Mi guardai ancora un altro po' davanti lo specchio intero dell'armadio, notando subito l'etichetta dell'abito penzolare sul fianco.
Quando la staccai mi sentii leggermente meglio, ma non del tutto. Mancavano veramente pochi minuti all'arrivo di Clapis e sembrava essere tutto pronto, tutto tranne me.
Non avevo fatto altro che mangiarmi le unghie e le pellicine, sentendo alcune volte il sangue scorrere e macchiare la pelle.
Erano addirittura usciti per comprarmi un vestito adatto, dato che in quell'armadio le uniche cose presenti erano scarpe da uomo e altri indumenti maschili, tranne per alcune vestaglie e sottovesti.
Dovevo essere ingrassata di qualche chilo, non riuscivo più ad entrare con facilità nella mia vecchia taglia. Tutto quello stress non mi faceva affatto bene, conoscendo come riuscissi ad ingrassare anche solo respirando, e considerando che tutti quei mesi lì mi avevano portata a mangiare più volte al giorno, senza contare la quantità, e se lasciavo qualcosa, il giorno dopo mi riempivano ancora di più il piatto e in quel caso Harry rimaneva con me finchè non avessi finito di mangiare tutto.
Mi sembravo come un maiale da macello, o come un'oca per il foie gras.
Il vestito non era niente di che, non mi piaceva nemmeno, senza parlare delle scarpe e per quanto ricordassi Clapis era un uomo basso, e con i tacchi ero quasi certa di superarlo di almeno di dieci centimetri.
Sbuffai ancora, riprendendomi non appena alla porta comparve Harry, più teso del solito.
«Sei pronta?» mormorò, rimanendo lì, lasciandola ancora aperta.
Annuii vigorosamente, lasciando le mani intente a lisciarmi il vestito sui fianchi.
Si guardò alle spalle, e notando che non ci fosse nessuno, si fece avanti e chiuse la porta, venendo verso di me velocemente e senza indugi.
«Non ceneremo con voi, ma comunque saremo nella stanza a controllare che tutto fili liscio, in fin dei conti sei una nostra conquista, non sua» mi sorrise, quasi felice, ma a me dava solo pensiero dover cenare con un essere di uomo spregevole come Clapis.
«Cosa gli devo dire?» chiusi lentamente le ante dell'armadio, andando poi verso la scrivania dove avevo lasciato il profumo scelto, essendo l'unico decente in tutta la gamma che trovai nel bagno, ma erano tutti –ovviamente- da uomo.
«Niente....Solitamente non fa molte domande. Gli piace molto parlare di sé, ma se ti chiede qualcosa di te stessa non mentire, sa già tutta la verità» mormorò senza avvicinarsi troppo, osservandomi da lontano come mi cospargessi di profumo.
«E allora perché dovrebbe farmi delle domande, se sa già le risposte?» alzai un sopracciglio, sedendomi poi sul tavolo in legno lavorato e lucidato.
«Perché gli piace provocare, mettere alla prova» sospirò subito dopo, notando all'istante che ci fosse qualcosa che lo turbasse «Cerca solo di non mandare tutto a puttane»
Quasi m'indignò quella raccomandazione, ma non obbiettai, non sarebbe servito a nulla, avevo bisogno di calmarmi e sapere che non mi avrebbe aggredita senza riuscire a far nulla, ma sapevo anche che alla prima provocazione avrei iniziato a pensare a come staccargli le palle senza che se ne accorgesse.
Stava quasi per andarsene, ma si fermò, poco prima di aprire la porta.
«Sciogli i capelli, è meglio » e poi uscì, lasciandomi sola, ma questa volta non chiuse a chiave nulla, lasciandomi più libertà.
«No, ti prego, smettila» mormorai, in preda al panico, non appena avvertii il suo cambio di umore.
Lui non smise, continuando a spargermi le sue mani sudaticce su tutto il corpo, sentendo la schiena andare a sbattere sul muro grezzo della discoteca, da dove proveniva ancora la musica forte.
«Ti prego, Will, smettila» lo supplicai, veramente spaventata.
Continuò comunque a baciarmi il collo, scoperto dalla sciarpa, ormai a terra, avendomela fatta cadere, senza che io facessi nulla, perché sicura di stare solo a scherzare con i soliti baci dolci e innocui sul collo.
Spinse con forza il bacino verso di me, togliendomi il respiro per la forza con cui lo fece, recandomi dolore e basta.
«Will, lasciami, non respiro, ti scongiuro» piagnucolai, schivando con la testa i suoi tentativi per baciarmi le labbra infreddolite.
Smise all'istante, sbattendo la mano al lato della mia testa, facendomi paura strizzando gli occhi all'istante, temendo che colpisse me.
«Stiamo insieme da tre mesi! Cosa ti aspetti che faccia?! I maglioni?» sbraitò, rimanendo ad una distanza minima dal mio viso, rosso per l'imbarazzo di ciò che mi stava dicendo «Sono un maschio di ventitré anni! Ho i miei bisogni!» continuò ad alta voce, sapendo alla perfezione che in quel lato delle uscite non venisse mai nessuno.
«Dammi del tempo, ho solo bisogno di tem-...» m'interruppe bruscamente, allontanandosi da me lasciandomi aria per respirare.
«Hai vent'anni! Cosa pretendi!? Apri le gambe e lasciarmi fare!» cercò di contenersi, ma se anche il tono di voce fosse basso, le parole erano come acido sulla mia pelle.
«Non puoi costringermi a fare ciò che non voglio fare» mormorai a denti stretti.
«Se ti volevo costringere non avrei aspettato così tanto» sussurrò rabbioso, mettendo le mani nel cappotto nero a metà coscia, slacciato come sempre.
«Se vuoi stare con me solo per-...» m'interruppe nuovamente.
«Non voglio stare con te solo per scopare, ovvio! Ma devi anche capire che ho anche io delle voglie e delle erezione, e non posso più continuare a pagare puttane per-....»
Era evidente che non voleva dirmelo, ma appena notò il mio cambio di espressione, da triste ad arrabbiata, fece due calcoli, affievolendo così sempre di più la voce, fino a sussurrare, ma era ormai troppo tardi.
Lo guardai per un istante, prima di raccogliere da terra la sciarpa e andarmene via, senza nemmeno essere rincorsa da lui.
-Spazio a me-
Scusate il ritardo, sfortunatamente Maggio è sempre un mese pieno d'impegni!
Comunque! Capitolo corto, ma necessario ;)
Non aggiungo altro, buona lettura :)
BaciXx
Cate
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Too Late || Harry Styles
Fanfiction"Ognuno ha il proprio passato chiuso dentro di sé come le pagine di un libro imparato a memoria e di cui gli amici possono solo leggere il titolo" Virginia Woolf