«Volevano ammazzare te, Kier.»
Nell'ufficio di Mathias, seduto scompostamente sul divanetto, Kier fumava con aria scettica.
«A che scopo tutta questa messa in scena? Una pallottola di un cecchino era molto più semplice.»
«Vero, ma avrebbe scatenato reazioni diverse. Così avrei dato la colpa a Uematsu, invece abbiamo scoperto che suo fratello e i russi sono in combutta.» Mathias si alzò, avvicinandosi all'amico gli prese la testa tra le mani, fissandolo. «Cristo, ti ho quasi fatto ammazzare.» mormorò.
Il biondo spalancò gli occhi nel vedere quell'espressione, era venata di una colpa divorante e di altro che non riusciva davvero a capire.
«Guarda che non sono morto, Uematsu ha capito che qualcosa non andava e tu mi hai tirato fuori di lì. Ora possiamo dare la caccia ai colpevoli.»
«Potevo perderti.»
«Math, cazzo, sono qua e non sono morto. Un altro che ti rompe i coglioni lo trovi, eh! Non mi avresti più dovuto sopportare!» cercò di scherzare, ma la reazione dell'altro lo impietrì.
Mathias gli afferrò i capelli, strattonandolo e fissandolo con aria talmente seria da essere spaventosa.
«Lavori per me e posso accettare i pericoli normali, ma non sei solo un cazzo di galoppino! Quindi piantala di parlare come se lo fossi, dannato idiota!» sibilò a bassa voce, facendo correre un brivido lungo la schiena dell'altro. «Non posso neanche pensare a... a perderti per colpa mia, della mia stupidità! Ho sottovalutato troppe cose, sono stato un idiota, e ho rischiato di non poterti più avere al mio fianco.»
Kier, immobile, gelato da quelle parole, sentì la presa dell'altro svanire e allungò la mano, stringendola sulla spalla dell'amico.
«Ma non sono morto, è andato tutto bene. Io più di quello mi preoccuperei di trovare la talpa tra le nostre file, Math. Io sto bene, ok? Sono qua. La mia brutta faccia ti tocca vederla ancora per un bel po', ok?»
Quel momento di tensione si affievolì e Mathias si accese una sigaretta, sedendosi sul bracciolo del divanetto. «Alla fine sei rimasto meno di un mese a Dannemora, com'era?»
«Una merda. Sappi che fare la finta di essere il culo di Uematsu è stato un colpo basso. Dio, che voglia che avevo di spaccare la faccia a tutta quella merda là dentro.»
«Avresti passato un anno in isolamento.»
«Ne sarebbe valsa la pena. Però tu devi sdebitarti, le Hawaii, ricordi? Intanto mi accontento di mangiare bene, però. Andiamo a pranzo dall'italiano, me lo sognavo, cazzo!»
Mathias scoppiò a ridere. «Ti vedo deperito, infatti.»
«Scherza poco, molto poco. La merda è di certo più buona del cibo di lì.»
*******
«Mi avevi promesso una vacanza, Math.»
Kier, alla guida dell'auto, guardò il volto del suo capo nello specchietto retrovisore. Le iridi eterocrome erano assenti, puntate fuori dal finestrino.
«Quando si potrà, al momento alla Hawaii non ti posso mandare, mi servi qua.»
Kier sbuffò, fermandosi al semaforo rosso. «Sai guidare anche tu.»
«Kier, non sei con me perché non so guidare.»
«Lo so.» disse dopo un momento il biondo, ripartendo quando vide scattare il verde. Era sera, si stavano dirigendo verso la parte cinese della città, la nuova China Town. Kier rimase in silenzio per il resto del tragitto fino al bordello nel cuore della zona cinese. Era anche la sede, o almeno una delle sedi, della malavita locale. Trafficavano in esseri umani; non solo puttane, ma qualunque cosa riguardasse la schiavitù. Era tecnicamente una cosa inesistente, ma non era quella la verità, la tratta degli esseri umani era più che fiorente, in realtà.
La famiglia Lazzari non aveva molto a che spartire con quel ramo, ma mantenere buoni rapporti era una cosa saggia, soprattutto visto come usavano canali molto simili per il trasporto merce.
«Parcheggia a un paio di strade di distanza, sei mai stato qua?»
Kier proseguì, andando oltre l'insegna rossa del locale, e scosse il capo. «Dai cinesi ci sei sempre andato con Marcus a quanto ne so. Sai, quello che adesso è a godersi qualche puttana di classe in Thailandia.»
Mathias scese dall'auto non appena si fermò, impeccabile in un completo scuro, e Kier gli si affiancò, vestito più comodamente.
«Hai intenzione di continuare a lamentarti?»
«Ogni volta che posso.» Kier sorrise, sistemandosi la camicia, aperta sopra una maglia a maniche lunghe. «Ti prometto che lo farò solo quando siamo soli.»
«Che soddisfazione.»
Il tono acido di Mathias fece ridere l'altro che dopo pochi passi, però, indossò la sua faccia da lavoro, stando di mezzo passo dietro il suo capo e smettendo di parlare.
Mathias sorrise appena, passando davanti ai buttafuori gli venne aperta cerimoniosamente la porta e lo fecero entrare. Quello era un bordello di lusso, solo che era per una clientela dai gusti un po' più particolari del solito. Avanzò con tranquillità, mentre con la coda dell'occhio notava che per un istante il sopracciglio di Kier si sollevava. Forse avrebbe dovuto dirglielo che era un locale gay, pensò divertito.
Gli si fece incontro il figlio del capo della mafia cinese, un giovane dagli occhi neri e penetranti.
«Signor Lazzari, mio padre si scusa, ma un increscioso incidente ha richiesto la sua attenzione e arriverà tra un'ora circa. Se vuole aspettare qua è benvenuto e gradito ospite, come sempre.»
«Cosa è successo?»
Il giovane fece loro strada, accompagnandoli a un tavolo appartato e sedendosi con loro. Kier si guardava attorno, silenzioso e attento. Rimase in piedi alle spalle di Mathias, all'apparenza rilassato.
«Nulla di grave. La polizia ha intercettato un carico, a volte il denaro non tappa tutte le falle e qualche zelante investigatore lo ha trovato. Una quindicina di giovani destinati ai mercati più interni, direttamente dall'oriente.»
«Capisco.» Mathias si accese una sigaretta guardandosi attorno. «Aspetterò qua.»
Il giovane si alzò, accennando un inchino. «Vi faccio mandare il solito, volete qualcuno dei nostri ragazzi?»
«No, basta il solito.»
Quando il cinese si fu allontanato, Kier si sedette accanto a Mathias, sospirando. «Ma perché ultimamente ovunque vado c'è qualche problema?»
Mathias sorrise con un angolo della bocca, mentre un cameriere posava davanti a loro una bottiglia di vino e due bicchieri, stappandola e versandola solo dopo aver aver avuto l'approvazione di Mathias.
Kier assaggiò il vino, era rosso e corposo, sapeva che all'amico piaceva, ma non era molto nelle sue corde e lo toccò appena. «Però sono ospitali.»
«Quello di sicuro.» Rispose, osservando un'esibizione sul palco.
Non passò molto tempo che un uomo che sembrava la copia più anziana di quello che li aveva accolti si fece avanti e in lui Kier riconobbe il capo della mafia cinese. Dopo i primi saluti passarono al cinese e Kier si chiese perché Mathias dovesse essere così dotato per le lingue, in quel modo non poteva neanche ascoltarli per distrarsi un po', visto quanto era annoiato. Vide che si muovevano e si mosse per seguirli, ma Mathias lo bloccò con un gesto.
«Torno tra poco, aspetta qua.»
«Come desidera, signor Lazzari.» Rispose. Se non erano soli o davanti una rosa di pochi eletti non chiamava mai l'amico per nome o in modo meno che rispettoso, mai.
Lo guardò allontanarsi, se gli aveva ordinato di rimanere lì voleva dire che considerava il posto sicuro, lui però non aveva intenzione di lasciarsi andare più di tanto. Un cameriere si avvicinò, guardandolo.
«È lei l'accompagnatore del signor Lazzari?» Kier annuì e il giovane, decisamente di bell'aspetto, proseguì. «Gradisce bere qualcosa mentre aspetta?»
«Una birra.»
Annuendo, il cameriere sparì, tornando poco dopo con quello che gli era stato chiesto.
«Il signor Lazzari ha decisamente una spiccata preferenza per i biondi.»
Kier mise giù il bicchiere e sollevò un sopracciglio. «Che intendi?»
L'altro, forse resosi conto di aver commesso un errore si morse il labbro. «Beh, tutti i suoi accompagnatori, anche quelli che sceglie al locale, sono sempre biondi... non volevo insinuare nulla.»
Kier posò la birra, perplesso. «Anche quelli che sceglie al locale...?»
«Sì, non volevo essere indiscreto, però.»
Kier assottigliò lo sguardo e si sporse in avanti. «Se non vuoi esserlo la prossima volta tieni quella cazzo di bocca chiusa. Vedi di sparire.»
Arretrando, il cameriere annuì e se ne andò, lasciando Kier a riflettere su quelle parole.
Attese per più di tre ore, vedendo tornare Math con aria soddisfatta.
«Andiamo?» gli chiese, celando quanto fosse scocciato da quell'attesa. Se non fosse stato un locale gay, almeno, avrebbe avuto qualcosa da guardare. Invece aveva avuto da pensare e non era molto sicuro di apprezzare quello che gli era girato per la testa.
Uscirono e alla macchina Kier squadrò l'amico. «Lo so che non sono fatti miei, ma è vero che lì ci vai spesso?» Alla fine aveva fatto qualche domanda, vinto dalla curiosità.
Mathias salì davanti, accanto al posto del guidatore e l'amico si mise al volante.
Gli occhi del capo famiglia si fissarono neutri in quelli di Kier. «Sì, ci vado abbastanza spesso.»
«A... cioè, lì...»
«Dio, Kier, non è difficile. Mi piacciono anche gli uomini. So che a te questa cosa imbarazza e ho evitato di fartelo sapere. Ora lo sai, puoi anche smettere di fare quella faccia.»
Kier mise in modo, impostando il pilota automatico, e l'auto partì.
«Che faccia?»
«Come se avessi inculato te.»
«Perché non me lo hai mai detto?»
«Per la faccia che stai facendo adesso. È un problema, per te?»
Kier guardò l'amico e scosse il capo. «No, ovvio che no.» sbuffò, grattandosi la testa con forza. «Però ci sono rimasto, va bene? Non ho mai pensato, ecco, che ti piacesse anche quello.»
Mathias rise, allentandosi la cravatta e stiracchiandosi. «Andiamo, portami a casa, togli quel cazzo di pilota automatico o arriviamo domani.»
Kier ubbidì e nella metà del tempo furono davanti al palazzo dove c'era l'appartamento di Mathias.
«Sali.»
Non era una domanda e Kier annuì. «Lascio giù l'auto e ti raggiungo.»
Facendo come aveva detto, Kier arrivò all'appartamento dell'amico, entrò con le sue chiavi e sentì l'acqua della doccia. Si mise sul divano, togliendosi le scarpe e accendendo lo schermo.
Sentì arrivare l'altro, che trafficò in cucina presentandosi con una birra e sedendosi sul divano con lui, con solo i pantaloni della tuta addosso. Mathias bevve dalla sua bottiglia e Kier, dopo un secondo, lo imitò.
Rimasero in silenzio, guardando le ultime battute di un film e ai titoli di coda Math si voltò verso Kier. «Perché ti disturba così tanto?»
«Non mi...»
«Stronzate.» l'interruppe il corvino, lo sguardo penetrante di quelle iridi sull'altro. «Parla.»
Kier finì in un paio di sorsi la birra, non era ubriaco, ci voleva molto più di quello, anche sommato a ciò che aveva bevuto al locale.
«Mi han detto che vai solo coi biondi e boh, mi sono preso male?»
«Perché sei biondo anche tu? Vuoi sapere se ho mai pensato di scopare pure te?»
Kier spalancò gli occhi. Ok, ci aveva pensato, ma detto a quel modo suonava proprio male. «Ci hai pensato?» sbottò alla fine.
«Sì. Un sacco di volte.»
Kier spalancò la bocca, poi la richiuse: credeva di aver posto una domanda dalla risposta ovvia e non era quella, nella sua testa. «Non prendermi per il culo, Math, che poi ci credo se lo dici così serio.»
«Fosse per me, per il culo ti prenderei, ma so che non è il tuo genere.»
Kier rimase in silenzio per un lungo istante. «No.»
«Sì.» Kier vide Mathias sorridere divertito, finire la sua birra e mettere i piedi sul tavolino senza togliergli gli occhi di dosso. «Mi piacciono i biondi perché mi piaci tu. Visto che stavo per perderti per sempre ci ho pensato un sacco se dirtelo o no. Alla fine oggi mi hai dato l'imbeccata ed eccoti la verità. Mi piaci da quando avevo quindici anni, contento?»
«Per un cazzo.» mormorò, fissando l'altro con tanto d'occhi. L'aria assolutamente imbarazzata e sconsolata di Kier fece sbottare Mathias.
«Mi sembrava giusto dirtelo. Sono stanco di pensare a te e rimanere in silenzio per non metterti a disagio.» Mathias si avvicinò e l'occhio rosso sembrò illuminarsi. «Però se vuoi provare sono qua.»
«Non ci tengo poi tanto, sai?» sempre più a disagio, sentendosi improvvisamente fin troppo lucido, fissò il volto di Mathias a una spanna dal suo. «Davvero, ti credo sulla parola che ti piaccio.»
Mathias però non si fermò, allungò la mano, posandola sul retro del collo d Kier, tenendolo fermo mentre appoggiava le labbra alle sue, trovandole decisamente serrate. Le mani dell'altro premettero contro di lui e lo spinsero via, Kier si alzò e lo fissò. «Fottiti, Math. Cristo!»
«Non è esattamente quello a cui pensavo.» Mathias si alzò a sua volta, incrociando le braccia e squadrando l'amico, il suo sguardo da topo in trappola. «Ho aspettato decisamente troppo, non vuoi darmi una possibilità?»
«Di mettermelo nel culo? No, cazzo, no!» Kier si voltò, camminò deciso verso la porta e uscì. Dopo un secondo la riaprì, prese le scarpe, fissò Mathias che ridacchiava e uscì di nuovo.
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Amore Cieco
ChickLitMathias, Capo Famiglia dei Lazzari, manda Kieran, il suo miglior uomo, a fare una consegna pericolosa al Dannemora, un carcere di massima sicurezza. Quando Kieran ne esce però tra loro qualcosa cambia, i rapporti di una vita mutano e quello che non...