La giornata di ieri si è conclusa in fretta, abbiamo dormito più del solito nonostante la posizione scomoda sul divano e poi abbiamo mangiato con Haymitch, a detta sua non ci sono novità dalla capitale e nessun evento degno di nota. Nel pomeriggio lo abbiamo aiutato a mettere a posto casa sua, dato che lui non si degna neanche di mettere le stoviglie sporche nel lavello, tanto meno lavarle. Subito dopo ho portato un mio scatolone a casa di Peeta.
Mi sono ormai stabilita qui, almeno per un po', mi sono resa conto che non riesco più a stare da sola, che non voglio più stare da sola. Rinchiusa in una casa troppo grande per una sola persona e che mi ricorda continuamente coloro che non sono più con me, non riuscirei a superare le giornate, a resistere. Con Peeta invece è diverso, anche se siamo solo io e lui, so che di qualunque cosa io abbia bisogno o qualsiasi cosa succeda, lui è al mio fianco e non dall'altra parte della strada, in una casa vuota e silenziosa tanto quanto lo è la mia.
Sono già due giorni che rimango qui a dormire e in un accordo muto abbiamo deciso che non vogliamo separarci, non avrebbe senso arrivati a questo punto. Mi sono già procurata il necessario, ho preso i vestiti, le lozioni di mamma, la cornice di papà insieme alla giacca, l'arco e le mie frecce e qualche effetto personale giusto per non gravare ancora su Peeta. Ho deciso persino di portarmi dietro il gatto di Prim, che per quanto non lo sopporti era l'unica anima di compagnia in quell'abitacolo. Peeta mi ha gentilmente fatto spazio nell'armadio e in bagno senza doverglielo chiedere, forse anche lui ha lo stesso bisogno mio di avere qualcuno accanto per condividerne quotidianamente incubi e minacce.
Sono sveglia da un po', ho visto l'alba sorgere e per quanto io mi stia pentendo di aver rinunciato a riaddormentarmi e riposare ancora un po', il potermi incantare a guardare la natura riprendere vita all'arrivo di questa nuova alba e il viso rilassato e sorridente di Peeta sul cuscino, illuminato ogni tanto da qualche raggio di luce che fende le tende della finestra, mi ha fatto ricredere piacevolmente e quasi svengo nel rendermi conto che vorrei avere questo tipo di risveglio ogni giorno. Senza per forza dover urlare di paura subito dopo un incubo o preoccuparmi di correre dietro a lui durante un suo attacco improvviso. Vorrei stringermi a lui per vedere se le sue braccia sono ancora calde e confortanti così come lo erano la sera prima o se il giorno si è portato anche quella sensazione con sé, insieme all'oscurità. Per paura di svegliarlo e rovinare qualsiasi magnifico sogno lui stia facendo in questo momento però decido di restare ferma così, su un fianco, con lo sguardo verso la finestra. Ma ogni tanto cedo, girando leggermente la testa vero Peeta per assicurarmi che sia ancora lì dove l'ho visto l'ultima volta e con quell'espressione beata. E mi ritrovo ancora una volta persa ad osservarlo. Le labbra piene al punto giusto e leggermente rosate sono piegate in un sorriso accennato che gli da un'aria più leggera e innocente, gli occhi sono chiusi e le ciglia chiare li contornano perfettamente, la fronte è distesa, al contrario del solito e le sopracciglia non sono contratte in qualche espressione in particolare, ma sono rilassate sugli occhi. Qualche ciuffo dorato gli ricade sulla fronte, segno che i capelli stanno crescendo in fretta; anche lui è posizionato su un fianco come me e ha una mano sotto il cuscino quasi a sorreggerli il viso, mentre l'altra è più vicina a me, sul materasso. Sono quasi certa che mi abbia stretto con quella stanotte e forse l'ha allontanata dopo qualche ora, ma mai troppo da farmi sentire sola.
Dopo esserci svegliati ieri, non abbiamo più riaperto il discorso del mio incubo o del suo attacco e ne sono felice, spero di ritardare quella conversazione ancora per un po'. Sono molto tentata di alzarmi e andarmi a godere il calore del sole già alto, nella foresta, magari sulla riva del lago che usavo visitare con mio padre. Possibile però che Peeta possa avere un altro attacco, com'è successo ieri? Spero di no, ma la tentazione è davvero alta. Decido di alzarmi e lasciargli un biglietto per qualsiasi evenienza. Mi vesto in silenzio e velocemente per sentire meno il freddo della mattinata e poi dopo avergli sistemato le coperte addosso e aver recuperato un pezzo di carta su cui ho scritto:
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Hunger Games: A New Start
Fiksi PenggemarScrivo questo continuo della saga di Hunger games per gli appassionati che, come me, vorrebbero che la storia continuasse all'infinito. Questa storia parla di ciò che immagino sia successo dopo quel fatidico "vero" che ha lasciato noi lettori in so...