Pov Katniss
È passata una settimana da quella sera. Da quell'incubo agghiacciante che mi ha portato a dubitare di Peeta, di me stessa e di noi.
Quella sera in cui nonostante il gelo rinchiudesse i miei occhi glaciali e il dolore affuscasse le sue pozze nere, qualcosa di più forte legava la mia anima alla sua. Stavo per morire per mano sua, è vero, purtroppo è una realtà che non posso negare e tanto meno cancellare, ma nessun dolore fisico impostomi da lui può essere paragonabile al vuoto doloroso che la sua assenza stava scavando lentamente dentro di me.
Quella notte con quel primo abbraccio, il primo di molti, mi sono sentita rinata, e non importavano più i tuoni fuori da quella stanza, non avevano senso i brontolii languidi del mio stomaco che non mangiava da mesi, anche gli occhi gonfi, irritati e stanchi per le troppe lacrime divennero futili, bastava un contatto per ribaltare l'ordine delle cose su una classifica di importanza. In un solo attimo eterno, la sua anima sembrava legata alla mia, in quel piccolo ma confortevole spazio dove l'aria sembrava essere piena solo di noi, non importava nulla.Ed è passata una settimana da quel giorno, un settimana che è andata avanti strisciando, dove le lancette sembravano troppo pesanti, quasi attanagliate da troppi massi, da troppe paure, per muoversi ad una velocità costante e normale. Una settimana piena di abitudini ,di normalità. Dove quando eravamo soli ci sentivamo spezzati ma confortati dall'idea dell'amore che ci avrebbe colti anche troppo preparati solo poche ora dopo.
Siamo così noi, due persone che si amano pur essendo pronte a distruggerci l'un l'altra un minuto dopo. Ogni mattino per sette lunghi giorni sembrava un nuovo inizio, dove il dolore e la paura affrontate il giorno prima erano inesistenti e poco importanti agli occhi dell'amore che persisteva attraversando muri di ghiaccio e tempeste. Ognuno di noi si ritrovava negli occhi dell'altro quando si sentiva perso fra le sue cicatrici, anche io credevo di annegare in mezzo alle mie onde per poi finire sulle rocce frastagliate dei miei tormenti, ma lui invece di essere il piombo che mi portava giù a morte certa, era la zattera, pronta a raccogliermi come un pesce che nuota in mezzo alla corrente, per portarmi in salvo e non su una scogliera pronta a trafiggermi ma su una battigia di sabbia rovente e morbida sotto il mio tatto, pronta ad accarezzarti come solo le sue mani sanno fare, con quella delicatezza innata che potrebbe farmi sciogliere, quasi come se io fossi troppo fragile per sopportare una carezza più impetuosa, come se fossi pronta a spezzarmi sotto il suo tocco. Non lo sono Peeta. Non potrò mai disintegrarmi sotto quel tuo sguardo ambrato che mi fa sentire avvolta dal miele. Potrai rompermi, spezzarmi, ferirmi o uccidermi e io potrei fare lo stesso con te, ma dopo tanto tempo ho Capito, forse una volta per tutte, che quelle cicatrici, quegli squarci non servono a far uscire il nostro sangue, o farci provare dolore, ma a liberare quel sentimento che entrambi abbiamo represso per tanto, troppo tempo e che ora tenta di sgorgare da qualsiasi punto.Ti ho spezzato
Mi hai spezzatoMa ci siamo ricostruiti a vicenda e forse abbiamo sbagliato ma un pezzo che non sapevamo dove collocare bene ce lo siamo scambiato perché nell'insieme dei pezzi dell'altro sembrava più a proprio agio. E sappi che quel pezzo che il mio corpo preserva in una maniera gelosa è al centro di me, in mezzo ai miei pensieri e sentimenti e non potrebbe avere residenza migliore.
Forse ti ucciderò
Forse mi uccideraiMa sono sicura che alla morte del corpo, le nostre anime saranno più libere di legarsi l'una all'altra.
Lo so non so mai stata brava con le parole e tanto meno con i sentimenti ma quando si tratta di lui non ne ho bisogno perché i suoi occhi, conoscono a memoria i miei e non gli occorre sentirmi parlare per capire che ciò che sento è esattamente uguale a ciò che sente lui.
Non ho mai creduto nell'amore, nel principe che ti viene a prendere sul suo cavallo bianco e ti porta in salvo.
Ma lui è stato il mio, sotto forma di panettiere, e veniva a piedi o in treno, poteva anche arrivare in bici e non sarebbe cambiato nulla. Anche lui non ha mai creduto di essere l'eroe che mi avrebbe portata in salvo ma sta di fatto che io della salvezza me ne sono sempre fregata. Perché ho vissuto sempre nella paura, nel terrore e sapevo che la salvezza non l'avrei mai vista, forse quando ho incontrato lui ci ho sperato ma quando invece di salvarmi si è tuffato nel terrore insieme a me, non potei chiedere di meglio. Della sicurezza me ne sono fregata perché avvolta dalle sue braccia potevamo trovarci anche su un campo minato e io mi sarei sentita comunque salva.
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Hunger Games: A New Start
FanfictionScrivo questo continuo della saga di Hunger games per gli appassionati che, come me, vorrebbero che la storia continuasse all'infinito. Questa storia parla di ciò che immagino sia successo dopo quel fatidico "vero" che ha lasciato noi lettori in so...