(Estratto del libro)
Io e Peeta ricominciamo a crescere insieme. Ci sono ancora momenti in cui lui afferra lo schienale di una sedia e aspetta finché i flashback non sono finiti. Io mi risveglio urlando da incubi di ibridi e bambini perduti, ma le sue braccia sono li a darmi conforto e in seguito le sue labbra. La notte in cui provo di nuovo quella sensazione, la fame che mi aveva assalito sulla spiaggia, so che tutto questo sarebbe accaduto comunque. Che quello di cui ho bisogno per sopravvivere non è il fuoco di Gale, acceso di odio e di rabbia . Ho abbastanza fuoco di mio. Quello di cui ho bisogno é il dente di leone che cresce a primavera. Il giallo brillante che significa rinascita anziché distruzione. La promessa di una vita che continua, per quanto gravi siano le perdite che abbiamo subito. Di una vita che può essere ancora bella. E solo Peeta é in grado di darmi questo.
Cosi, quando sussurra: - Tu mi ami. VERO O FALSO?- io gli rispondo -VERO-.(Inventato)
Dal bacio che mi lascia delicatamente sulla fronte capisco che sta sorridendo, immagino un sorriso accennato, uno di quelli belli che arriva fino agli occhi ma che non mette in mostra i denti, quel tipo di sorriso che si fa quando si pensa di star sognando e che non ci sia niente di reale, un sorriso sincero e innocente, di quelli che vanno goduti prima che il sogno svanisca.
Non sono una ragazza romantica, non lo sono mai stata e non me n'è mai importato, ma quel sorriso che penso stia mostrando adesso, per me è tutto. Quel sorriso innocente che assume quando non ci si aspetta un gesto d'amore o d'amicizia, simile a quello di un bambino, e quel luccichio che appare sempre nei suoi occhi, quasi come se avesse visto la luna abbracciare il sole senza scottarsi. Quei suoi occhi poi... quei suoi bellissimi occhi azzurri, così simili ad altri che ho già visto ma allo stesso tempo unici a modo loro, che ti calamitano al loro cospetto senza però farti perdere, in grado invece di tranquillizzarti, ti cullano verso un sogno ad occhi aperti, verso un posto lontano dove lui è semplicemente lui e io sono semplicemente io, e nulla è più importante di questo. Dio, quanto avrei voluto perdermici prima e affondarci con tutta l'anima, quando non sapevo che fare e mi sentivo spezzata, sarebbero stati la mia ancora e io non lo sapevo. Abbiamo vissuto così tanto insieme ma in realtà non abbiamo vissuto affatto, ci siamo persi ogni cosa della vita dell'altro e ci sono vuoti e lacune che sembrano incolmabili, eppure quando lo guardo è come se lo conoscessi da sempre, lui, il mio unico punto d'incontro con il mondo, l'unico elemento che mi mantiene ancorata a questa realtà che a guardarla mi da solo un grande senso di tristezza. E mi rendo conto che questo mondo non è abbastanza, non per lui, non per un ragazzo che ha vissuto così tante atrocità prima ancora di ricevere un premio per la bella persona che è. Sono cresciuta con Gale, un ragazzo gentile senz'altro, ma così diverso dal mio ragazzo del pane, troppo ostinato e pronto a ribellarsi a ciò che non rispecchia le sue volontà, non molto diverso da me in effetti. Ma Peeta ha quell'aura da bambino che spero lo accompagni sempre, quella fanciullezza e dolcezza che credo di non aver mai visto dentro nessuno. Gale è sempre stato troppo conforme a come il mondo è diventato, un abitante ideale di questa realtà, lui invece, che in questo momento sto guardando senza capitarmi che sia ancora qui e non mi abbia rimproverato per i miei pensieri, sembra quasi fuori posto. Ma egoisticamente sono contenta che non ci sia altro luogo dove voglia scappare, perché se lui trovasse la sua strada altrove, sono sicura che io non mi sentirei più io.Ripenso a tutto ciò che abbiamo subito e che abbiamo vissuto e credo che dopo tutto ciò che è successo sia ingiusto che io, la causa di tutto, la fiamma della ribellione, sia qui mentre altre persone molto più meritevoli e innocenti di me siano dovute morire. Ripenso a Prim la mia adorata paperella, alla sua camicia che faceva capolino fuori dalla gonna il giorno della mietitura , ripenso alle sue treccioline bionde, alle sue mani da guaritrice delicate e sottili, così simili a quelle di mia mamma e alla sua paura prima dell'estrazione del nome, poi ripenso però alla sua determinazione di fare qualcosa di giusto, di diventare una guaritrice per aiutare gli altri e al suo immenso altruismo e non mi capacito che se pur così piccola abbia dovuto affrontare così tanto. Purtroppo però, mi rendo conto che pensare a lei per ora fa troppo male e ho bisogno di pensare ad altro prima di perdermi in un fiume di lacrime, spero che un giorno mi verrà più facile, perché vorrei davvero pensare a lei così intensamente senza abbandonarmi alle mie fragilità, spero sia solo questione di tempo. Così rialzo il mio sguardo su Peeta per cercare conforto nella sua anima e nel suo sorriso ma quando lo guardo, con piacevole sorpresa, noto che si é addormentato mentre un leggero sorriso alleggia ancora sul suo viso, come se fosse l'ombra del precedente, e anche se non mi sarebbero dispiaciute poche parole o gesti di conforto, decido che va bene così e cerco di rilassarmi a mia volta, mi infilo ancora di più sotto le coperte calde e soffici del mio letto, e poggiandomi contro il petto di Peeta, mi addormento.
Al mio risveglio però Peeta non è più accanto a me, e il senso di vuoto e sconforto che provo non mi rassicura per niente. Mi alzo, ormai del tutto sveglia e nonostante io senta un gelo avvolgermi inizio a chiamarlo, giro tutta la casa, ma nessuna risposta, niente. Alla fine però lo trovo in uno sgabuzzino, è nell'angolo e girato verso il muro, sto per chiamarlo nuovamente quando lo vedo accasciarsi a terra con un coltello infilzato nello stomaco fino al manico, l'urlo che squarcia il silenzio non sembra del tutto umano e mi rendo conto di essere stata io solo quanto le mani, dettate da un gesto automatico, toccano la gola e la sentono debole. Accorro al suo fianco, premendo due dita sul collo, ma non sento niente, gli occhi spalancati ormai senza vita, mi terrorizzano, l'intera immagine mi ghiaccia sul posto, vorrei urlare di nuovo come prima, ma sta volta non sento niente fendere l'aria e capisco di non riuscire a fare più neanche quello. Le mie ginocchia cedono e il legno sotto di me scricchiola. Possibile che anche sta volta io non sia riuscita a fare niente? Possibile che io non ci sia riuscita neanche per lui, neanche per Peeta? le lacrime sorgano fuori senza controllo e realizzare di essere davvero sola, di averlo perso per sempre è totalitaria, una parte di me mi consiglia di recuperare il coltello che ha usato come arma mentale, chiudergli gli occhi per dargli pace e poi emettere la sua stessa sentenza. Sto per realizzare questa volontà, ma mi blocco appena sento qualcuno gridare il mio nome...
-Katniss! Svegliati!-
Urlo di nuovo perché mi sembrava così familiare quel suono e riapro gli occhi, ma stavolta sono ancora a letto e Peeta é accanto a me a fissarmi. Ancora una volta, era solo un incubo.
Mi guarda triste, ma non appena nota che mi sono ripresa, mi stringe forte a se. Mi sento in colpa per tutte le volte che si sveglia a causa mia e deve consolarmi dai miei brutti sogni, ma per ora cerco solo di godermi il suo calore e la sua presenza e così facendo ci riaddormentiamo entrambi.
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Hunger Games: A New Start
FanfictionScrivo questo continuo della saga di Hunger games per gli appassionati che, come me, vorrebbero che la storia continuasse all'infinito. Questa storia parla di ciò che immagino sia successo dopo quel fatidico "vero" che ha lasciato noi lettori in so...