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-Un mese dopo-

Era troppo tempo che ero lì con loro e sembrava una situazione senza fine. Ancora non avevo visto gli altri, ma spesso li sentivo attraverso la porta tornata ad essere chiusa come le finestre.

Mi annoiavo a morte, soprattutto perché Harry non poteva stare lì con me almeno a parlare. Sembrava quasi che le indagini si fossero fermate lì, e a me dava un tremendo fastidio continuare a stare lì dentro!

Avevo scoperto che mio padre aveva denunciato la mia scomparsa ma che dopo settimane di "indagini" non mi avevano "trovata", così lasciò perdere, ma comunque la speranza di ritrovarmi era tanta ed io non vedevo l'ora di andarmene libera ovunque.

«Pts!» sentii attraverso la porta chiusa, così mi avvicinai «...Len, ci sei?» mormorò.

«Che c'è?» gli risposi in tono bassissimo.

«Sta per arrivare Clapis, cerca di essere il più spaventata possibile» continuò a mormorare.

«Harry, sono spaventata!» mormorai dall'altro lato della porta.

«Len...» mormorò lui, leggermente più rabbuiato dal suo tono di voce.

«Dimmi» rimasi senza fiato per un motivo non preciso.

«Mettiti qualcosa addosso, tra cinque minuti ti veniamo a prendere» mi avvisò, per poi andarsene via e lasciarmi di nuovo sola.

Ebbene il "grande" uomo che voleva comprarmi stava arrivando, ma allora perché non ero in ansia?

Mi alzai da terra per prendere dall'armadio dei calzoni della tuta, cercando di coprirmi il più possibile, infine mi poggiai sul letto, sperando che quella giornata passasse in fretta senza che me ne accorgessi.

«Andiamo» entrò in camera con tre minuti di anticipo, riprendendo quel suo tono autoritario e severo, e non ne ero più abituata. Spesso quando veniva da me per darmi anche solo un pasto mi sorrideva e cercava di dirmi come stava mio padre, perciò rivederlo come la prima volta in cui parlammo, beh, fu un modo per farmi capire la serietà e la delicatezza di quella situazione.

Sinceramente non me la sentivo di scendere e vedere l'uomo che cercava d'impadronirsi del mio corpo per averne dei profitti.

Probabilmente la mia insicurezza nello scendere le scale non passò inosservata ad Harry che si girò verso di me fino a fermarsi.

Era qualche scalino più avanti di me, così lo raggiunsi, rimanendo uno scalino più su per poterlo osservare.

«Rilassati, non è quello che immagini tu» mi sorrise lievemente, per poi riprendere l'espressione dura che aveva poco prima.

Forse lui non immaginava cosa io immaginavo, nella mia mente era già in scena una situazione alquanto squallida, padroneggiata da un panzone sporco che fumava e beveva come un dannato.

Riprendemmo a camminare fino a ritrovarci nel salone che solo una volta vidi.

Ovviamente la scena da me immaginata era diversa dalla realtà: in poche parole un uomo di mezza età parlava allegramente con quelli che dovevano essere il resto dei miei "rapitori". Nemmeno si accorse di me quando entrai.

Harry mi afferrò per un braccio facendomi accomodare sul divano vicino ad altri due tizi che non si scomposero minimamente quando sentirono un tonfo di fianco, segno che mi ero seduta.

«E' lei» mormorò Harry all'uomo di mezza età che si girò verso di me riducendo un sorriso smagliante in un ghigno.

«Non male» mormorò prima di portarsi alle labbra il bicchiere che poco prima gli riempirono con dell'acqua liscia «Sarà pronta per domani?» domandò infine.

«Domani? Cosa? Eravamo d'accordo per la prossima settimana!» sbottò uno.

Clapis lo guardò di sbieco, azzittendo l'altro che aveva osato protestare.

Nel mentre io me ne stavo seduta in mezzo a due sconosciuti mentre altri sconosciuti parlavano su come portarmi nel luogo prestabilito in mia assenza.

Ogni tanto Harry se ne stava zitto a pensare e spesso il suo sguardo aleggiava attorno a me fino a posarsi su di me, sempre più tesa e spaventata da quella situazione.

Non sapevo che piani avessero, ma da quello che mi sembrava di aver capito io me ne sarei andata via con altre trecento persone con una destinazione sconosciuta.

Harry mi avrebbe salvata? Insomma, era stato tanto gentile e poi era della polizia.

Magari il suo non far niente era dovuto al fatto che avesse dei piani prestabiliti dal suo capo, ma il fatto che tutti sembravano tranquilli mi fece inquietare.

Perché non arrestava lì, in quel momento, Clapis che sembrava essere a suo agio in una casa piena di spie!?

«...Harry, portala in camera. Controllala» mormorò uno avvicinandosi all'altro per rendere la questione un po' privata.

Lui annuì per poi afferrarmi per un braccio e portarmi via, ma prima che voltassi definitivamente le spalle, Clapis mi sorrise con un ghigno inquietante.

Ormai a metà scale, Harry mi lasciò il braccio iniziando a rallentare il passo per far si che riprendessi fiato dopo quella scalata.

«Perché non lo arrestate?» mormorai dopo aver fatto l'ultimo scalino, girando poi a sinistra ed infine entrando in camera, lasciando che Harry chiudesse la porta.

«Perché non ci direbbe mai dove ha nascosto gli altri ostaggi» mormorò.

Notai la sua inquietudine proprio mentre si grattava la testa con sguardo contorto posato sul pavimento.

Mi andai a sedere ai piedi del letto, lasciando lui in piedi.

La camera era in penombra e le uniche cose illuminate erano la poltroncina e la scrivania difronte la finestra, di nuovo sbarrata.

«Qualcosa non va?» alzai un sopracciglio.

«Quel pezzo di merda non vuole portarti con gli altri, vuole tenerti qui» sbottò.

«Perciò se io non vengo portata dagli altri voi non potete far nulla ed io rimarrò qui dentro per tutto il resto della mia vita!?» domandai allibita, sperando di aver capito male, ma il suo silenzio mi fece ricredere.

Era proprio come avevo pensato.

«Harry, devi farmi uscire da questa storia!» lo supplicai.

«Non posso!» mi urlò contro, per poi ricomporsi e sedersi sulla poltroncina davanti a me.

«Ti prego! Non ce la faccio più» la frase mi morì in gola a causa di un singhiozzo alquanto fastidioso che non mi fece parlare finchè anche le lacrime si andarono ad unire a quel quadretto alquanto pietoso.

Ci mancava solo rimanere rinchiusa lì dentro!

«Len...» mormorò spingendosi in avanti per potermi stringere in un abbraccio inaspettato.

Mai prima di allora avevamo avuto un contatto fisico in quel modo confidenziale.

«...Domani gli altri incontreranno quelli del distretto e vedranno cosa fare» cercò di rassicurarmi lasciandomi libera dalle sue braccia.

«Perciò domani rimarrò ancora qui?» domandai fra le lacrime.

Lui annuì guardandomi preoccupato, per poi asciugarmi le lacrime con un fazzolettino che aveva tirato fuori dai pantaloni.

«Ora cerca di riprenderti» disse più seriamente, tornando al suo posto.


-Spazio a me-

Salve, scusate il solito ritardo...

Questa volta niente ricordi per Len, è troppo presa dall'ansia per ricordare.

Spero vi sia piaciuto e mi raccomando di votare e lasciare un commento :)

BaciXx

Caterina

Too Late || Harry StylesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora