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Con un movimento di soprassalto, Stefaniya si catapultò bruscamente a sedere, cercando di respirare e ritrovandosi preda dell'abisso. La luce intensa del Tempio le carezzò il volto ma lei continuò a dimenarsi nel tentativo di comprendere cosa stesse accadendo, vittima fresca del suo incubo. Il buio che da tutta una vita la accompagnava non la aiutò a calmarsi e tuttavia cercare di raggomitolarsi per scampare al terrore la riportò alla realtà di quel secolo e mezzo. Le mani si posarono sulle braccia e i polpastrelli le riportarono la liscia composizione delle squame e delle creste sugli avambracci; lentamente, le dita si dilungarono fino alla coda pinnata, percorrendo ogni minima venatura e solco, risalendo infine verso le branchie ai lati del collo, poi a quei denti appuntiti e pericolosi e ai capelli crespi e fluttuanti. Finalmente serena e padrona di sé, Stefaniya sospirò rilasciando una miriade di bollicine nello spazio davanti a lei, ma nonostante questo non riuscì a convincersi a tornare a sdraiarsi in quella Fossa. Le parole della ragazza le risuonavano nella mente come se fossero state appena pronunciate e la sirena si diede una spinta, cercando di ergersi e far sparire la buca di sabbia e fango che rappresentava il suo letto.

Senza sapere neanche lei dove andare, iniziò a dirigersi pigramente e attentamente verso la luce del Tempio. Non voleva disturbare Davin, non voleva in alcun modo dargli pensiero, soprattutto dopo l'importante decisione che aveva preso, e tuttavia non aveva la benché minima idea di dove altro nuotare. Anche se conosceva piuttosto bene il Fondale non si era mai ritrovata così sola come quella notte, e tentare di riconoscere ogni granello e ogni roccia le risultava difficile senza le voci dei suoi amici che le risuonavano in testa. Quel silenzio di tomba le metteva una pessima sensazione addosso eppure non avrebbe voluto in alcun modo che qualcun'altro fosse testimone del suo inquieto vagabondare.

Giunta in prossimità di quella luce così familiare, Stefaniya si accoccolò sul tetto del tempio, cercando di fare attenzione e non distruggere il delicato equilibrio di quelle macerie tartassate dalle intemperie. Le dita incerte cercarono l'origine della luce e del calore e quando finalmente sfiorarono la gemma, ne percorse tutte le lisce sfaccettature con curiosità. Nonostante si trovasse in fondo agli abissi da secoli, quella pietra non aveva subìto il benché minimo danno da parte del mare, come se ne facesse parte lei stessa o ne contenesse una parte al suo interno. Le pareva quasi di poterne avvertire l'anima mentre la carezzava e si sporse addirittura per poggiare quello che avrebbe dovuto essere l'orecchio privo di padiglione sulla superficie cristallina.

Un attimo prima di poter carpire qualunque segreto vi fosse contenuto, una mano si posò sulla sua spalla e la sirena sobbalzò scostandosi dalla luce e dal suo contenitore apparentemente fragile.

"Chi c'è?"

"Cosa fai quassù da sola?"

"Iestyn? Sei tu?"

"Sì, certo."

Stefaniya si irrigidì per un secondo, poi sospirò allentando la tensione e sorrise al tritone con fare cordiale.

"Ho avuto un incubo. Avevo bisogno di schiarirmi le idee..." spiegò avvertendo quel piccolo peso ricominciare a premerle addosso. "Tu come mai sei sveglio a quest'ora?"

Il silenzio che calò le fece intuire che il ragazzo doveva essere in imbarazzo, ma subito dopo lo sentì mentre si sedeva a sua volta accanto a lei sul tetto del Tempio.

"Soffro di insonnia. Ne ho sempre sofferto... anche prima."

Stefaniya annuì e cercò con un gesto gentile di porre la sua mano su quella del tritone. Non poteva vederlo, ma immaginava che non fosse facile per lui parlarne. In realtà, sapeva ben poco di lui e della sua vita in superficie, e questo anche perché era proprio il ragazzo a non farne mai accenno.

Ocean's Song - La Canzone del MareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora