-10- Parole Migliori

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  «Quel grandissimo figlio di puttana, quel cinese di merda!» Bao diede un calcio violento al cadavere ai suoi piedi, sfogando la frustrazione. «Lo sapeva, lo sapevano, per Dio lo sapevano!»
Un altro calcio e la scatola cranica esplose, sporcando l'anfibio e i pantaloni dell'uomo, che imprecò ancora di più.
«Hanno preso per il culo tutti, ora però non esiste più un solo mangia riso vivo nella zona. Nessuno di loro respira più.»
Guardando Kier, appoggiato al muro con la mano stretta sul braccio ferito, annuì. «Ce la siamo cavata per un pelo.»
«È stato più divertente così, però. Se avessimo aspettato gli altri questi qua sparivano ed eravamo di nuovo punto e a capo. Invece quando abbiamo fatto sorvegliare la vecchia linea della metro abbiamo capito cosa si nascondeva davvero sotto questa storia. Credo che ora tocchi a Math la parte diplomatica, se fosse per me mi limiterei ad andare a casa del grosso cinese e ammazzarlo, non è possibile non sapesse che suo fratello gestiva tutto questo.»
«Questo è lavoro di Math.» Kier si guardò attorno, erano rimasto solo lui, Bao e un paio di loro uomini in mezzo a una carneficina di sangue e pallottole nei vecchi tunnel della metro. L'odore della polvere da sparo aleggiava ancora nell'aria umida, mentre i primi sciacalli, gli abitatori di quei resti, iniziavano a depredare i cadaveri. «Andiamocene, usciamo di qua e riferiamo tutto.»
«Sì, Lazzari ha il suo bel da fare.»
Si avviarono in superficie, dove l'aria fresca della notte li accolse.
Avevano scoperto e fatto fuori praticamente ogni uomo coinvolto in quel traffico che continuava a sfuggire al loro controllo, l'idea di Kieran di controllare le vecchie linee era stata la mossa finale, lo scacco al re di quella lunga partita.
La chiamata con Mathias fu breve e concisa, Bao si limitò a fornire l'essenziale necessario al momento e passò un braccio sulle spalle di Kier, sorridendogli.
«Mi piaci quando odori di polvere da sparo e sangue.»
«E di merda di pipistrello, muffa e non so che altro. Voglio lavarmi, non sentire le tue minchiate.»
«E se ti lavassi la schiena io? Dai, sali da me, tanto abbiamo fatto per oggi. Non tornartene a casa tua, con questo odore addosso non penso proprio riuscirei a farti andare via.» Bao si avvicinò sporgendosi verso l'orecchio di Kier e sussurrò: «Non ci credo che non hai voglia»
L'occhiata dell'irlandese fu indecifrabile, ma seguì Bao in auto e non disse nulla quando si diressero verso lo Shade.
«Cambiato idea?»
Kier si accese una sigaretta, fissando l'altro con un mezzo sorriso. «Devo vedere se ne vale la pena.»
La risata dell'altro riempì, incontenibile, l'abitacolo. «Duro come ce l'ho ne vale la pena, almeno per me. Cazzo, quando hai tagliato le dita a quella, facendogliele ingoiare...» il viso dell'altro esprimeva un'eccitazione cupa e il silenzio calò, mentre arrivavano al locale.
Salirono e Bao letteralmente appese Kier alla porta dell'appartamento, premendolo contro la superficie di finto legno e divorandogli la bocca con baci furiosi e violenti.
Kier lo scansò, ribaltando le posizioni e premendogli il braccio contro la gola lo immobilizzò, troncandogli il respiro. «Ho detto doccia.»
«Doccia, allora.» La voce di Bao era un sussurro, ma annuì e l'altro si staccò, spogliandosi mentre andava al bagno e lasciando cadere i vestiti.
Sulla soglia si voltò: «non dovevi lavarmi la schiena?»
«Oh sì, cazzo.»
Bao si era goduto lo spettacolino, aveva scoperto un lato malizioso di Kier che saltava fuori decisamente poco, ma che in quel momento l'aveva intrigato e ipnotizzato come non mai. Era una sfida, un modo per imporgli quello che voleva e dimostrargli che le redini le teneva lui. Amava quel gioco di potere con l'altro, amava perderlo, di solito.
Si spogliò, scivolando fuori dagli abiti sporchi con veemenza e infilandosi nella doccia con Kier gli afferrò i fianchi, premendosi contro di lui da dietro, l'erezione che puntava allo spazio tra i glutei dell'altro.
«La schiena, Bao.»
«Ai tuoi ordini.» Il rosso morse con violenza il collo di Kier, che s'inarcò di scatto con un gemito che era dolore e piacere, mentre l'acqua calda che scorreva su entrambi puliva via il sangue dalle piccole ferite e l'odore di quel posto.
Staccandosi, Bao prese in mano la spugna e iniziò a passarla sulla schiena dell'altro, ridendo piano. «Che verso da ragazzina che hai fatto, cazzo, posso rifarlo?»
Kier si voltò di scatto sbattendo le mani al muro e imprigionando tra le braccia Bao. «Ragazzina? Che dici se vado a casa?»
«Cazzo, Ki, non ci vai a casa tua! Ho l'uccello in gola!»
Kier scivolò fuori dalla doccia, sogghignando e alzando il dito medio verso l'altro. «Segati. Non è un problema mio, o chiama Pearl, o chi cazzo vuoi.»
Bao chiuse l'acqua, uscì e seguì Kier in salotto dove stava guardando i suoi vestiti sul pavimento. «Vieni di là, prendi dei vestiti puliti.»
Kier osservò il viso incazzato dell'altro, sorpreso dalla mancanza di insistenza. «Credevo avresti rotto di più i coglioni.»
Bao senza una parola indicò con il mento l'armadio della camera, visibile dalla porta aperta. L'irlandese si avviò, seguito dall'altro.
«Non ho intenzione di rompere i coglioni, voglio scoparti.» Gli afferrò il polso, torcendogli il braccio dietro la schiena e buttandolo sul letto gli si sedette sopra. «Non fare la principessa.»
«Fottiti. Mi hai già rotto i coglioni fin troppo oggi, vai a segarti e lasciami in pace.»
«Ti lascio in pace, principessa, ma quando abbiamo finito.»
«Non farmi incazzare.»
Bao si piegò, baciando Kier fino a togliergli il fiato, divorandolo, esplorando la sua bocca e strusciando i fianchi contro di lui.
Se le cose stavano proprio così, pensò tra sé Kier abbandonando già l'idea di andarsene, poteva anche rimanere un po'.
Quando si rese conto di cosa davvero facevano le mani dell'altro, però, era troppo tardi.
«Figlio di puttana!»
«Non te ne vai, a costo di ammanettarti al letto.»
«Quella parte l'hai già fatta, idiota!»
«Vuol dire che mi son già portato avanti e possiamo passare al resto, adesso, giusto?»
«Toglimele.» Il tono di Kier era gelido, gli occhi si erano stretti in due fessure e ogni divertimento era svanito da essi. «Se non lo fai subito ti tocca tenermi legato per il resto della mia vita, perché giuro che quello che ti farò non ti piacerà.»
«Sai che le tue minacce sono la cosa più eccitante di questo mondo? E poi tenerti così per tutta la vita mica è una brutta cosa...»
«BAO!» Kier strattonò i polsi assicurati alla testiera metallica del letto. «Ti ammazzo, ti taglio l'uccello, giuro che ti inculo con la pistola e ti sparo!»
«O cazzo, continua!» il tono del rosso era roco, eccitato, mentre bloccava Kier che cercava di afferrarlo con le gambe.
Anche con i polsi legati non era un uomo inerme, con un colpo secco si tolse di dosso l'altro, ribaltandolo e sbattendogli il tallone conto lo stomaco tanto forte da bloccargli il fiato.
«Liberami, Bao.»
«Non si può mai giocare con te...» ansimò, la voce spezzata. Si mosse, andando però a leccare il sesso di Kier, non del tutto desto, ottenendo esattamente ciò che voleva. Si sistemò in modo da poterlo prendere in bocca, succhiando quella carne e il gemito di Kier fu tutto quello che gli servì. Sapeva di aver vinto, a quel punto.
Continuò a lavorare con la lingua, le mani che stringevano i fianchi dell'altro, guardando il suo corpo che si tendeva e i muscoli che si disegnavano sotto la pelle chiara. Teso, i polsi premuti contro l'acciaio delle manette e il capo gettato all'indietro.
La voce di Kier era roca e bassa mentre i versi di piacere riempivano la stanza, accarezzando i sensi di Bao, eccitandolo più di quanto già non fosse. Sentiva che sotto le sue mani l'irlandese letteralmente vibrava, cercandolo con i fianchi, spingendosi per avere di più. Era sensuale e pericoloso, sapeva benissimo che una volta libero nulla avrebbe più avuto peso e che Kier si sarebbe vendicato.
Era sempre così quando in qualche modo gli imponeva qualcosa, una volta che aveva concluso, sotto ci finiva lui, e quello non gli dava certo fastidio. Era quando gli sparava o piantava il coltello da qualche parte che capiva di aver esagerato davvero. Sapeva che sentirsi costretto a fare qualcosa, anche se solo in modo giocoso, metteva l'altro in uno stato mentale pericoloso. L'ultima volta che aveva scopato con Kier, che di prenderlo non ne voleva sapere, dopo si era beccato una coltellata nella mano. L'irlandese se n'era andato piantandolo lì, con la mano attaccata al tavolino del salotto dal suo coltello militare.
Era facile, a volte troppo, farlo cedere con il sesso, ma dopo la rabbia fioriva di nuovo e a volte Bao si chiedeva perché era ancora vivo, considerando quanto sfidasse quel lato folle, quell'aspetto che amava come null'altro.
Scivolò con le labbra oltre quella pelle sensibile, salendo lungo la sottile linea fino all'ombelico, la lingua che lasciava una scia leggera e umida, le mani che accarezzavano quel corpo che conosceva a memoria.
«Dopo mi ucciderai.»
«Sì.» Roca la risposta viaggiò tra un ansito e un gemito, strappando un sorriso a Bao. La benda era dimenticata sul letto, l'unico occhio di smeraldo acceso di una luce folle.
«Alora sarà una scopata memorabile, visto che sarà l'ultima.»
«L'ultima per te.» Un gemito interruppe Kier: le labbra di Bao erano salite sul suo petto, scivolando sul collo mentre una mano aveva afferrato il suo sesso. «Non certo per me.»
«Ma non ti dimenticherai mai come scopo io.»
La bocca del rosso tappò quella dell'altro con un bacio impedendogli di rispondere, mentre i capelli scivolavano come un velo insanguinato su entrambi.
Fece girare Kier sullo stomaco dedicandosi con estrema calma alla sua schiena. Adorava quella parte: più andava piano, più l'irlandese impazziva tra il piacere e l'impazienza, perdendo il controllo. Baciò il retro del collo dove i fini capelli biondi gli solleticavano il viso, percorrendo ogni centimetro di pelle, tracciando con le dita arabeschi leggeri e discendenti fino alle natiche. Baci lievi come farfalle, veloci e rapidi lungo la colonna vertebrale, le scapole, vagando qua e là mentre il respiro si faceva sempre più veloce e i gemiti soffocavano nel cuscino.
Kier strattonò violentemente le manette, imprecando.
«Muoviti! Fottuto stronzo piantala di giocare!»
Bao rise, continuando a depositare piccoli baci e a sfiorare quella pelle accaldata con la lingua.
«Visto che è la mia ultima scopata voglio godermela.» Con calma le dita bagnate di lubrificante entrarono. «Alzati.»
«Sono ammanettato, idiota.»
«Hai capito che intendo, su, fallo.» Le dita dentro Kier spinsero, non si sarebbero mosse di lì e l'irlandese fece scorrere lungo la sbarra della testata le manette, appoggiandosi alla parte alta con le mani si puntellò con le ginocchia divaricate.
I baci di Bao continuarono mentre preparava l'altro, scivolavano lungo la schiena segnata dalla recente lotta e dalle notti che passavano assieme. Segni di morsi e di baci troppo focosi, graffi che sembravano più che altro ferite. Adorava tutto quello, lo amava.
Amore.
Sorrise, togliendo le dita e guidando il suo sesso dentro l'altro, che incurvò la schiena, trattenendo un gemito che era un grido, un suono che sapeva tremendamente del suo nome troncato.
Sorrise, assaporando quella sensazione, quel calore intossicante e il modo in cui Kier si muoveva verso di lui, assecondandolo e approfondendo il contatto a ogni spinta.
L'orgasmo arrivò, desiderato e intenso, accecante. Un'ondata di marea che li travolse entrambi lasciandoli senza forze e appagati.
Kier si lasciò cadere, girandosi e fissando l'altro ne osservò il viso scuotendo piano il capo, la rabbia che affiorava nello sguardo. «Sei un figlio di puttana.»
«Potremmo essere fratelli.»
«Mia mamma non era rossa. Per quel che ne so.»
«Peccato, unire a tutto questo l'incesto mi avrebbe fatto venire di nuovo il cazzo duro.»
«Qualunque cosa te lo fa venire duro.»
«Solo se riguarda te.»
Kier richiuse la bocca, fissando l'altro con un sopracciglio alzato. «Ti sei rincoglionito?»
«Facile.» Bao sbuffò, dando un buffetto alla guancia di Kier. «Conosci quel vecchio film, il gioco di Gerard? Credo sia preso da un libro horror di uno famoso tipo cento anni fa.»
«No. Che cazzo c'entra adesso? Toglimi le manette, mi sto stancando.»
Il tono di Kier era simile a un ringhio e Bao gli sfiorò le labbra con un dito. «Se ti libero che sono qua, mi ammazzi.» Kier sorrise e la luce del suo sguardo, folle, accese qualcosa in Bao che si impose di controllarsi. «Io metto la chiave sul comodino. Tu ti liberi da solo e nel mentre io me ne vado.»
«Non te la perdono questa, idiota!»
Ma Bao era saltato agilmente giù dal letto, ridendo. Si rivestì, ignorando la pioggia di insulti e ruggiti di Kier, prendendo la chiave e mostrandola all'altro la posò al centro del comodino. «Buona fortuna, principessa.»
«Figlio di puttana! Torna qua! Per Dio, cazzo, BAO!» Ma la porta si era chiusa e Kier si trovò a guardare quella piccola chiave, pensando a come avrebbe ucciso Bao.


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  La birra era ghiacciata e buona come al solito, Bao ci teneva che lì allo Shade servissero solo le migliori. Ne bevve un lungo sorso, osservando il locale dal suo solito tavolo d'angolo, leggermente nascosto.
Non dovette neanche voltare lo sguardo per capire chi era arrivato, sorrise e fece cenno a Pearl di portare un'altra birra.
«Pensavo ci avresti messo di più.»
«Mi sono fatto anche un'altra doccia.» Il tono gelido di Kier era però distaccato, strano. «Sei un dannato figlio di puttana.»
«Prendila sul ridere, dai. Tanto lo so che ti è piaciuto.»
«Cosa vuol dire che ti viene duro solo se riguarda me?»
Bao rise, voltandosi a metà e incontrando lo sguardo chiaro di Kier sbuffò. «Lo sai, andiamo, mi piaci. Non solo scopare con te, sai che la tua testa mi fa impazzire, sei il mio fottuto genio e io adoro quelli con i neuroni che funzionano così bene.»
Kier rimase in silenzio, osservando il locale, bevendo assorto.
«Domani devo andare da Mathias, devo informarlo dettagliatamente di tutto così se ne occupa lui.»
«Sì, anche se ho chiamato è meglio se vai tu.» Bao inclinò il capo, il sorriso sghembo e l'unico occhio pieno di una strana curiosità, quasi timida. «Tornerai da lui?»
«È il mio capo, Bao. Il nostro capo.» La domanda però non era proprio quella, lo sapeva. Sbuffò. «Di certo non ho intenzione di riprovare il gioco della coppietta, non siamo quelli giusti e poi a lui serve un figlio. Ha bisogno di me, ma non così: pian piano tornerà come prima, troverà qualcuno che lo distrarrà abbastanza da me e le cose riprenderanno a filare.»
«Starai là.»
«Starò dove cazzo ne ho voglia, che potrebbe anche dire qua.» Fece una pausa, sorridendo in modo strano, divertito. «Non fare la fidanzatina preoccupata, coglione. Se dopo stasera non ti ho ucciso qualche cosa che mi piace ce l'hai. Prova a dire il cazzo o come scopi che mi rimangio tutto e ti pianto una pallottola in testa.»
«Allora meglio che per una volta stia zitto, no?»
«Devo segnarmela sul calendario, questa. Tu che stai zitto è tipo un evento miracoloso.»
Bao rise, passò il braccio sulle spalle di Kier e finì la propria birra.

Non avrebbe detto ti amo, non l'avrebbe mai fatto neppure Kier, ma c'erano cose migliori di quelle sillabe, come essere graziati da una pallottola in fronte. Era una dichiarazione d'amore migliore di mille parole, decisamente più adatta a entrambi.


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E con questo capitolo la storia è finita.

Spero che vi sia piaciuta, goduta, e che abbiate voglia di dirmi il vostro pensiero :)  

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