8 - Origini

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  Erano arrivati in casa di Bao avvinghiati, in una lotta che era sia desiderio che violenza, intrecciati.
I segni dei morsi costellavano già il collo di entrambi gli uomini, rossi e profondi, simili più a quelli di un animale che di essere umano.
Entrarono in camera lasciando sparsi per l'appartamento i pezzi di vestiario che si toglievano l'un l'altro, seminati dalla foga di toglierli, a volte strappati.
Bao spinse sul letto Kier, sedendosi di peso sul suo stomaco e continuando a baciarlo in preda alla lussuria più sfrenata, desiderando masticare ogni centimetro di quella pelle, sentire la carne sotto le dita e i muscoli tesi tra le sue gambe.
Kier afferrò i fianchi dell'altro, ribaltandolo nel letto e mordendogli la spalla con forza, sentendo il sapore di quella pelle come un afrodisiaco. Sentì che si inarcava sotto di lui, strusciandosi contro la sua gamba, gemendo e ansimando, alla ricerca di contatto. Eccitato da quei suoni, in preda alla voglia quasi animale che gli pervadeva la mente, allungò una mano, trovando il sesso dell'altro e stringendolo tra le dita iniziò a strofinarlo.
«Non voglio una sega.» Bao ansimò, affondando le dita nella schiena di Kier e sentendo le unghie scavare la pelle dell'altro. Lo sentì irrigidirsi e lentamente continuò a tracciare quelle linee parallele rosse di sangue, godendosi il volto di Kier che si cristallizzava tra piacere e dolore. Erano graffi profondi, ma pur sempre solo graffi, e Bao adorava vedere il viso dell'altro a quel modo: perso, libero e folle. Gli piaceva come gli stringeva il cazzo, il modo in cui lo toccava, ma non era quello, decisamente, ciò che voleva. Non solo.
Ribaltò di nuovo le posizioni, rimanendo a cavallo dell'altro e, mettendo il proprio peso sulle ginocchia, lo guardò con un sorriso famelico, predatorio. «Quello che voglio me lo prendo, biondino.»
Con quelle parole prese l'erezione di Kier tra le dita di una mano, guidandola dentro di sé e inarcandosi nel sentire il piacere arrampicarsi in brividi elettrici lungo i nervi. Gemette, scendendo sempre di più e iniziando a muoversi in un ritmo quasi frenetico.
Sopra di lui Bao lo stava letteralmente cavalcandolo e Kier soffocò tra le labbra le grida di piacere, affascinato da quello spettacolo. Il rosso era magro, nervoso, con la pelle chiara e quasi glabro. Lo vide portarsi una mano all'erezione e aggiunse la sua a quella dell'altro, stringendo quella di Bao con la propria e muovendola con lo stesso tempo, godendosi le sensazioni che una scopata simile gli stava dando. Chiuse gli occhi, alzando i fianchi per andare incontro all'altro, sentendo che affondava sempre di più, il fiato che iniziava a mancargli piacevolmente e il cuore che batteva impazzito.
Sentiva i muscoli dell'altro stringerlo e aumentò i movimenti, i fianchi e la sua mano si mossero in sintonia ai movimenti del rosso, mentre i loro gemiti si intrecciavano, soffocati, nell'aria della stanza.
Infine con un grido Kier si svuotò nell'altro, sentendosi appagato e piacevolmente stanco, guardando Bao venire a sua volta. Con gesti distratti il rosso gli porse un fazzoletto di carta e Kier si pulì le dita, scoprendosi decisamente più tranquillo, anzi, rilassato come non si sentiva da troppo tempo.
«Niente male...» mormorò a Bao, sdraiato accanto a lui. «Hai una sigaretta?»
Il rosso prese un pacchetto posato sul comodino ingombro e ne accese una, passandogliela e accendendosene un'altra.
«Solo niente male?»
«Vuoi il voto?»
Bao scoppiò a ridere, girandosi e puntellandosi sul gomito, osservando il viso di Kier. «Mi piaci, biondino. Hai un po' l'anima della scolaretta, ma mi piaci.»
Kier, troppo rilassato per incazzarsi, sospirò. «La pianti con questa storia della scolaretta?»
«Sei un uomo strano, Kier. Hai dei limiti che fatico a inquadrare.»
L'altro sbuffò, buttando fuori una nuvoletta di fumo. «Anche tu sei strano.» Le iridi azzurro cupo di Kier passarono in rassegna il volto dell'altro e si accesero di curiosità. «Perché non ti sei fatto rimettere l'occhio? Hai un corpo potenziato e sono sicuro due o tre cose le hai fatte sistemare, ma ti sei tenuto un solo occhio, perché?»
«Storia lunga e noiosa.»
«Hai altro da fare? È notte, al tizio abbiamo cavato ogni informazione e io sono curioso.»
Bao alzò una mano, sciogliendo la benda e mostrando l'occhio chiuso, con una cicatrice che attraversava verticalmente la palpebra. Kier allungò le dita, sfiorando il segno delicatamente, per poi ritrarle.
«Credo di essere nato non poi molto lontano da te, solo ancora un po' più all'interno della zona di nessuno. Lì comandava un certo Oswald, un omone peloso e sporco a cui piacevano un sacco i bambini.»
«Anche tu hai una storia strappalacrime?» Kier sorrise e vide Bao sghignazzare.
«Almeno quanto la tua.» Bao si mosse, mettendosi più comodo sul letto, e continuò a parlare. «Se trovavi un bambino in giro in quella zona lo dovevi portare da lui. Alcuni finivano nel mercato dei ricambi, altri a lavorare. Le dita piccole e agili dei marmocchi non smettono mai di avere mercato. Mi hanno portato da lui che avevo quattro o cinque anni, non so bene, e gli sono piaciuto. Sono diventato il suo cane da compagnia, ma uno con un cervello interessante: ha scoperto in fretta che ero sveglio e furbo e mi usava in ogni modo che gli veniva in mente. Non lo ho mai deluso e nel tempo ha iniziato a trattarmi come un cane di razza, con un certo valore. Lo odiavo, odiavo ogni cazzo di giorno che mi svegliavo e lo vedevo, però con lui mangiavo regolarmente.»
Kier annuì, capiva. «Nelle periferie mangiare è un sogno, regolarmente è un miracolo.»
Bao annuì, soffiando il fumo della sigaretta. «Il problema è che lui non ha mai capito che lo odiavo, ho fatto in modo che non lo capisse. Era furbo, ma non abbastanza da pensare che un bambino così piccolo potesse decidere e pianificare, fingendo a quel modo. Un giorno però mi ha affidato un compito che era impossibile portare a termine. Quel fottuto bastardo pretendeva un miracolo, però ce l'avevo quasi fatta, quando tutto è andato a rotoli.»
«Te la sei filata?»
Bao scoppiò a ridere. «Non potevi scappare da lui, avevamo tutti un impianto con una carica esplosiva in corpo e nessuno sapeva dove era nascosta. Vicino al cuore, al cervello? Mistero. Quindi tornavo sempre da lui: non importava quanto potevo rischiare, l'altra opzione era morte certa. E cazzo, io ci tengo alla mia pelle.» Bao chiuse per un istante l'occhio, l'iride verde era particolarmente limpida, chiara, e Kier lo fissò. Non ne aveva mai davvero notato il colore e per un istante lo ammirò.
«E quindi che hai fatto?»
«L'unica cosa che potevo fare era tornare. Non è stato molto contento del mio insuccesso e ha deciso che dovevo essere d'esempio: il fallimento andava punito e nessuno era intoccabile, neanche il suo cagnolino preferito. Avevo circa quindici anni all'epoca e per colpa di quello stronzo ho passato sei mesi davvero, davvero, brutti. Aveva un sacco di fantasia il tizio. Alla fine ha abbassato la guardia, dimenticandosi che in quei mesi mi aveva detto dove era nascosta la micro carica esplosiva. Forse in quel momento pensava non sarei sopravvissuto, non lo so.» Bao si toccò l'occhio mancante e sogghignò. «Ho dovuto aspettare che finisse di divertirsi a punirmi e di rimettermi in piedi. L'idiota, quando ho ripreso un aspetto decente, ha di nuovo iniziato a tenermi come un cagnolino, sempre più convinto che ormai non avrei mai osato rivoltarmi contro di lui.»
«Si sbagliava.»
«Cazzo, se si sbagliava. Ho continuato a fare quello che voleva lui, tutto sorrisi e sguardi spaventati, quelli gli piacevano un sacco. Aveva ricominciato ad avere voglia di scoparmi: gli piacevano un sacco i segni che mi aveva lasciato, lo eccitavano. Tanto da abbassare la guardia mentre mi scopava, tanto da addormentarsi sempre con me lì con lui. Volta dopo volta sono riuscito ad hackerare il sistema vocale dell'interfaccia di sicurezza, fin quando nella sua bella stanza insonorizzata non ho avuto io il comando.» Bao spense il mozzicone nel posacenere sul comodino e si stiracchiò.
Kier allungò una mano, passandogliela tra i capelli dietro la nuca, tenendo fermo quel volto che gli sembrava diverso, senza la benda. Bao era bello, probabilmente con entrambi gli occhi sarebbe stato un uomo che ci si voltava per strada a guardare. «Quanto ci hai messo?»
«Ad hackerare? Un paio di mesi, non sempre mi teneva lì, non sempre si addormentava abbastanza profondamente. So essere paziente, se serve.»
«Poi?»
«Poi mentre dormiva lo ho ammanettato al letto, lo ho svegliato e mentre cercava di capire cosa stesse succedendo ho preso in mano un coltello. Mi sono cavato l'occhio, volevo vedesse che non aveva più potere su di me, e poi ho iniziato a divertirmi: gli ho scritto sulla carne la mia letterina d'addio. Credo suo fratello mi cerchi ancora. Gridava un sacco, ma la sua stanza dei giochi si è rivelata una gabbia perfetta per lui: nessuno lo disturbava, lì, e il sistema di sicurezza rispondeva solo a me. Ho passato una giornata molto divertente. Ero anche un po' fatto, lo ammetto. Me ne sono uscito mogio mogio, dicendo che non voleva essere disturbato. Nessuno si preoccupava se mi vedeva andare via da lì coperto di sangue e avevo messo un fazzoletto sull'orbita vuota e premevo: nessuno sospettava nulla. Hanno iniziato a cercarmi il giorno dopo, ma ero già lontano.»
«Non ti hanno mai trovato?»
«Cercavano un ragazzino e di quelli ce ne sono tanti. Poi ho fatto carriera e non credo proprio che, anche riconoscendomi, adesso mi darebbero noia. Anche se succedesse, però, non ho più quindici anni da un pezzo.»
Kier annuì, girandosi sul fianco in modo da vedere bene Bao. «Niente male come passato, hai vinto tu. Io a dieci anni ero fuori da quella fogna del cazzo.»
Il rosso si mosse, afferrando con una certa forza il volto di Kier tra le mani e sedendosi a cavalcioni sul suo stomaco gli si avvicinò, i visi a un soffio di distanza. «L'occhio non c'è più perché voglio ricordarmi bene di tutto quello. Ecco perché a me non piacciono i cani, quelli che leccano la mano del padrone, che scodinzolano ubbidienti. All'inizio pensavo tu fossi uno di quelli ben addestrati. Mi stavi sul cazzo da morire, anche se bello come sei ti avrei scopato lo stesso. Quella però è solo una maschera, vero? Sei fedele, ma non sei un cane ubbidiente che lecca la mano di Lazzari a qualunque costo.»
«Bao,» Kier ringhiò, afferrando i polsi dell'altro «dammi ancora una volta del cane che ti ammazzo. Lo faccio sul serio.»
«Allora dimmi cosa sei, Kieran O'Donnel. Dimmi chi cazzo sei, perché non lo capisco del tutto. Sei un enigma e mi piacciono, ma tu sei davvero difficile.»
«Sono me stesso e basta, che cazzo dici, eh?» Kier sentiva i polsi di Bao sotto le dita, i nervi che stringendo schiacciava e la pressione delle mani dell'altro sulla faccia: nessuno dei due mollò la presa.
«Ogni uomo ha un padrone, irlandese. Per alcuni è l'alcol o la droga, per altri un ideale o una religione, per altri ancora è un altro uomo. Pochi sono padroni di loro stessi. Tu che uomo sei? Chi è il tuo padrone?»
«Lo stesso che hai tu, Lazzari.»
Bao scoppiò a ridere, un suono divertito e basso, folle. «No, non è il mio padrone; lui è il mio capo. Io il mio padrone me lo sono scelto tanto tempo fa, e non è lui.»
«Chi è?»
Il sorriso di Bao si allargò, mostrando i denti bianchissimi in un'espressione cupa e pericolosa. «La pazzia, Kier. La seguo e la venero, la amo in chiunque la veda. Mia signora delle atrocità, del sangue, della divertente faccia folle della vita. E tu, tu ne hai tanta dentro. Sotto il tuo visino carino, sotto l'aspetto calmo, tu sei pazzo come me, se non di più. Tu adori quello che fai.»
Kier scoprì che sorrideva, fissando l'iride del rosso, accesa di una luce intensa e piena di una vitalità oscura. «La pazzia, eh?» Fece una pausa, muovendosi sotto l'altro, scoprendosi di nuovo eccitato. «Ci sono padroni peggiori.»
«Tu sei un falso cane e non so quanto mi piaccia questa cosa. Mi piace che non sei un fedele cucciolo scodinzolante, quello sì.»
Kier lasciò i polsi di Bao, afferrandogli la testa e spingendosi contro l'altro lo baciò.
Quando si separarono, entrambi nuovamente eccitati, il rosso sorrise. «È il mio turno, biondino.»
Kier si incupì, fissando l'altro che sogghignò, riprendendo a parlare. «Non penserai mica di potermelo mettere dentro e basta, vero? Anche se mi piace, è da un po' che sogno anche il resto. Il tuo culo è una bellezza.»
«Fottiti.»
«Mi stai dicendo di no?» Bao iniziò a stuzzicare con la lingua il collo e l'orecchio di Kier che sospirò, mescolando un gemito al fiato, eccitato come non mai. Il sorriso folle dell'altro era un afrodisiaco, lo mandava su di giri in un attimo. E quella cazzo di lingua, era una vera e propria arma.
Rabbrividì, godendosi i baci dell'altro, inarcandosi e trattenendo un mezzo grido quando glielo prese in bocca.
«Allora, Kier, è un sì o un no?» Chiese alzandosi e staccandosi dall'erezione dell'altro.
«Fanculo.» Kier prese un lungo respiro, fissando l'altro che sorrideva sempre di più. «Sì.»
A quell'assenso ringhiato Bao sorrise, tornando a prendere in bocca la punta dell'altro, succhiandola e leccandola delicatamente, per poi scendere, lasciando una lunga scia umida, fino ad arrivare con la lingua all'apertura dell'altro, tenendogli le gambe aperte e il bacino sollevalo.
«Che cazzo fai!?»
Il rosso si fermò, sollevandosi quel tanto che bastava a guardare l'altro in faccia. «Cos'è, non ci arrivi se non te lo spiego?»
«Non mi piace.»
Al tono dell'altro un sogghigno prese forma sulla faccia di Bao. «Peccato.» Con quell'unica parola tornò imperterrito a leccare quel punto sentendo l'altro irrigidirsi, a disagio. Proseguì per poco, solo per infastidire Kier e non dargliela subito vinta. Gli piaceva di più quando era arrabbiato, quando quelle fiamme insane facevano breccia nello sguardo di ghiaccio dell'altro.
«Non hai idea di come mi piaci quando mi fissi così.» Il mormorio di Bao era appena udibile, un attimo di pausa prima di riprendere a leccare per spostarsi sull'asta di Kier. L'irlandese si inarcò, gemendo e allungando una mano per afferrare l'altro, trovandosi in mano un pugno di capelli rossi. Li lasciò andare quando le mani di Bao lo spinsero e lui si mosse assecondando il movimento, girandosi e alzando i fianchi, esponendosi completamente. Sentì due dita entrare in lui, cercare e muoversi, mentre piacere e fastidio si univano ansimò pesantemente cercando di soffocare i suoni nel cuscino, quando una scossa di godimento più intensa gli attraversò il cervello. Un mezzo grido di piacere a stento trattenuto premette contro i timpani di entrambi, mentre il cervello di Kier si spegneva nelle sensazioni che provava.
Affondando le dita nei fianchi per tenerlo fermo, Bao si infilò con forza nel corpo dell'altro, penetrandolo e sospirando di piacere. Si sentiva così eccitato da scoppiare, lo sguardo di Kier che rimaneva stampato in modo indelebile nella sua mente, quegli occhi pieni di fiamme di ghiaccio che danzavano sull'orlo del baratro della follia. Allungò una mano, afferrando i capelli di Kier e costringendolo a inarcare la schiena e gettare indietro la testa, fino al punto dove poteva essere raggiunto da un bacio vorace. Bao divorò quelle labbra, mordendole quasi con ferocia, ricambiato da una stessa identica passione venata di violenza. Osservando quelle iridi fredde dove il piacere accecava e bruciava, sentendo l'orgasmo sempre più vicino, sentì la propria voce emettere versi di puro godimento, mentre i nervi erano sovraccarichi delle sensazioni che il sesso gli dava. Morse nuovamente il labbro di Kier, sentendo il sapore ferroso del sangue sulla lingua e il fiato di lui, pesante e dal vago sentore di tabacco, nelle narici. Continuò a muoversi, affondando e ritraendosi nella ricerca dell'appagamento, continuando a tenere con una mano il fianco e con l'altra i capelli di Kier, ammirando la linea tesa dei muscoli della schiena, inarcata al suo massimo, e il suo volto in cui piacere e rabbia si mescolavano, trovandolo stupendo.
Lasciando il fianco dove era posata, Bao portò la mano al sesso congestionato dell'altro, massaggiandolo mentre sentiva il proprio orgasmo ormai alle porte e impossibile da ritardare ulteriormente.
Fu questione di pochi altri attimi ed entrambi raggiunsero l'appagamento con un gemito e solo a quel punto si lasciarono cadere sul materasso, mentre il respiro pesante dei due uomini fu l'unico suono per parecchi minuti.
«Mi volevi spezzare la schiena?» Il tono di Kier era tra il divertito e l'arrabbiato, mentre fissava l'altro.
Bao rise, scuotendo la testa. «Non esattamente. Però mi piace scoparti.»
«Piace già a troppa gente, non è una cosa entusiasmante.»
«No?» Bao sogghignò. «Eppure mi pare che ti stesse piacendo...»
«Piacere piace, ma non è il mio sport preferito stare sotto.»
Bao scoppiò in una risata fragorosa, scuotendo il capo divertito e stringendosi la pancia. L'occhiataccia di Kier non fece che aumentare la sua ilarità.
«La pianti?»
Il tono scocciato del biondo non interruppe l'altro, che continuò a ridere, fermandosi solo quando respirare divenne difficile. «Cristo, Ki!» ansimò, cercando di riprendere fiato. «Non ti facevo così bacchettone!»
«Si può sapere che cazzo dici?»
«Il sesso è sesso, goditelo e basta! Uomo, donna, sopra o sotto, finché ci si diverte va tutto bene... tu hai fatto una faccia nel dire che stare sotto non ti piace! Se ti puntavo una pistola alla testa mi facevi una faccia più felice, sono sicuro. Eppure ti è piaciuto, non negarlo!»
«Fottiti.»
Kier si mise a sedere, intenzionato ad andarsene, ma la mano di Bao scattò, andando ad afferrargli il braccio. «Terzo giro?»
«No.» voltò la testa, incontrando quello sguardo scanzonato e venato di follia, divertito, ma che riusciva a bloccarlo come se nulla fosse. Si risedette sul letto, sbuffando.
Ogni volta che lo fissava, che lo fissava davvero, si sentiva messo a nudo, esposto, e il suo malumore diventava una facciata dietro cui nascondere quella che doveva ammettere essere una massa di confusione da cui voleva stare il più lontano possibile.
Sedendosi alle spalle dell'altro, Bao gli passò le braccia attorno al collo, posando il mento nell'incavo della spalla. «Sai, Kier, mi piaci.»
«Non iniziare pure tu, eh...»
Al borbottio irritato il rosso sorrise appena, soffiando sulla pelle del collo e vedendo la pelle rispondere a quel tocco effimero. Parlò, sfiorando con le labbra l'orecchio dell'altro e sentendo sul volto la delicata carezza del fini capelli biondi di Kier.
«Non è un vincolo o una dichiarazione, si chiama constatazione. Mi piace scopare con te, mi piace vederti mentre lavori.» Fece una lunga pausa, mordicchiando il lobo e sentendo i brividi correre lungo la pelle dell'altro. «Coperto di sangue, con un coltello in mano... mentre facevi a pezzi Wanda, o stasera. Sei pazzo, sei come me.»
«Intendi dire un'idiota?»
A quel ringhio un morso violento e veloce fece sobbalzare Kier, che si portò la mano al collo, allontanando l'altro.
«Anche. So essere un perfetto idiota, ma vedi, io lo faccio, tu a volte lo sei proprio. Che cazzo ti è preso di accettare di fare l'amante di Lazzari? Avresti dovuto saperlo meglio di chiunque altro che tipo è.» Con quelle parole lo sguardo di Bao puntò ai polsi lividi di Kier.
Portando le mani poco lontane dal volto l'irlandese studiò quei segni, ripensando a quanto era stato vicino ad avere entrambe le ossa spezzate.
«Come facevo a dire no?» Mormorò, lo sguardo puntato sulla propria pelle violacea e dolorante se veniva toccata. «Non lo amo, non lo amerò mai a quel modo, ma ha fatto tanto per me. Ha fatto tutto. Te l'ho detto cosa è successo... sarei morto, o magari mio padre mi avrebbe venduto a qualcuno se non avessi incrociato la sua strada, non ne ho idea. So solo quanto gli devo, che è il mio capo, che è un fratello e un amico.»
«Ma non un amante.»
«No.»
«Visto, sei un idiota...»
Kier sorrise, amaro, alzando gli occhi fino a incontrare l'unico dell'altro, ora serio e così limpido da dargli l'idea di perdersi in quel mare di smeraldo. «Tu cosa avresti fatto?»
«Io non sono te.»
«No, in effetti no.» Kier sospirò, sdraiandosi di nuovo e liberandosi così del mezzo abbraccio dell'altro. «Ormai quello che ho fatto, ho fatto. Devo solo vedere quando gli passerà.»
«Sempre se gli passerà.»
«Se non gli passa beh, un lavoro continuo ad averlo, meglio di niente.»
Bao sbuffò, sedendosi a cavalcioni dello stomaco di Kier e fissandolo. «L'importante è avere un padrone, quindi?»
«Non ho padroni, Bao. Piantala con questa storia di merda.» Incrociando le braccia dietro la testa studiò il volto dell'altro. «Lavoro ancora per Lazzari. Lavoriamo entrambi per lui, o hai qualcosa da dirmi?» Soffiò una ciocca via dagli occhi e proseguì, in tono sommesso. «Continuo a lavorare per Math, anche se in modo diverso da prima. La Famiglia prima di tutto, ricordi?»
«Certo che lo ricordo. Ma tra te e Lazzari, che per inciso non vuole neanche vederti da lontano, adesso ci sto io.»
«Ho idea non voglia vedere neanche te, sai?»
Bao annuì, sogghignando. «Dettagli. Per ora il tuo capo sono io, quindi. In un certo senso l'unico, mi piace.»
«Non farti strane idee.»
«L'unica strana idea che ho è di continuare a scopare con te. Spesso. Tutti i giorni magari...»
Kier si trovò a sorridere, divertito dall'occhiata dell'altro, assolutamente priva di intelligenza. «Non hai più l'età.»
«Non sottovalutarmi, non ho mica trent'anni più di te, giusto una manciata.»
Kier non rispose, socchiudendo gli occhi per un momento. Quando alla fine parlò quell'espressione curiosa era nuovamente dipinta sul suo viso. «Davvero ti chiami Bao?»
«Ora sì.»
«Quindi prima no. Prima quando?»
«Quando stavo da Oswald avevo un altro nome, quando me ne sono andato me ne sono dato un altro, questo.»
Il volto di Bao si era fatto serio e distante, ma Kier proseguì, ignorando quel segno del cambiamento d'umore dell'altro. «Da dove arriva?»
«Quando mi hanno chiesto come mi chiamavo per la prima volta, una volta scappato da là, ero davanti a un chiosco di cibo giapponese, servivano i bao. Sai, quella specie di panini ripieni...»
Kier spalancò gli occhi per poi scoppiare a ridere.
«Ti sei chiamato come un cazzo di panino giapponese?»
«Trovami un altro che si chiama così, direi che è unico.»
Kier continuò a ridacchiare, osservando come il volto dell'altro si distendesse. Doveva aver evitato in qualche modo la domanda sbagliata. «Sei un idiota.»
«Un magnifico, intelligente, idiota.»
«Idiota e basta.»
Stringendosi nelle spalle Bao scivolò al fianco di Kier, infilandosi sotto le lenzuola e, sbadigliando rumorosamente, si girò su un fianco. «Tra un po' è l'alba, se vuoi stai a dormire qua, o fa quel che vuoi. Visto che un altro giro non lo facciamo dormo.»
Kier annuì, guardandosi attorno e sentendo a sua volta una certa stanchezza. «Se non ti scoccia sto qua, non ho voglia di spostarmi.»
«Allora spegni la luce.»
Allungando una mano l'irlandese premette l'interruttore, sperando di riuscire a spegnere i pensieri con la stessa facilità e poter dormire.  

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