Il suo maestro le aveva continuato a ripetere di non utilizzare mai la sua voce perché indiscutibilmente strana, da quel momento la ragazza aveva preferito non pizzicare le sue corde vocali per neanche un nanosecondo, quel ragazzo adesso le chiedeva di improvvisare un duetto violino-voce. Era folle? “Non posso, davvero, sono una campana!” girò i tacchi e si diresse verso le quinte, le venne il bisogno di rintanarsi da qualche parte e guardarsi allo specchio. Corse per le scale ed entrò nel bagno, era una sala abbastanza grande e spaziosa, profumava di vaniglia, inspirò, si mise in ginocchio poi si alzò e guardò il suo riflesso nello specchio. Era sempre lei. “Perché non posso cantare?Perché non posso aprire bocca e intonare una melodia?” digrignò i denti e chiuse gli occhi, voleva provare! Abbassò la testa e incominciò la prima strofa della sua canzone preferita, Reflection, di Christina Aguilera. La sua voce si propagava immergendo la sala nelle sue emozioni, rispecchiando di fatto quello che provava in quel momento, sentiva come se un fascio di note venisse rilasciato davanti a se stessa e che queste si disperdessero nell’abitacolo. Si bloccò all’improvviso, era stata interrotta da un battito di mani, spaventata si era voltata e dietro di lei c’era Alex “Tu hai una voce magnifica!”, era a bocca aperta e la fissava come se venisse da un altro mondo, “Tu ,invece, sei nel bagno sbagliato” sorrise divertito, “Canta, Gwen canta!” lo disse con un tono così dolce da sciogliere anche le paure della ragazza che annuì prontamente. Non che intendesse adempire alla richiesta di Alex , però credeva che cantare avrebbe dato una svolta al suo modo di vedersi, almeno era quello che sperava.
Quella sera Alex suonò , la ragazza come trasportata dal vento riuscì ad unirvi le parole,quelle parole di cui lei stessa era composta, sapeva che cantare ad alta voce l’avrebbe liberata dalla sua ragione; sopra il palco c’ erano la sua voce e il violino, niente contava più nulla. E con coraggio cantava:
“Portami via come il vento, amami come il sole
La mia voce è ciò che sono, non cercare di cambiarmi
Ho scoperto cos’è la felicità,
ho scoperto chi sono ”.
Durante la sua esibizione aveva chiuso gli occhi sperando che la sua voce non distruggesse il suo pubblico, ancora si aspettava che qualcuno le lanciasse qualcosa addosso o che appena avesse aperto gli occhi la sala sarebbe stata vuota, questo la spaventava. Arrivò all’ultima nota senza difficoltà e con una lentezza immane socchiuse gli occhi, non credeva ai suoi occhi! La sala brulicava di persone, tutti la fissarono poi, scoppiò un applauso che si propagò per tutto il teatro, le furono lanciati fiori e la gente non smise di battere le mani neanche quando il sipario fu abbassato. Era euforica, per la prima volta nella sua vita si sentiva bene, girò lo sguardo verso Alex, la guardava con occhi lucidi “Sei stata brava” sorrise, poi si alzò e si diresse verso le quinte, Gwen avrebbe voluto dirgli di aspettare ma non ne ebbe il coraggio, doveva ringraziare, doveva ritornare alla sua vita.
Quando anche lei fu uscita dal palco sul ciglio delle scale, ad aspettarla, c’era sua madre, aveva uno sguardo enigmatico tra l’orgoglioso e lo sconcertato “Non hai usato la tastiera,perché?” la ragazza fece spallucce e le passò di fianco, non parlavano più così tanto, le parole erano terminate quando la ragazza aveva compiuto i 17 anni e aveva deciso di non aver bisogno dei suoi, loro non la capivano e non cercavano neanche di capirla. Gwen viveva da sola, nell’appartamento che la casa discografica le aveva messo a disposizione, era scappata da quella famiglia, non era più ciò che amava. “Dove vai?” ancora nulla, Gwen prese l’uscita e si diresse alla sua macchina lasciandosi sua madre e la sua famiglia alle spalle.
Quando salì sulla Honda guardò il cielo e sprofondò nel sedile, che diavolo voleva quella donna dalla sua vita? Non credeva di aver usufruito del talento della figlia già abbastanza? Quello non era per niente il suo amore; da quando aveva iniziato la sua indipendenza, cercava disperatamente qualcosa che suscitasse in lei amore, non per forza fisico o platonico ma semplicemente qualcosa che la facesse sentire realizzata e soprattutto vera, ancora la sua ricerca non aveva portato nessun risultato. Sconsolata avviò la macchina e si diresse verso casa. Mentre saliva le scale, per giungere all’appartamento si chiedeva se mai avrebbe potuto rivedere Alex, si, ci pensava ancora e stranamente non si dava pace, si era pentita di non averlo fermato qualche ora prima, quando entrò nell’appartamento lasciò la tastiera in un angolo e si fissò le mani, valeva la pena di chiedere in giro, fare qualche ricerca? Il campanello suonò e lei si voltò a fissare la porta, “Chi è?”si avvicinò all’uscio e rimase in attesa, nessuno rispose. La ragazza guardò fuori dallo spioncino, non c’era anima viva. Aprì la porta e guardò fuori, nessuno; quando guardò ai suoi piedi per togliere di mezzo il tappetino vide un mazzo di tulipani bianchi, li raccolse e li portò dentro, c’era un biglietto “Presto potrai cercarmi” Gwen rimase interdetta per qualche secondo poi, l’angoscia prese il sopravvento su di lei, chi aveva scritto quel biglietto? Cosa aveva a che fare con lei? E se mai fosse stato un mal’intenzionato?
La notte non dormì per niente bene, era preoccupata, non sapeva che fare e come alleviare il suo stato d’animo, all’inizio si disse che non doveva farci molto caso, che magari il tizio dei fiori voleva solo farle un favore, magari lo conosceva; non riusciva a raccapezzarsi, intanto la sveglia era suonata e un altro giorno incominciava.
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My love
RomanceGwen, piccola indifesa ragazza londinese perde Alex, il suo ragazzo, in un incidente aereo; da quel momento cambia completamente, non sarà più la stessa e anche la sua passione per la musica diventerà qualcosa di inesistente. Cosa accadrebbe se Alex...