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Il viaggio fu più breve di quanto si sarebbe aspettato, ma non a caso aveva messo il turbo alle pinne. Era stato via anche troppo a cercare di aiutare il suo amico Miska a riprendersi ciò che era suo e adesso non vedeva l'ora di incrociare i visi familiari che lo attendevano a casa. Soprattutto, sperava di rivedere la sua adorata Stefaniya. Gli sembrava passato un secolo dall'ultima volta che aveva ascoltato le sue dolci parole e aveva goduto del tocco delicato delle sue mani sul volto, e il solo pensiero che lei lo stesse aspettando gli metteva una strana smania addosso.

Con un guizzo ancora più rapido, lasciò una scia di bollicine alle sue spalle, sprintando in direzione del Fondale ormai tanto vicino da poterlo praticamente annusare. Da quando aveva attraversato il confine tra il Mar Baltico e il suo adorato Mare del Nord, una miriade di voci si era riversata nella sua testa, e il continuo vociferare della Colonia lo aveva accompagnato per tutto il resto del viaggio. Erano decenni che poteva avvertire ogni singolo membro della sua Famiglia e nonostante tutto quello che aveva potuto "udire" era ben felice di avvertirli nuovamente in modo così chiaro.

Dietro di lui, Angus si fece più vicino, ma nonostante la sua prestanza e l'allenamento, il cognato non riusciva a stare testa a testa con lui. Non a caso, era il Guardiano del Nord. Con un sorrisetto divertito ed eccitato al tempo stesso, Davin imboccò la grotta sottomarina dall'apparente sfondo cieco. Un occhio allenato all'oscurità invece avrebbe notato abbastanza bene l'apertura in basso, che faceva da sbocco al Fondale sottostante. La tiepida e confortante luce azzurra del Tempio li accolse con il suo flebile bagliore, ma sapeva che avvicinandosi sarebbe diventata una specie di faro sulla Colonia.

"Dryloyw, siamo a casa!"

Le voci nella sua mente si intensificarono e come un'onda anomala si abbatterono su di lui, riversandogli ogni genere di buon auspicio e di sollievo. Era bello sapere che tutti non vedevano l'ora che tornassero.

I denti aguzzi si incastrarono perfettamente tra di loro mentre il Guardiano sorrideva davanti a quella meravigliosa sensazione. I cinque tritoni dietro di lui sospirarono, felici di essere finalmente tornati a casa almeno quanto lo era lui, e Davin lanciò loro un messaggio.

"Andate pure a riposare. E' stata una dura battaglia."

Di tutti i guerrieri della Colonia, quei cinque erano gli unici rimasti anche dopo la sconfitta delle cecaelie insieme a lui nel Mare del Baltico. In realtà, era l'unico Guardiano rimasto fuori sede per più tempo di quanto ne sarebbe stato necessario. Tutti gli altri erano tornati quasi immediatamente ai loro regni sottomarini dopo essersi assicurati che non vi fosse più pericolo per Miska, lui invece aveva preferito prolungare la sua permanenza avendo notato la strana sfumatura del suo sorriso.

Aveva subito capito che c'entrava quella terrestre di nome Abigail, e per consolarlo e tirargli su il morale aveva deciso di delegare il comando della Colonia a Gilles, il suo fidato cognato francese, e prorogare quindi il suo rientro. Si era tenuto in stretto contatto con lui per ogni evenienza, ma fortunatamente non c'era stato nessun altro attacco infido da parte di quelle maledette streghe.

E fortunatamente per il suo amico, quella ragazza dal bel sorriso aveva scelto di tornare indietro e prendere la decisione più difficile della sua vita. Al suo posto non avrebbe potuto essere più felice e sentirsi più in colpa di così. Soprattutto considerate le strane circostanze in cui quella soluzione era stata partorita. Sghignazzò divertito a quel suo stesso pensiero: il gioco di parole gli era venuto spontaneo.

Con un cenno della testa congedò definitivamente i guerrieri intorno a lui e mentre rallentava ormai prossimo alla sua casa, li vide sfrecciare in direzione delle Fosse. Il suo Fondale era forse il più piccolo tra quelli distribuiti dal Grande Padre Poseidone, ma a lui stava bene così com'era. Soprattutto perché non avrebbe sopportato l'idea di dover dire a tante brave persone che la loro vita era appena terminata. Con il tempo ci si faceva l'abitudine, ma in ogni caso non invidiava affatto i Guardiani dell'Atlantico e del Mediterraneo. Loro erano forse tra quelli più indaffarati, anche se paradossalmente era il regno Pacifico ad essere tra i più popolosi. Forse perché Taree e il suo predecessore avevano saputo infondere la giusta sicurezza nei membri della loro Colonia, convincendoli a restare piuttosto che a nuotare verso la superficie per porre fine alle proprie sofferenze in modo definitivo. Cosa che non si poteva di certo dire per il Guardiano dell'Artico. Quella Xantical con i suoi modi burberi e la palese ostilità verso il genere maschile era riuscita a far ricredere più di un tritone sulla sua decisione.. ma quelli non erano affari suoi.

Non appena mise la pinna nel Tempio, la figura statuaria di Gilles gli venne incontro. Davin sorrise al cognato e senza alcun indugio si buttò tra le sue braccia, battendogli colpi confortanti sull'ampia schiena squamata. Anche l'altro contaccambiò il gesto e subito dopo i due si scostarono per fissarsi in un'attenta analisi clinica.

"Sono felice che sia andato tutto bene"

"Sì, anche io! Non potrebbero essere più felici! E questo bambino in arrivo.. un miracolo di Poseidone! Quasi non riesco a credere che sia stato possibile! Sono così curioso di vedere quando nascerà! Non è mai successo prima!!"

Il cognato lo fissò stralunato da tutte quelle chiacchiere entusiaste, con un chiaro sopracciglio inarcato, e il Guardiano capì di aver fatto una gaffe.

"Ma tu ovviamente ti riferivi al viaggio! Nessun problema, Gilly! Puoi stare tranquillo!"

L'altro sospirò mentalmente, probabilmente già stanco di tutto quel ciarlare o magari proprio di quel compito che gli aveva affidato, e subito dopo gli mise le mani sulle spalle, quasi facendole sparire dietro i palmi callosi di guerriero.

"Sono contento che tu stia bene e sia di così buon umore. Non mi sento affatto in colpa a lasciarti nuovamente le redini della Colonia. Non ti invidio neanche un po'.." disse ammiccando mestamente, prima di dirigersi verso l'ingresso del Tempio.

Davin si voltò a fissarlo e sbattè le palpebre con fare curioso mentre la coda celeste del cognato svaniva seguita dalla solita scia di bollicine.

Fluttuando verso la vasca di sabbia adibita a letto, Davin sospirò e si lasciò galleggiare fino a sfiorare i finissimi granuli bianchi. Era una sensazione piacevole dopo quel lungo viaggio senza soste. Per un attimo, tutte le voci nella sua testa sparirono e lui chiuse gli occhi alla ricerca di quell'unica presenza che sapeva rendere anche quel buio periodo più luminoso del tridente di Poseidone. Per quanta confusione ci fosse sempre nella sua mente, per quanto oscuri e deprimenti potessero divenire i suoi pensieri, c'erano sempre quella voce, quel volto e quella dolcezza a rischiarare l'oblio e a farlo tornare a sorridere. E così accadde anche quella volta.

Sdraiato bellamente sul suo giaciglio di rena, Davin si perse alla ricerca della mente di Stefaniya, la dolce sirena dai lunghi capelli biondi e la melodiosa voce da soprano. Il suo canto gli mancava. Gli mancava il modo in cui poteva descriverle ogni cosa, il modo curioso con cui alzava le sopracciglia quando lui glielo spiegava e il sorriso estatico di chi nonostante non possa vedere fisicamente, riesca comunque a farlo nella propria mente. A volte gli sembrava addirittura di poter scorgere lui stesso le immagini che le si formavano in testa. Era una sensazione assai strana e sconvolgente, persino per lui che viveva là sotto da più di quattrocento anni ed era Guardiano da più di centocinquanta. Forse era proprio questo che lo faceva sentire così vicino a quella ragazza.. no! Non ragazza. Non lo era. Era una una Sirena. Una splendida, matura e al contempo vulnerabile sirena. Ed era unica..

Con un sospiro mentale si concentrò sulle note che sentiva spargersi nell'acqua fino a lui, consapevole che per quanto amore potesse provare non avrebbe mai trovato il coraggio di confessarsi a quella creatura meravigliosa. Era il Guardiano, ma non era di certo un Dio. E anche se lo fosse stato, non si sarebbe mai concesso di sacrificare la loro amicizia per un sentimento non ricambiato. Men che meno si sarebbe permesso di imporsi su di lei e sui suoi sentimenti. Preferiva continuare a starle vicino, ad ascoltarla e osservarla, a condividere con lei la meraviglia di ogni cosa potesse metterle davanti agli occhi della mente. Mai avrebbe voluto perderla a causa del suo egoismo.

Convinto di questo, Davin si alzò improvvisamente dal suo giaciglio e seguendo l'istinto si diresse dove sentiva che Stefaniya si trovava, in compagnia di sua sorella Áine. Sentiva perfettamente le loro voci mescolarsi, ma per quanto la piccola si sforzasse di restare dietro alle note delicate della bionda, non aveva alcuna speranza di poter un giorno anche solo avvicinarsi alla sua perfezione. Neanche con tutta l'eternità davanti a sé per migliorare. Con l'ennesimo sorriso a colorargli l'espressione furbetta, il Guardiano del Mare del Nord si lanciò nella sua ennesima scampagnata, sempre più smanioso di rivedere con i propri occhi la sirena che teneva in ostaggio il suo cuore da più di un secolo a quella parte.

Ocean's Song - La Canzone del MareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora