-6- Nuovo Lavoro

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  Erano praticamente tre giorni che Kier non usciva da casa di Mathias, era arrivato al punto da voler andare in ufficio a fare qualcosa, qualunque cosa. Perfino lavorare sul serio a qualsiasi documento gli avesse messo in mano Shiry, pur di cambiare aria.
Quella era proprio disperazione, decisamente.
Si rigirò nel letto pigramente, fino a fissare il soffitto bianco, rimuginando su Mathias e su di sé. Dopo quella prima scopata l'amico sembrava aver avuto intenzione di recuperare il tempo perso tutto in una volta. Solitamente non avrebbe avuto nulla da ridire su tre giorni di sesso senza praticamente uscire dal letto, ma non in quel caso. Si sentiva a pezzi, esasperato da come Math lo trattava e le parole di Bao continuavano a ronzargli in testa.
"Non ti facevo una troia", gli aveva detto. Si era incazzato, ma ora come ora gli sembrava proprio di essere solo quello: una puttana che apriva le gambe per lavoro. Aveva bisogno di cambiare aria, di pensare, e lì non era possibile.
Con un borbottio irritato si sedette sul letto, trattenendo una smorfia.
«Stronzo.» Sibilò a mezza voce.
«Hai detto qualcosa?»
La voce di Mathias lo raggiunse dall'altra stanza e lui si alzò, raggiungendolo. «Sì, che sei un dannato stronzo.»
Entrò nel piccolo studio dell'appartamento, completamente nudo, appoggiandosi allo stipite della porta e incrociando le braccia.
Gli occhi di Mathias si alzarono dallo schermo e si soffermarono a studiare quel corpo asciutto e muscoloso, sorridendo. «Immagino che mi dirai anche il perché.»
«Capisco che ci hai preso gusto, ma mi sto rompendo i coglioni a prenderlo nel culo.» Kier strinse le labbra. «Non sarebbe ora di ricambiare il favore?»
«Te lo sei meritato?»
«Sta cazzata da dove esce? Devo meritarmi una scopata dopo che per tre giorni hai fatto il bello e il cattivo tempo? Mi sembra il momento che ricambi e, se parli di meritare, sì, me lo merito. Ancora un po' e per sedermi mi serve la morfina.»
Mathias sorrise, divertito, facendo cenno all'altro di avvicinarsi. Kier però scosse negativamente la testa.
«Col cazzo. Ora mi faccio la doccia, mi vesto e me ne esco da qua: ho bisogno di non vedere il tuo brutto muso per un po'.»
«Dai, Kier, non fare così.» Mathias si alzò, arrivando davanti l'altro e dandogli un bacio leggero a fior di labbra. «Non ti aspetterai davvero che ci diamo il cambio.»
«E invece sì, cazzo.» Kier scivolò sotto il braccio dell'altro, andando verso il bagno. «Se vuoi scopare non ho intenzione di essere il buco, se vuoi solo quello dovevi sceglierti una donna: il pezzo davanti non mi è scomparso.»
La porta del bagno sbatté con violenza e Mathias sbuffò. «Ci penso, va bene?»
Da dentro il bagno giunse la risposta, detta in tono decisamente piccato. «Non voglio che ci pensi, voglio che mi dai il culo!»

*************

«Nell'ufficio di Lazzari c'è lo stesso gelo che si può sentire mettendo il naso in Antartide, ne sai qualcosa?»
Bao scosse il capo, porgendo a Shiry una ciambella. «Guarda che stavolta non ho fatto niente, giuro. È da quando mi ha rotto un paio di costole che me ne sto buono buono, aspettando che si dimentichi di me per un po'.»
La donna annuì, addentando pensierosa il dolce e gustando la glassa rosa e zuccherina con piacere. «Stamattina hai mandato uno dei tuoi e dopo quel momento è sceso l'inverno russo. Se guardi la porta puoi vedere il ghiaccio.» La donna prese un altro morso. «Sei proprio sicuro di non aver fatto niente?»
«Cosa cazzo posso aver fatto? Non fare così, ho capito che devo smettere di scherzare con Kier e non lo ho neanche più visto! Cazzo se è geloso, Lazzari...» Bao bevve un sorso di caffè, riflettendo. «Decisamente no, non ho fatto niente. Il biondo è sparito dalla circolazione in questi giorni e io non lo ho cercato.»
«Non so che cosa possa avere, allora. È arrivato allegro, ha parlato con la ragazza che hai mandato e si è incazzato. Non l'ho mai visto così, sai?»
Bao spalancò gli occhi fissando la donna. «Cristo, col cazzo che ci entro nel suo ufficio, adesso!» poi fece una pausa e l'unico occhio del rosso si accese di una luce perplessa. «Ragazza? Ma io non ho mandato Pearl, ho mandato quel cazzone di Frank... vuoi vedere che ha mollato il compito di venire qua a lei?»
«Questo non spiegherebbe comunque la sua incazzatura con te. Perché è ovvio che lo sia con te.»
Bao guardò la porta dell'ascensore: forse se correva abbastanza in fretta poteva ancora scappare in un posto sufficientemente lontano dal potere di Lazzari. Come un pianeta extrasolare o una dimensione parallela.
In quel momento un lieve bippare fece alzare gli occhi a Shiry, che guardò il ragazzo alla scrivania dell'entrata che annuì.
«Vai, Bao. Il capo ti aspetta.»
«Se non torno sappi che ti voglio bene, bella mora!» La donna fece un vago gesto con la mano e Bao si avviò, sfoggiando il suo solito sorriso anche se era seriamente preoccupato. Sapeva di non essere esattamente nelle grazie del suo capo da quando l'aveva visto giocare con Kier, tre giorni prima, e quando si era reso conto di quanto geloso fosse aveva deciso di lasciar stare il suo bell'irlandese, almeno per il tempo necessario a far calmare le acque.
Entrò dalla porta dell'ufficio e lo sguardo dell'uomo lo inquietò. Dopo un secondo avanzò, chiudendosi il battente alle spalle e rimanendo in piedi, certo che le cose si sarebbero messe molto male.
Lazzari prese subito la parola, guardando il suo sottoposto con occhi gelidi. «Pearl è una ragazza ingenua, una vera dolcezza.»
«...sì, una brava ragazza.»
«Disponibile, affabile, un po' chiacchierona, forse.»
Davanti a quello sguardo a Bao si gelò il sangue e fu certo che quello sarebbe stato il suo ultimo giorno di vita. Indietreggiò di un passo quando Mathias gli venne incontro, cercando di capire se aveva un modo per uscire vivo da quella situazione, qualunque fosse la ragione per la quale il suo capo lo fissava con aria omicida.
Erano alti uguali, eppure in quei passi gli sembrava di vedere un gigante che lo stava caricando. La sua mano corse istintivamente alla fondina, ma sua pistola era all'entrata: nessuno arrivava in quell'ufficio armato, solo Kier.
Si trovò scaraventato contro la parete di fondo, mentre una certezza attraversava la mente del rosso, come un concerto di sirene d'allarme: Mathias aveva scoperto del pompino. Era l'unica motivazione per quel comportamento.
Anche avesse voluto reagire, cosa che dopo aver sbattuto così violentemente la testa contro il muro non era facile, non ne avrebbe avuto il tempo. Mathias era veloce mentre lo caricava, riempiendolo di pugni e calci nel più assoluto silenzio, fino a quando un colpo più violento alla faccia non gli fece rimbalzare la testa contro la parete e la luce si spense per Bao, lasciandolo scivolare nell'incoscienza.
Quando si risvegliò era appeso per i polsi in una grande stanza buia, dall'odore di chiuso e di muffa. Da una grata in alto, a qualche metro di distanza, filtrava il chiarore di una luce tremolante e gialla. Bao strinse gli occhi, cercando di capire dove si trovasse: sembrava una cantina o qualcosa del genere, un sotterraneo di un qualche tipo. Gemette a causa del dolore quando cercò di muoversi, la testa sembrava esplodere a causa delle fitte e il sapore del sangue gli riempiva la bocca.
Era solo, appeso e dolorante.
Si guardò attorno mettendosi in piedi per alleviare il peso sui polsi, mentre una sequela di imprecazioni soffocate gli uscivano di bocca tra i gemiti di dolore. «Come minimo ho di nuovo un paio di costole rotte, cazzo!» sbottò.
Quello che riuscì a vedere attorno erano solo muri scrostati e macchiati dall'umidità e abbandono: Mathias non doveva aver finito con lui, visto che respirava ancora.

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