-5- Rabbia e Gelo

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"Avere un ufficio qua alla Lazarus Pharma è una fregatura", pensò Kier, irritato, mentre fissava lo schermo davanti a lui. In realtà aveva trascorso le ultime due ore a guardare un film, giusto per far passare il tempo.
Era tutta colpa di Bao se era praticamente in punizione.
Dopo quello che era successo allo Shade erano andati a riscuotere e a far fuori i due della lista, ma visto che era un po' agitato si era fatto prendere la mano e Bao si era ben guardato dal fermarlo, anzi.
Sospirò, guardando l'ora e pensando che alle cinque di pomeriggio poteva anche andarsene.
Come se avesse percepito le sue intenzioni Shiry entrò nel suo ufficio, chiudendosi la porta alle spalle. La donna era il ritratto dell'efficienza: i capelli scuri stretti in una coda alta, il completo elegante di taglio maschile di un blu cupo, il viso sempre serio.
«Fammi indovinare, non hai ancora finito quel documento di contabilità.»
«Eddai, Shiry! Sai che non è davvero il mio lavoro...»
La donna gli si avvicinò, osservando i titoli di coda sullo schermo e poi riportando le iridi scure su di lui. «Per questo mese sì, lo sai.»
«È di una noia mortale.»
«Se non facevi tutto quel casino ora eri in giro, invece che qua. Colpa tua, Kier, pagane le conseguenze da uomo. Dove è il lavoro che dovevi consegnarmi prima di uscire?»
Con un sospiro il biondo digitò sulla tastiera, per poi picchiettare sullo schermo quando si aprì la schermata. «Fatto.»
Shiry alzò un sopracciglio. «Ma qua risulta chiuso ore e ore fa... perché non me lo hai dato subito?»
«Così la maestra poteva darmi un altro compito? No, grazie.»
La donna continuò a studiare il complicato elaborato, stupefatta. «Ed è fatto benissimo, non c'è una sola imperfezione, hai fato un lavoro migliore dei contabili che paghiamo...» la donna lo squadrò. «Credevo Mathias scherzasse quando mi aveva detto che eri un genio, quando volevi.»
«Ha detto cosa?»
«Non volevo che mettessi le mani in nessun documento, ero convinta avresti creato solo casini. Cerca di capirmi, Kier, a volte ho perfino il dubbio tu sappia leggere.»
L'uomo socchiuse gli occhi, piccato. «Questo è un colpo basso. Guarda che so leggere, eh! Ho iniziato tardi, ma ho recuperato alla grande.»
«Sai fare anche molto di più, a quanto pare. Come mai sai tenere così bene la contabilità? Credevo la Lazarus Pharma ti pagasse come contabile giusto per trovarti una mansione ufficiale, invece sai farlo davvero bene...»
«Shiry, non rompere.» Kier sbuffò, mandando il file e chiudendo il programma. «All'università ci sono andato, non mi interessava finirla, però. Era diventato noioso studiare lì, ma qualcosa qua e là lo ho imparato»
La donna sorrise. «Quindi la storia che tu studi solo se sei curioso, e una volta che sei soddisfatto cambi argomento, è vera?»
«Ma si può sapere che cazzo ti ha detto Mathias?»
Al tono dell'altro la donna sorrise divertita, sedendosi all'angolo della scrivania. «Ha dovuto convincermi. A proposito, sono contenta le cose tra voi vadano bene, adesso.»
Quelle parole gelarono e infastidirono Kier. «Di che parli?»
«Beh, mi pare ovvio. Vuoi il disegnino?»
Il viso assolutamente serio della donna, lui ne era certo, nascondeva un immenso sogghigno compiaciuto. «Non esagerare.» disse a bassa voce, serio, e lei sospirò.
«Non esagero. Si vede che Mathias è felice.» Shiry vide Kier guardarla perplesso, e scosse appena il capo, chiedendosi se davvero l'altro fosse così ciecamente ingenuo. «A volte vedo quello sguardo sul suo viso, come se fosse molto triste. Come se pensasse a cose così profonde che l'anima affoga in quegli abissi. Poi ti guarda e quella tristezza scompare, riemerge da quelle profondità e appare un sorriso. Non lo hai mai visto quando ha quell'espressione, vero? E sai perché? Perché sei tu che la fa sparire. Non potrai mai vederla finché lo guardi, finché lo vedi, finché stai con lui.»
Kier rimase immobile, sentendo di non voler capire quello che aveva detto la donna. Era una frase che gli metteva addosso delle sensazioni che si rifiutava di analizzare, tra cui una specie di ansia che gli attanagliava lo stomaco, confondendolo sempre di più. Essere la causa della felicità dell'altro fino a quel punto gli gelava il sangue e decise di esorcizzare immediatamente quelle sensazioni. Si infilò la giacca del completo e si diresse deciso verso la porta.
«Ci vediamo, domani non contare di vedermi in ufficio. Ho tutte le intenzioni di bere fino a dimenticare la stronzata che hai appena sparato.»
La donna incrociò le braccia e sbuffò, quell'uomo era davvero impossibile, cocciuto e irritante. Eppure le piaceva.
Con aria riflessiva arrivò all'ufficio di Mathias, che la fece entrare, squadrandola.
«Che succede?» le chiese immediatamente, curioso.
«Non le avevo creduto, invece Kieran sa davvero fare il contabile...»
Mathias scoppiò a ridere. «E sei qua a chiedermi scusa?»
«Non esattamente, ma mi sembrava carino farle sapere che mi sono ricreduta.» Shiry si sedette dall'altra parte della scrivania, sulla poltroncina imbottita. «Mi ha chiesto di dirle che combina, anche se non capisco perché voglia farlo tenere d'occhio: se c'è un uomo che non la tradirebbe mai è lui.»
«Tu soddisfa la mia curiosità.»
«A quanto ho capito ha tutte le intenzioni di bere così tanto da non poter venire domani in ufficio.» la donna socchiuse gli occhi, studiando il suo capo e accennando poi un piccolo sorriso. «Non è che lo fa spiare perché è geloso?»
La domanda a bruciapelo spiazzò per un attimo Mathias. «Anche se fosse?»
«Sono solo curiosa, era dalle superiori che non mi chiedevano di spiare gli amichetti.»
Il tono gelido con cui vennero dette quelle parole fecero quasi sentire un idiota Mathias, quasi, però.

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