-Tre settimane dopo-
«...Almeno fatemi prendere una boccata d'aria!» continuai a parlare.
Per tutto quel tempo parlai da sola, alcune volte, spegnendo la luce in camera, vedevo in controluce delle ombre soffermarsi davanti la porta, il che mi fece leggermente felice, anche perché non stavo del tutto parlando al vento.
«...Per favore...O almeno ditemi a cosa vi servo!» li supplicai quasi, ma nulla «Andiamo! Sono l'ostaggio che tutti i rapitori vorrebbero! Sono calma! Non mi lamento!! Però vorrei solo vedere un po' di luce solare....Solo questo»
Non vedendo nessuno, mi spostai dalla porta, tornando afflitta verso il letto su cui mi rannicchiai.
Indossavo una sottoveste in seta, il che mi fece insospettire...Perché ero lì e perché mi trattavano in quella maniera?!
Che noia la noia.
Provai a chiudere gli occhi, sperando che il sonno mi facesse viaggiare fuori di lì, ma appena pensai al prato verde sotto i piedi nudi, la porta si spalancò, così mi sedetti subito sul materasso, leggermente spaventata, ma contenta che qualcuno mi ascoltasse durante i miei sproloqui.
«Se non la smetti di parlare giuro che ti trancio in due!» il tizio mi puntò contro un dito accusatore.
Per quanto la frase detta da uno sconosciuto potesse sembrare inquietante a me sembrò solo una frase qualunque.
Avevo vissuto per anni infiniti con i miei fratelli che, spesso e volentieri, mi minacciavano con frasi anche più pesanti, perciò vedere quel tizio che mi diceva una cosa del genere, mi fece solo annoiare ancora di più.
Sbuffando mi lasciai andare sul materasso, facendogli capire che non ero del tutto una minaccia se entravano e mi lasciavano un po' libera, non me ne sarei andata come una cretina mettendo a rischio tutto, preferivo farmeli "amici" che nemici!
«Posso almeno aprire le finestre?» domandai sbuffando con la faccia immersa nei cuscini.
«Ovvio che no!» rispose indignato.
«E allora io non smetterò di parlare» sospirai mettendomi meglio sul letto.
Lo sentii sbuffare a sua volta, probabilmente spostando il peso del corpo su di una gamba.
«...Quando ero piccola mia madre mi riempiva di cibo...» sghignazzai, iniziando un nuovo racconto «... solo per farmi stare zitta...Ero così cicciona da bambina che spesso mio padre mi lanciava in aria come una palletta» continuai a sorridere «....Con la mamma non avevo un bellissimo rapporto, spesso e volentieri litigavamo...mentre con papà ero sempre d'accordo e spesso uscivamo insieme la domenica, facendo pic-nic insieme» un sorriso amaro si presentò sulle mie labbra «...Quando la mamma morì cambiò tutto. Ci trasferimmo in città e tutto quello che mi rimase di mia madre fu un ciondolino, il resto andò in beneficenza. Per quel gesto odiai mio padre per degli anni, non accettavo il fatto che volesse a tutti i costi liberarsi della mamma, senza nemmeno avere dei ripensamenti a riguardo. Credevo seriamente che volesse sposarsi di nuovo, buttando all'aria l'intera famiglia...» dissi con abbastanza leggerezza nella voce.
«Pensi che raccontandomi certe cose mi possa addolcire!?»sputò rabbioso e risoluto il tizio che ancora era in piedi ai piedi del letto.
«No, ma questa storia non la sa nessuno...Tranne papà e i miei quattro fratelli» sorrisi al ricordo di quei quattro caterpillar sempre pompati al massimo che si litigavano gli ultimi due muffin.
«Comunque non cambia il fatto che devi seriamente iniziare a stare zitta! Dai sui nervi!» concluse iniziando ad andarsene.
Mi alzai di corsa raggiungendolo, ma lui, credendo che volessi scappare, mi bloccò.
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Too Late || Harry Styles
Fanfic"Ognuno ha il proprio passato chiuso dentro di sé come le pagine di un libro imparato a memoria e di cui gli amici possono solo leggere il titolo" Virginia Woolf