II

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12 Aprile 2016

Jimin in quel momento si sente felice.
È la sua solita e irrefrenabile felicità contagiosa, quella da bambino, che ovunque vai fai tenerezza. Ma non a quell'individuo. Lui se ne sta tranquillo a sorseggiare il suo caffè, di fronte a lui, con lo sguardo di chi dalla vita non ha avuto poi così tanto. E teoricamente è un po' così.
Il moro è fradicio, è praticamente quasi affogato nei suoi pantaloni, tutto il suo abbigliamento sembra essersi appesantito di chili e chili.
Ma è sicuro di aver fatto la cosa giusta, quella di cui non si sarebbe pentito.
Devo provare a parlargli in ogni modo. Pensa sempre. Non è sostanzialmente la prima volta che vede Yoongi, ecco. Una settimana prima lo aveva incrociato casualmente a quel bar, dove si era fermato per caso con alcuni suoi compagni di corso, prima di riprendere il tragitto verso casa, ed era stato colpito da un fulmine. Il giorno sccessivo era tornato al solito bar, sperando di trovarlo nuovamente, e così è stato. Per una settimana lo ha osservato da un tavolo più lontano, aspettando l'occasione di potergli parlare. E finalmente quell'occasione è arrivata.
Jimin ha notato ormai l'espressione priva di allegria del biondo, come se un aspirapolvere avesse risucchiato tutta la sua voglia di vivere. Mentre lo osservava da lontano cercava di imprimersi ogni minimo dettaglio in testa, ogni piccolo vizio che Yoongi aveva e le sue abitudini. E oggi, dopo una settimana, si è deciso a farsi avanti e parlare con quella che appariva ai suoi occhi come una sorta di stella dalla luce soffusa e debole.
"Grazie mille! Io sono Park Jimin." esclama allegramente, scordandosi completamente della sua condizione di semi nomadismo.
Tenta di asciugarsi la mano sulla maglietta ma ottiene l'effetto opposto, bagnandosi ancora di più. Così ridacchia nervosamente e porge lo stesso il braccio in avanti.
È un po' intimorito, anche. Quel ragazzo non è tutto quel mistero, anzi, ma Jimin lo percepisce indubbiamente come tale, dal canto suo. Come può, una persona, non essere felice di stare al mondo? Mah.
Magari sta passando un brutto periodo...vorrei provare a diventare suo amico.
Questi sono i pensieri di Park Jimin mentre Yoongi si decide finalmente a rispondere al suo saluto, borbottando un nome. "Min Yoongi"
Jimin sorride "Ma allora ce l'hai la lingua!" esclama raggiante mettendosi a sedere sulla sedia davanti al viso del biondo e sporgendosi fino a poter osservare attentamente le pupille dell'altro.
Yoongi ritrae la testa, infossando il collo. "Guarda qui." Sbuffa in modo stizzito. A Jimin quasi viene un accidente, per il tono duro del ragazzo.
Sembra proprio che ce l'abbia con lui, e questo non lo aiuta affatto.
Distoglie per un momento lo sguardo.
Fai pensieri felici, fai pensieri felici...oh, al diavolo, non sono mica Peter Pan! Pensa. Senza accorgersene comincia a giocherellare con le sue stesse mani, rigirando le dita fra di loro. È una cosa che fa sempre, quando cerca di mantenere un controllo delle sue emozioni, abbastanza difficile da ottenere.
"Ehm..." cerca qualcosa, qualsiasi cosa che possa fargli anche solo supporre un argomento di cui parlare. I capelli. Fin da subito è la prima cosa che ha notato in lui, biondi e così chiari, rendono Yoongi ancora più somigliante alla stella a cui pensa il moro.
"Come mai ti sei tinto i capelli?" chiede, accompagnando la domanda con uno scatto del mento che vuole indicare la testa del ragazzo di fronte a lui.
Yoongi sbuffa rumorosamente. "Perché ti sei messo quelle scarpe?" chiede di rimando, cercando di far comprendere al ragazzo che la sua domanda non ha poi così tanto senso.
Ma Jimin è uno spirito allegro di natura, che non vede la malizia nelle persone, quindi si guarda per un attimo i piedi e poi risponde innocuo. "Erano le più leggere che avevo" sorride.
A Yoongi sfugge un sorrisetto. "Ero sarcastico, Park Jimin. Mi hai chiesto come mai io mi sono tinto i capelli, no? È come se io ti chiedessi il perché di ciò che indossi. Che discorsi fai, è perché mi andava, no?" finisce la frase con una punta di fastidio, che iduce Jimin a capire di non aver azzeccato proprio alla grande l'argomento con cui iniziare una conversazione. Ma in realtà lui è dalla parte del giusto, cerca solo di fare conoscenza. È Yoongi quello che non ha capito le intenzioni del più piccolo e sinceramente, non ne ha la benché minima voglia.
"Scusa...ok. Uhmm, quanti anni hai?" chiede ancora il moro dagli occhi color caffè.
Yoongi sbuffa ancora una volta e gli lancia un occhiataccia. Al diavolo l'aspetto! Può anche essere carino ma sta diventando irritante. "Certo che ne hai di fiato." dice senza rispondere. Lo infastidiscono le persone che danno aria alla bocca senza un motivo preciso, senza ritegno o pudore. Ma Jimin ha i suoi buoni motivi, vuole assolutamente conoscerlo, è una sorta di scommessa con se stesso. E più passa il tempo, più il ragazzo è convinto di questo. È bello...ma ha un carattere orribile, diamine!
Così Jimin si ritrova a sorridere in modo diverso dal solito. Non il solito sorriso da bambino che lo fa sembrare più piccolo di quanto non sia, ma un sorrisetto tirato agli angoli della bocca, malizioso. Prende un gran respiro e guarda il biondo, che sta, con lentezza snervante, bevendo il caffè.
"Be', vorrei conoscerti meglio, tutto qui." si spiega sorridendo Jimin.
Yoongi rotea gli occhi, poi schiude le labbra e risponde arido. "21." due sole sillabe, pronunciate con tono stanco e indifferente, che fanno impazzire il più giovane. Ha notato fin da subito le labbra fine e chiare di Yoongi, e ama immaginarle su di lui. Gli piacciono da morire, come ogni singola cosa di quel ragazzo. La sua pelle così chiara, sembra quasi bianca, può essere neve, per quanto ne sa Jimin. Gli occhi che somigliano tanto a quelli dei gatti nei suoi video preferiti.
"E tu?"
Il moro viene svegliato dai suoi pensieri dalla voce del biondo, che gli ha rivolto quella domanda. Non se l'aspettava proprio, da uno come Yoongi. Va bene, non lo conosce affatto, ma ha dimostrato di non andare proprio d'accordo con le persone intorno a lui.
Per questo quando gli rivolge la domanda rimane un attimo spiazzato, a guardarsi intorno.
Anche Yoongi è stupito di se stesso. Sprecare fiato per fare una domanda ad un ragazzo che probabilmente non vedrà più in vita sua, o almeno questo pensa.
"19." rispose quello dopo un po' di tempo. Yoongi rimane leggermente sorpreso. All'inizio gliene avrebbe dati addirittura quindici. E invece ha solo due anni meno di lui.
"Sei un mio hyung." sorride il moro incrociando le mani sotto al mento e appoggiandosi ad esse. I suoi occhi quasi luccicano, e il biondo pensa che potrebbe venirgli il diabete.
"Su questo non c'è dubbio." continua Yoongi appoggiando la tazza ormai vuota sul tavolo, facendo tintinnare i cocci della porcellana celeste.
"Allora, hyung, non è che...vorresti uscire con me, una volta?" Dritto al sodo, si dice sempre Jimin. Beh, più diretto di così.
Il biondo sbuffa e accavalla le gambe, abbandonando il peso contro lo schienale morbido della sedia.
"No." risponde istintivamente. Jimin sente una fitta al petto. Si aspettava che avrebbe accettato, non sa perché. Così rimane deluso al sentire quel monosillabo.
"Come mai?" si decide a chiedere titubante.
"Non ti conosco." dice semplicemente l'altro. In effetti, per Yoongi, sapere il nome e l'età di una persona non equivale neanche ad essere conoscenti, bensì sconosciuti che conversano, al massimo. Jimin si trattiene dal battere un piede a terra dal nervoso e sorride.
"È per questo che le persone escono. Per conoscersi." Dice con tono affabile.
"E se non avessi voglia, di conoscerti?" Chiede il biondo alzando un sopracciglio e incrociando le mani sul ginocchio, sorreggendolo.
"Oh, andiamo hyung!" si lamenta il più piccolo.
Insopportabile, ecco cosa sei. Stressante e chiacchierone. Pensa Yoongi annoiato. Eppure una remota, forse neanche tanto, parte di lui vuole andare più a fondo, conoscerlo meglio, riuscire a scoprire ciò che si prova ad avere un amico.
"Sai, non sembri uno che va così d'accordo con le persone." osserva cauto Jimin.
Yoongi lo fulmina con lo sguardo, voltando di scatto la testa.
"E a te cosa interessa?" chiede Yoongi alzando il mento e il timbro della voce.
Jimin scuote la testa accompagnando il gesto con le spalle. "Mi piacerebbe diventare tuo amico, tutto qui." Ora è un po' nervoso, ma non può tirarsi indietro. "Sai come si dice...i poli opposti si attraggono"
E loro due sono esattamente due poli opposti. Ma Yoongi non da inizialmente peso a queste parole. Dopotutto provengono dalla bocca di un moccioso che ha appena conosciuto.

Good

𝐂𝐎𝐅𝐅𝐄𝐄 [y o o n m i n]   (in revisione) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora