10. Il falco

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Idris, Maggio, 1997

Perché era così diabolico? Perché era predestinato ad essere malvagio? All'età di otto anni ancora non sapeva dare delle risposte a queste domande.

Ogni tanto, quando gli capitava, leggeva, e tutte le volte nei libri più celebri c'era scritto che tutti avevano una scelta. Lui l'aveva veramente avuta questa possibilità?

Il padre gli aveva spiegato che rispetto agli altri Nephilim lui aveva del sangue di demone oltre a quello d'angelo e di umano, ma tutte le volte che gli chiedeva come mai aveva questa particolarità, Valentine rispondeva che non ne aveva idea, ma diceva che era un dono.

Col passare degli anni Jonathan aveva scoperto che poteva fare cose che i normali Cacciatori della sua età non riuscivano a fare. Saltava tanto in alto da raggiungere il davanzale della finestra del secondo piano, era più veloce di Hugo, il corvo da caccia del padre, e riusciva a sollevare quantità di peso che nemmeno il padre era in grado di sostenere.

Il tutto alla tenera età di otto anni.

Gli piaceva immaginarsi all'età di suo padre. Chissà cosa sarebbe stato in grado di fare a quarant'anni. Sarebbe diventato un super soldato e avrebbe distrutto i Nephilim che avevano cacciato la famiglia Morgenstern e li avevano dati per morti.

Ovviamente questo Jonathan lo sapeva. La sua famiglia non era stata realmente cacciata. Li davano tutti per morti nell'incendio del podere dei Fairchild, ma se fossero tornati di sicuro non li avrebbero accolti.

Ma non si era arreso sapendo queste poche cose. Sapeva che Valentine non gli aveva detto tutto.

Da quando aveva trovato il copro di Arise morta al centro del cerchio di evocazione aveva iniziato ad indagare sul padre e un giorno, all'età di sei anni aveva deciso di intrufolarsi nella tenuta degli Wayland per vedere cosa ci facesse di tanto interessante Valentine la dentro.

I suoi sospetti furono confermati. Aveva trovato un passaggio attraverso la libraria che conduceva nel seminterrato dove, in qualche modo, Valentine era riuscito a portare Ithuriel, l'angelo che aveva evocato sacrificando Arise.

Ma non solo. La sotto c'erano Nascosti di ogni genere.

Fate senza ali, lupi mannari senza denti, e vampiri con parti del corpo mancanti. Il padre era chiaramente uno psicopatico, ma d'altronde anche Jonathan lo era, e lo sapeva. Anche solo il fatto di provare gioia nella morte degli altri era un chiaro sintomo d'insanità mentale.

Ma la sanità di Valentine non era all'ordine del giorno. Quel caldo giorno di maggio era il suo compleanno, e per la prima volta in vita sua il padre aveva promesso di fargli un regalo speciale, e ci sperava davvero.

Per diminuire l'ansia salì sul tetto della loro casa nella valle.

Fino a quel giorno aveva ucciso tre vampiri, due mannari e, orgoglioso di ciò, anche otto Nephilim.

Tecnicamente dalla società era visto come un assassino, ma a lui non importava. Era stato escluso da quella fantomatica società per colpa di azioni del padre, e avrebbe architettato la sua vendetta degna di essere ricordata.

E per riuscire nel suo intento avrebbe raso al suolo il mondo intero.

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Quando arrivò l'ora di cena Jonathan, come al solito, iniziò a cucinare.

Aveva imparato qualcosa grazie ad Arise, ma non abbastanza. Lei era davvero brava.

I suoi pensieri s'interruppero quando il padre rientrò in casa con un sacco nero sulle spalle e quando ne tirò fuori un falco bendato, Jonathan rimase di sasso.

"Credo che sia la prima volta in tutta la mia vita che ti vedo impressionato. Comunque, ecco qui il tuo regalo" disse Valentine "dovrai addestrarlo all'obbedienza."

Jonathan non sapeva se essere entusiasta o deluso. Aveva sperato che finalmente gli venisse regalata la spada di famiglia, Fosforos, ma anche un falco non era niente male.

"E quanto tempo ho, padre?" chiese Jonathan.

"Quanto ne vuoi. L'importante è che quando verrai da me saprà obbedire ai tuoi ordini. Ora scusa Jon ma devo proprio riposarmi" gli arruffò i capelli argentati e salì in camera sua.

Un gesto d'affetto da Valentine? Quella era proprio nuova.

Nonostante tutto, però il falco sembrava arrabbiato. Probabilmente il sacco non gli era piaciuto e, infatti, non appena Jonathan tentò di toccarlo, il becco dell'uccello calò sulla sua mano imbevendo di sangue nero pece sia la mano stessa sia il becco.

Insultando il falco in una maniera poco consona per un bambino di otto anni, Jonathan andò in cucina per lavarsi la mano con l'acqua, ma quando tornò, il falco era accasciato sul tavolo. Caduto, con le ali spiegate e il becco ancora sporco di sangue; era morto per avvelenamento.

Jonathan capì immediatamente di chi era la colpa. Era del suo sangue in parte demoniaco.

Era un portatore di morte ambulante.

Shadowhunters: Ciò che nessuno sa di Jonathan Christopher MorgensternDove le storie prendono vita. Scoprilo ora