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Le ore trascorrevano più lente di una corrente ristagnante ed erano rese ancora più angosciose dal continuo lamentarsi di Iestyn. La sua autocommiserazione la stava sfinendo e Stefaniya era sicura che se non fosse stata legata probabilmente avrebbe già strangolato il tritone accanto a lei.

Non aveva la più pallida idea di quanto tempo fosse passato da quando Davin le aveva promesso che sarebbe venuto a portarli via, ma non intendeva aspettare ancora il suo intervento senza tentare almeno una fuga.

"Iestyn. Sta' zitto e dammi una mano." disse quindi al tritone con tono fermo.

"Che... che vuoi fare?" chiese lui titubante con quel tono da ragazzino imberbe che di certo gli apparteneva di più di quello da uomo maturo.

"Ho bisogno di sapere dove ci troviamo, con quante cecaelie abbiamo a che fare e quali armi possiamo ottenere."

"Armi? Vuoi forse combatterle da sola? Sei matta? Non ce la faremo mai!"

Stefaniya strinse le labbra e cercò di indirizzare il suo sguardo vuoto sul ragazzo.

"Ascoltami bene. Non intendo lasciare che Davin si infili qui dentro e rischi la vita per me. So che siamo in uno spazio angusto e so che se dovesse riuscire ad arrivare fin dentro questa grotta potrebbe non uscirne. Perciò adesso tu mi aiuterai a liberarmi e insieme ce ne andremo di qui per dare un po' di vantaggio al nostro Guardiano e a coloro che stanno venendo a salvarci."

Il silenzio all'altro capo della mente le fece temere che il tritone si fosse troppo spaventato per darle una mano e la sirena strinse i pugni legati insieme dietro quello che sembrava un palo improvvisato.

"Iestyn?"

"C'è... c'è soltanto una cecaelia a badarci. Le altre sono fuori a battere la zona." iniziò il tritone inaspettatamente. "Ci hanno bloccati contro un paio di alberi. Non... non siamo in una grotta... ma in una qualche nave affondata."

Ecco perché riusciva ad avvertire così chiaramente la corrente e al tempo stesso le sembrava trattenuta. Si spiegava anche come avessero fatto le cecaelie a trovare due assi a cui legarli. Con la mascella contratta, Stefaniya annuì verso Iestyn, invitandolo a continuare nella descrizione di quel luogo che assumeva mano a mano sempre maggiori dettagli nella sua mente.

"Il ponte è crollato... perciò siamo sottocoperta... Ci sono ancora dei cannoni, ma non credo... non credo saranno utili..." balbettava sempre meno, ma al contempo ogni volta che non riusciva a scorgere qualcosa che potesse aiutarli sembrava che il panico riaffiorasse con maggior impeto.

"Probabilmente no. Vedi qualche spada?"

"S... spada? Vuoi forse prenderle a sciabolate? Hanno sei dannatissimi tentacoli! E tu sei cieca!"

La voce del tritone si fece mano a mano più acuta a ogni frase e Stefaniya strinse i denti lanciandogli quella che avrebbe dovuto essere un'occhiata di rimprovero.

"Sarò anche cieca ma almeno vedo più possibilità di te di fuggire." sibilò infine verso il giovane.

Lui si rintanò in un silenzio imbarazzato e rendendosi conto che così non le sarebbe stato di alcun ausilio, la bionda fece un sospiro mentale cercando di calmare il nervosismo.

"Scusami. Non volevo essere sgarbata."

"Tu... non dovresti scusarti." ammise infine Iestyn con tono amaro. "Io ti invidio, Stefaniya."

"Tu invidi me?" domandò lei sorpresa.

"Sì. Nonostante tutto quello che ti è capitato e nonostante le tue... difficoltà... tu riesci sempre a migliorare la situazione. Forse è per questo che Davin ti guarda come se fossi la cosa più unica e preziosa al mondo."

Ocean's Song - La Canzone del MareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora