradiso.


Arrivò all'interno della caverna in men che non si dica, con al suo fianco Fosforos, la spada della famiglia Morgenstern. Era buio, ma per chi sapeva come illuminare il posto non era un problema.

La grotta in cui si trovava era una vecchia miniera di quarzo, quindi bastava accendere una strega-luce per far si che tutta la grotta da cima a fondo si illuminasse di riflessi. E fu proprio quando accese la sua pietra runica che vide il copro inerte di Beatrice legato ad una stalagmite.

"Non preoccuparti, ragazzo innamorato" disse Valentine con tono di scherno," è solo svenuta."

"Dimmi immediatamente che cosa c'è di così importante, tanto da rapire Beatrice per farmi accorrere qui"

"Dobbiamo parlare di te"

"Di me? Stai scherzando immagino"

"Non sto scherzando. In questo istante noto nei tuoi occhi un bagliore verde, del colore degli occhi di tua madre." Disse Valentine scrutandogli il viso.

"E' impossibile. Io sono nato con il sangue di demone in me, e sono diciotto anni che sono così."

"Insomma, a quanto pare questa ragazza ha un'incredibile influenza s di te tanto da indebolire la tua costituzione demoniaca."

"E se anche così fosse? Sai che ho sempre voluto essere uno Shadowhunter normale. Sarebbe solo il mio primo desiderio realizzato nella mia vita."

"Credimi, se fosse solo per questo ti lascerei così come sei, ma il piano comprende anche te, ed hai un ruolo fondamentale in esso."

"E cosa vorresti fare a proposito? Farmi un'iniezione di sangue di demone?"

"Proprio così. Con o senza il tuo consenso"

Un rumore di passi si levò alle spalle di Sebastian e si trovò faccia a faccia con tre Dimenticati che gli correvano incontro. Sfoderò Fosforos e con un solo colpo li tagliò tutti e tre a metà.

"Se credi di fermarmi con così poco hai proprio..."

Qualcosa lo colpì alla base del collo, da dietro, e cadde a terra svenuto, avvolto dall' oscurità.

Quando si svegliò era legato vicino a Beatrice, e il padre incombeva su di lui con una siringa in mano.

"Poche gocce di questo sangue ti dovrebbero fare tornare normale, sei pronto?"

"Ti prego, non farlo" disse con le lacrime agli occhi "io la amo, non voglio perderla. Lo sai che amare è una cosa magnifica! Hai provato le stesse cose per Jocelyn!"

"Sono passati diciotto anni ma tu ancora non hai imparato la lezione più importante di tutte, Jonathan. Cosa ti ho sempre detto?"

Sebastian non sapeva cosa rispondere, non aveva idea di cosa stesse parlando il padre.

"Amare è distruggere, Jonathan. Amare è distruggere!"

La siringa si conficcò nel collo di Sebastian e Valentine premette lo stantuffo.

Sebastian venne colto da spasmi improvvisi, e in un attimo svenne e divenne preda di visioni nitide del suo passato tenebroso.

Shadowhunters: Ciò che nessuno sa di Jonathan Christopher MorgensternDove le storie prendono vita. Scoprilo ora