My Love 6

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GWEN/GRACE

<Dio mio quello era un pezzo grosso, mi ha distrutto la maglietta! Cazzo guarda qui!> fissai la maglietta tagliata e strappata del mio collega, poi sorrisi. <Chris stai fermo così> mi fissò indignato. Il ragazzo aveva capelli nerissimi quando dico nerissimi non scherzo. Erano nerissimi! Occhi blu come il cobalto e un corpo da far paura.. da far sbavare al solo sguardo! Mi avvicinai e infilai le mani sotto la presupposta maglietta. Mi guardò con occhi languidi, io sorrisi. Con una mano mi accarezzò la guancia poi si avvicinò di qualche passo, l’eccitazione che cresceva in lui. Eccolo li, tirai fuori il pugnale e lo lanciai alle sue spalle, Chris sussultò e io lo abbracciai sussurrandogli all’orecchio <Ho vinto io, tre su cinque> si scostò e mise il muso <Grace, sei sleale! Questo non vale!> risi per la sua espressione corrucciata. <Su Guy torniamo a casa!> mi diede una mano e insieme ci dirigemmo verso la Jeep.  So cosa starete pensando. E’ una puttana, no. Beh diciamo che alleviare i miei desideri ogni tanto non è male ma è sempre Chris cioè chi mai farebbe la puttana sempre con la stessa persona? E poi non mi ero innamorata di nessuno, era solo un pretesto per dimenticare quel periodo nero in cui non volevo tornare. Si, le voci le sentivo ancora forte e chiaro ma non mi interessava più nulla di quello che dicevano che sussurravano. Io avevo la mia farsa,AVEVO IL MIO PASSATEMPO.

Chris portò la mano sul mio ginocchio e si spostò con lentezza inaudita verso la mia coscia, gli lanciai uno sguardo <Non andrei oltre se fossi in te> non mi ascoltò e continuò a salire fino a quando non gli puntai una pistola alla tempia, con un sussulto si scostò da me. Facevo paura, risi. Dopo un anno e mezzo ero diventata l’agente più talentuoso dell’agenzia. Io ero una ragazza che soleva cantare Taylor Swift e ascoltare JLo ora la maggior parte della musica che ascoltavo era Hard Metal, Hard Core, Hard Rock e Alternative. Avevo lasciato la mia carriera da musicista da tanto tempo ormai, Cally o Courtney non mi ricordo come si chiamasse mi aveva esortato ad andare avanti e lo avevo fatto, lo facevo ma nessuno mi aveva detto di non cambiare, di non cercare conforto o piacere in qualcos’altro, di non cercare intrattenimento. Bloccai la macchina e prima che Chris scendesse lo bloccai al sedile, salì sopra di lui e gli baciai il collo, cacciò fuori un gemito. Il nostro era un rapporto niente rapporto, um si senza sentimenti. Io volevo dimenticare lui voleva scopare. Oddio da quando ero diventata cosi sfacciata e volgare? Vivere con altri 6 maschi nella stessa casa magari aveva portato a quel cambiamento. Ricordo com’ero quando Gin mi aveva dato quella possibilità.. Piccola Gwen spaventata e depressa. Ridicolo e mediocre.. <O mio dio Grace!>  sorrisi contro i suoi addominali. <Così mi fai male! Non mordere santo cielo!> ritornai su e respirai, il mio petto sopra il suo, faceva  giù e su. <Non era quello che desideravi?> alzò il mio mento e mi baciò le labbra con foga, non mi tirai indietro un secondo fino a quando non ne fui annoiata. Aprii lo sportello e scesi dalla macchina senza un minimo di preavviso per lui che si chiuse lo zip dei pantaloni e trotterellò verso di me. <Sei una stronza, te l’ha mai detto nessuno?> continuai a camminare/correre <Si, tu> rimase in silenzio mentre entravo nella “casa”. Otto paia di occhi si bloccarono su di noi. Allora, quello alla mia destra che fissava il mio collega con in mano il joystick della playstation era Wolfe, era biondo con gli occhi nocciola, la pelle abbronzata, abbastanza alto e con degli addominali visibilissimi sotto la maglietta che indossava. Alla sua sinistra c’era Mic, pelle scura quasi cioccolato al latte, occhi neri e capelli castano scuro. In piedi vicino la poltrona c’era Sam bassino ma ben impostato (oh, eravamo agenti, la bellezza contava!) occhi verdi, pelle chiara e capelli neri. Vicino alla porta della cucina c’era Ty il mio fratellino acquisito, era il più giovane tra noi, aveva a mala pena 16 anni però era dotato di un intelletto che tutti gli altri messi insieme non avrebbero mai raggiunto. Era più alto di Sam e aveva capelli neri tendenti al blu e occhi grigi. Quando lo vidi gli sorrisi, lui ricambiò con un ghignò <Qual è il problema ragazzi?> nessuno parlò tutti tornarono alle loro faccende. Fissai la tabella appesa al frigorifero e misi in mente il prossimo obiettivo.  Vicino ai nostri nomi veniva aggiornato ogni giorno il nostro record, l’ultimo in classifica doveva pagare da bere a tutti gli altri. Così era, sorrisi aggiunsi un più tre al mio già enorme numero e mentre mi rendevo conto di essere prima per la terza settimana consecutiva Sam si appoggiò alla mia spalla. Mi voltai <Togli la tua stupida faccia dalla mia spalla> lo fece, poi venne di fianco a me. <Come siamo acidi!> gli mostrai uno dei sorrisi più gentili che potessi  inscenare e lui fuggì dalla cucina. Salii in camera e mi feci una doccia, era sudata e sporca. Non era poi il lavoro più facile del mondo! Sentii un rumore provenire dalla stanza da letto ,adiacente al bagno privato, al terzo piano della villa. Presi uno dei pugnali che tenevo sparsi per la casa in caso di necessità e lo tenni in  mano. Lo lanciai verso la figura intenta a uscire dal mio armadio a muro, lo incatenò al muro <Che stai facendo Chris?> accesi la luce e camminai verso di lui, avevo addosso solo l’intimo. Rimase imbambolato sul mio petto, roteai gli occhi. <Riprenditi, ehi, terra chiama Chris!> gli lancia una sberla, si scosse poi le sue labbra si piegarono all’ingiù <Per che cos’era quella? Mi hai spaventato a morte, pensavo di morire> risi mentre lui mi guardava malissimo <Così Impari a strisciare nella mia camera silenziosamente> tirò via il pugnale dalla felpa e mi venne vicino, alzò una mano e io inspirai il suo odore <Non ci vengo a letto con te!> mi disse, alzai un sopracciglio <D’accordo> dissi con nonchalance. Sinceramente,  che problema aveva? Camminai verso l’armadio e mi ci chiusi dentro. Indossai una felpa e un paio di pantaloncini neri e poi uscii, lui era ancora li. <Dio Chris, cosa c’è?> si alzò e ancora una volta venne di fronte a me <No dopo tutto non ne posso fare a meno..> mi strinse le spalle e mi diede un bacio sulle labbra. Sorrisi contro le sue labbra. <Maschi> mi portò verso il letto e entrambi cademmo su di esso salì sopra di me e cominciò a spogliarmi <Sei un’idiota lo sai? L’avresti potuta avere prima quest’idea, non avrei fatto neanche fatica a vestirmi> mi baciò il collo, il naso, il petto, le labbra poi  si liberò dei jeans e della sua tshirt, portai le mani sul suo addome accarezzando freneticamente quei muscoli così ben scolpiti, rimossi i suoi boxer e lui i miei slip. Cercai di fare il meno rumore possibile, certo la mia camera era l’unica al terzo piano. Gli altri non si azzardavano ad arrivare la sopra, solo quello spocchioso di Chris, era incominciata così la nostra “cosa” lui che per gioco arrivava nella mia camera e io che lo sbattevo al muro e lo baciavo per dispetto, non so cosa mi successe le notti seguenti, il fatto è che ero così sola dentro di me che avevo bisogno di lui. Speravo che questo non avrebbe rovinato il nostro lavoro e infatti non fu così, anzi lo migliorò! STRANO VERO? Beh, si, ci capivamo al volo. Era il mio migliore amico.  <Vai così, Grace> lo zittì tappandogli la bocca con la mia dopo qualche minuto mi sentii soddisfatta e così lo fu lui (perché lo dicevo io) mi rotolai via dal suo corpo e entrambi  respirammo affaticati con lo sguardo rivolto verso il cielo. Non avevo rotto la promessa, io amavo ancora lui. Lui però era morto e i suoi ricordi mi mangiavano viva. Per un periodo avevo perso la voce, non perché l’avessi esaurita o non so che, ma perché quelle dannate fate non volevano sentire il mio dolore, strano vero? Fate? Si. Ricordate di quel mio parente lontano … quello non normale? Ecco lui era una fata. Come lo facevo a sapere? Mi ero informata sull’argomento e la lingua che si supponeva dovessero parlare, irlandese ovviamente. Risi a quell’idiozia. Fanculo a loro.

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