11. Riunione di famiglia

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Idris, Gennaio, 1999

Era finalmente iniziato il nuovo anno, e dato che la valle in cui si erano stanziati Jonathan e Valentine era vicino ai confini mondani, i due stavano passando un po' di tempo a rilassarsi sul prato, guardando i fuochi d'artificio svizzeri e francesi.

Era uno spettacolo stupendo. Si ricordava di averli già visti, ma solo in illustrazioni, ma vederli dal vivo era tutta un'altra storia. Erano un'esplosione di colori ed emozioni, tutte cose che Jonathan non aveva mai colto in nessun altro elemento sulla faccia della terra.

Col passare degli anni era diventato sempre più magnanimo e misericordioso, diminuendo la sua malvagità e lasciando il posto alla bontà d'animo. Forse il suo corpo stava iniziando a diventare forte abbastanza da contrastare il sangue di demone, o forse lo stava perdendo.

Per un momento si chiese come sarebbe stato senza quella variante di sangue.

Ma non ebbe neppure il tempo di immaginarsi in un'altra vita, che il padre interruppe i suoi pensieri e lo lasciò di sasso con la sua domanda: "Che sentimenti ti fanno provare questi fuochi d'artificio, Jonathan?"

Il giovane ragazzo fu colto alla sprovvista. Il padre non parlava mai di sentimenti e stati d'animo. Diceva che erano le doti dei deboli.

Jonathan era stato cresciuto a suon di frustate, di punizioni e di duri allenamenti ininterrotti.

"Stupore, gioia e ammirazione verso gli artefici di questo spettacolo"

Jonathan girò in tempo la testa per vedere con la coda dell'occhio lo sguardo disgustato del padre:

"Lilith aveva ragione. Il sangue di demone dentro di te sta diminuendo molto. Dobbiamo rimediare, Jon. Domani facciamo la nostra solita riunione annuale del Circolo, e quest'anno voglio la tua partecipazione, chiaro?"

Il padre lo aveva sempre tenuto fuori da quella riunione perché lo riteneva troppo piccolo, ma a quanto pare ora, all'età di dieci anni, era pronto. Non sapeva cosa aspettarsi, ed era spavento ma allo stesso tempo eccitato.

Avrebbe conosciuto il famigerato Circolo di Valentine, o almeno quello che ne era rimasto.

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Il giorno dopo si rese subito conto del fatto che si era esaltato per niente.

Principalmente il "famoso e temuto" Circolo era formato da adulti ormai prossimi alla vecchiaia. Tutte famiglie che gli erano state presentate quello stesso giorno, ma che non aveva voglia di memorizzare.

Si prospettava un pomeriggio noioso e per un momento s'immaginò il gruppetto a giocare a tombola per tutta la giornata, nella loro beata ignoranza di trovarsi nella stessa casa di uno Shadowhunter con sangue di demone in se.

Proprio così. Il padre non lo aveva detto a nessuno. Tranne che a Hodge Starkweather.

Da quel che aveva capito quel Nephilim, era sempre stato il cagnolino di Valentine, talmente spaventato da lui da seguirlo in qualunque pazzia.

Ma quel giorno non era li con il resto del vecchio Circolo. Lui era stato esiliato a New York nell'istituto gestito dai Lightwood, un'altra ex famiglia del circolo che però, grazie alle loro ricchezze, erano riusciti a ricevere una punizione più sopportabile di quella di Starkweather.

Valentine, per la prima volta dopo anni che Jonathan lo ricordasse, era vestito molto elegantemente.

Giacca e cravatta blu e un bracciale al polso, una catenina. La portava solo in occasioni speciali, e incisa su una piastrina attaccata alla catena, c'era la citazione di Virgilio "Acheronta Movebo" scritta in caratteri molto raffinati e delicati, una scrittura che Jonathan, neanche volendo sarebbe stato in grado di imitare.

Shadowhunters: Ciò che nessuno sa di Jonathan Christopher MorgensternDove le storie prendono vita. Scoprilo ora