Piccola Gwen ---->
Quella mattina ,mentre si recava a scuola, rimuginava su quel sogno strano che aveva fatto: un paio di occhi azzurri; per tutta la notte le erano passati davanti, ancora, ancora e ancora, le faceva male la testa. Si stava dirigendo verso scuola Eastwood High School , certo, lei andava a scuola e sinceramente ne avrebbe fatto anche a meno ma, voleva sapere, voleva imparare e studiare, l’unica noia era la gente che vi passava, spocchiosa e snob. Parcheggiò e si trascinò verso l’entrata, una miriade di adolescenti intenti a schiamazzare e a tirarsi spallate di benvenuto, appena mise piede nella hall alcuni dei ragazzi si voltarono e fecero un sorriso, altri si allontanarono e quelli più odiosi le si piazzarono davanti “Hey diva come va oggi? Qualcuno ti ha già scritturato per un film?” e qualcun altro ribatteva “Magari nella parte di un cactus” e entrambi ridevano, ecco, questo era il liceo, questo era quello di cui non voleva fare parte. Le lezioni passavano sempre lentamente, era come se il tempo volesse farle un dispetto, ora dopo ora la sua attenzione si focalizzava sull’orologio e poi sulla porta, quando suonò il primo intervallo Gwen si diresse di filata in mensa e prese posto nel suo angolo preferito, vicino alla fontana; li i ragazzi si svagavano giocando a palla a qualche metro da lei, quando la palla le arrivò dritta in faccia aveva lo sguardo immerso in un libro quindi in un primo momento non si rese conto di essere finita nella fontana, era bagnata fradicia e il suo libro era andato perso, Romeo e Giulietta,si era disfatto.
Rimase seduta nell’acqua per un periodo interminabile poi, si guardò addosso. Un ragazzo era arrivato di corsa chiedendole scusa, non ci vedeva più dalla rabbia, raccolse tutti i suoi pensieri e si alzò per affrontare il balordo “Ti pare normale riuscire a buttare le persone …” si era bloccata all’improvviso “Alex?” il ragazzo si era avvicinato e le aveva porto una mano per aiutarla a uscire dalla vasca “Gwen! Che coincidenza!” si sfilò la felpa e gliel’ appoggiò sulle spalle “Scusami, ti giuro che non era mia intenzione, non ti avevo vista” Gwen alzò il mento e sbuffò “Da quand’ è che vieni in questa scuola?” il ragazzo le fisso gli occhi divertito “Ti accompagno in infermeria, avrai sbattuto la testa”, aveva sviato la domanda? Perché aveva sviato la domanda? Quando entrarono in infermeria non c’era nessuno, Gwen si sedette sul ciglio del lettino e Alex gli si piazzo di fianco “Mi sono trasferito qualche giorno fa, abito qui vicino” prima che potesse dire qualcosa il ragazzo la bloccò “Vuoi uscire con me?” rimase a bocca spalancata, magari aspettava da ore quell’invito, aveva desiderato che lui si fermasse e glielo chiedesse già il giorno prima “Non devi rispondere subito posso …” Annuì solennemente e gli posò un dito sulle labbra “Va bene” sorrise, entrambi sorrisero.
Alex quella sera passò a prenderla presto. Voleva trascorrere il più tempo possibile con quella ninfea, il giorno prima quando l’aveva sentita cantare era rimasto sbalordito dal suo immenso talento e s’era chiesto se fosse merito di qualche forza soprannaturale. Si, il ragazzo era ossessionato dalla magia, credeva in qualunque cosa esentasse l’impossibile e se ne riguardava bene. La sua paura più grande era quella della morte, questo lo aveva reso avverso a qualunque tipo di divertimento e felicità, l’unica persona che era riuscita a risvegliare i suoi sensi era stata Gwen. Eccola che scendeva le scale del suo appartamento, la salutò con la mano. <Ciao,bellissima come sempre> lei era arrossita pesantemente e si era adagiata sul sedile della Jeep. Aveva optato per un paio di jeans e una maglietta con la manica che mostrava parte della sua spalla, adorava quella maglia perché era leggera e soprattutto bianca <Dove andiamo?> Alex era entrato in autostrada e teneva lo sguardo fisso davanti a se. Lei lo fissò e lui si voltò impercettibilmente <Aspetta e vedrai> prese l’uscita per Hamptoncourt Gwen strabuzzò gli occhi e aprì la bocca alla vista del palazzo più grande e più bello che avesse mai visitato. <Pensavo ti piacesse la storia, magari> la ragazza non stava più nella pelle e dopo che lui ebbe parcheggiato la macchina si precipitò fuori e lo prese per mano <Sai chi ci viveva qui?> il ragazzo alzò le spalle, non era interessato alle famiglie della Gran Bretagna, lui veniva da Seattle nello stato di Washington <I Tudors! La famiglia più criticata del suo tempo> gli sorrise mentre entravano nel la reggia.
ALEX
Riuscimmo a girare quasi l’intero edificio Gwen era emozionata ed entusiasta e lo diventava sempre di più a ogni stanza che oltrepassavamo, avevamo fatto bene a non spendere ulteriori sterline per prendere una guida, lei era informatissima su tutto quanto! Vestiti, usanze, tradizioni, vita quotidiana semplicemente sembrava che fosse vissuta in quell’era <Sei proprio informata su questa famiglia e io che volevo sorprenderti e portarti in un posto diverso dagli altri> mi mostrò i suoi occhi pieni di felicità <E’ già il posto più bello in cui sia stata> la presi per mano e per il resto della giornata camminammo così raccontandoci aneddoti e pettegolezzi della famiglia. La mia partenza era imminente mi domandavo perché avessi dovuto conoscere la mia anima gemella in questo posto dimenticato dal sole e dall’estate, volevo assaporarmi quella grazia ed eleganza che le ragazze precedenti non possedevano e quel senso di alienazione che possedeva Gwen, mi spiazzava. Volevo portarla con me, non dividermi da lei per nessuna ragione <Vieni con me Gwen, vieni in America!> i suoi occhi s’ingrandirono un senso di desiderio dipinto in essi, abbassò la testa <Non potrei mai lasciare quello che sono per imboccare una nuova strada, mi dispiace Alex> l’abbracciai <Quando partirai?> mi si strinse il cuore <Domani> la mia voce spenta. Rimase in silenzio mentre fissava i miei occhi <Ritorna da me, ti aspetterò> alzai le labbra in un sorriso ma lei posò le sue labbra sulle mie <Te lo prometto, ti aspetterò> ricambiai il bacio cercando di imprimerlo nella mia memoria in modo indelebile e permanente. Il bacio durò minuti che passarono in un baleno, quando mi scostai era già ora di andarsene <Tornerò in qualunque modo, non innamorarti di nessuno> alzai un sopracciglio poi le porsi il mio violino <Che cos’è?> le accarezzai i capelli <La mia anima>, sembrò sull’orlo delle lacrime <Perché ti ho lasciato andare quella sera? Se ti avessi fermato saresti rimasto con me più tempo, ti avrei avuto per un periodo più lungo …> si portò lo strumento verso la bocca.
Vederla così rammaricata mi faceva male al cuore, poi ripensai al fatto che la mia anima era in un certo modo rinchiusa in quello strumento, le sorrisi <Sarò sempre qui con te, questa è una promessa> la riportai al suo appartamento, le parole non riuscivano a riempire il silenzio, sentivo la fretta, le ore sfuggirmi di mano. Dopo averla cercata per così tanto tempo avevo trovato il mio vero tesoro, il mio vero desiderio e non potevo tenerlo per me. Quella notte le scrissi una lettera lunga 4 pagine. Speravo la tirasse su e la rincuorasse.
Beh magari chiedo troppo ma non è che mi lasciate un commento?
Non so se continuare a scrivere questa storia o lasciarla incompleta -.-
G.
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My love
RomanceGwen, piccola indifesa ragazza londinese perde Alex, il suo ragazzo, in un incidente aereo; da quel momento cambia completamente, non sarà più la stessa e anche la sua passione per la musica diventerà qualcosa di inesistente. Cosa accadrebbe se Alex...